Palermo – Montante parla di un piano industriale dell’Eni che forse in questo momento è a lui noto nei dettagli ma non lo è al sindacato che ha solo avuto annunciato dismissioni e per questo ha rotto le trattative. E usa questo argomento mettendo avanti pregiudizi e pregiudiziali nei confronti di chi giustamente ha avviato una battaglia per il mantenimento dei siti siciliani: i lavoratori, il sindacato, le istituzioni, la Chiesa. Lo dice il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro, a proposito delle affermazioni del presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, sulla vertenza Eni, in un’intervista a un quotidiano locale. I piani industriali – aggiunge Pagliaro replicando a Montante – non vanno letti tra le righe, ma devono contenere impegni certi su cui trattare, solo a queste condizioni il sindacato dà la sua disponibilità.
Pagliaro rileva che Montante mette assieme due argomenti: dice che Eni vuole investire per rilanciare i siti siciliani e questo a noi non è dato sapere. Parla poi dell’eccesso di burocrazia, del problema delle autorizzazioni, di un’attitudine siciliana a non anticipare i cambiamenti, individuando in questi problemi un freno agli investimenti privati, che puntano in genere su realtà attrattive. Voglio sottolineare che su questi temi non solo ci troviamo d’accordo ma sono parte consistente delle battaglie del sindacato. Quello che certamente non comprendiamo – continua Pagliaro – è l’invito a un atteggiamento più morbido da parte di Montante nel momento in cui si prospetta la chiusura di importanti impianti industriali.
Pagliaro chiede: Perché così si spaventerebbe chi vuole investire qui? Forse – sottolinea il segretario della Cgil – si sarebbe fatto meglio a mettere prima paletti precisi con le aziende, anche da parte delle istituzioni, su investimenti, livelli occupazionali e ambiente. Tutto questo- sostiene- non significa che in Sicilia l’amministrazione fa il suo dovere, i passi da fare per mettere le aziende in condizione di investire senza problemi o paure sono infatti ancora tanti. Se oggi – conclude Pagliaro – anche le aziende dello Stato come l’Eni scappano dalla Sicilia senza nessuna esitazione, tutti siamo chiamati a interrogarci e a lavorare per rimuovere gli ostacoli, che sono ostacoli allo sviluppo.