Palermo – Nella suggestiva cornice del Castello a Mare è stato presentato il libro Tutta colpa di Mike scritto da Edmondo Conti, autore e produttore esecutivo Endemol Italia, in collaborazione con Nicolò Bongiorno ed edito da Ladolfi.
Un libro che desidera realizzare un approfondimento di 30 anni di storia della televisione raccontata non come in un manuale sui mass media, che potrebbe risultare di difficile lettura ai non addetti ai lavori, ma in maniera semplice e leggera per abbracciare target di diversa natura: appassionati di comunicazione; giovani incuriositi da un fenomeno mediatico come Mike che ha saputo sempre attualizzarsi nel linguaggio; adulti nostalgici di una grande televisione, quella degli anni ’80; storici ed esperti di mass media che ripercorrono, attraverso testimonianze presenti nel libro, un percorso di storia della comunicazione.
Edmondo Conti, con l’ausilio del figlio di Mike, Nicolò, ricorda l’indimenticabile signore della televisione italiana. Un uomo sempre gentile, cortese che a volte nella sua semplicità cadeva in delle piccole gaffe che inducevano lo spettatore all’ilarità ma che mai sconfinavano nella volgarità e che sono rimaste scolpite nei ricordi dei tanti suoi fan. Un uomo coraggioso e carico di iniziativa che si è messo in gioco a 50 anni sperimentando gli inizi dell’emittenza televisiva privata quando ancora questa non era certamente ai livelli della televisione pubblica nazionale.
A mediare l’incontro la giornalista Milvia Averna, sempre impeccabile e puntuale nei suoi agganci tra un interlocutore e l’altro.
A rompere il ghiaccio il direttore del Giornale di Sicilia Giovanni Pepi che ha ricordato il periodo in cui con la sua famiglia si godevano la trasmissione di Mike Bongiorno, Lascia o raddoppia?: L’ho conosciuto prima per radio e poi per televisione, ricordo, e me lo fa venir in mente il libro, che ci riunivamo prima intorno alla radio a sentire Lascia o raddoppia che in casa era un evento che veniva addirittura preparato durante la settimana e a me veniva consentito di non mangiare a tavola e prendere un panino e di andare a letto più tardi perché dalla famiglia quella trasmissione era considerata istruttiva.
Ha voluto evidenziare come la lingua e il modo in cui si poneva nei confronti dei telespettatori nelle sue seguitissime trasmissioni e soprattutto attraverso il quiz creavano un’atmosfera di tensione che durava tutta la settimana successiva alla puntata, ha unito tutti gli italiani attraverso la sua lingua e tutti gli italiani riscoprivano il valore nazionale.
Sul libro Tutta colpa di Mike ha detto: In questo libro c’è la storia della televisione italiana raccontata con grande puntualità e con sicuro mestiere da uno che conosce i meccanismi delle trasmissioni, con un desiderio di verificare tutto da parte di Conti prima di andare in onda. Ci sono dei divertentissimi racconti delle gaffe di MB che costituiscono un valore aggiunto del libro.
Pepi evidenzia il fatto che Conti divida la storia della televisione in alcune fasi: 1) televisione ingessata degli anni ’50, monocanale, dove il linguaggio è molto formale, controllato, il conduttore aveva una certa sacralità e l’ospite trattato con solennità 2) la televisione privata di Berlusconi nella quale Conti riconosce un linguaggio nuovo con gaiezza di spettacoli ma anche con realizzazione di programmi di approfondimento per esempio con Montanelli e Bocca e, inoltre, questa rompe il monopolio di Stato creando una valida alternativa di scelta per lo spettatore. Infine, secondo il direttore Pepi, esiste una omologazione della televisione, tutti tendono a fare le stesse cose, con contenuti identici, anche se cambiano i contenitori, omologazione che porta inesorabilmente a una rappresentazione unica della realtà e la si ripropone attraverso servizi voluti e le interviste diventano una sorta di provocazione continua per affermare, nel momento stesso in sui si pone una domanda, una verità.
E’ stata poi la volta del Rettore dell’Università di Palermo, Roberto Lagalla, che ha voluto sottolineare l’importanza del contributo dato da Mike Bongiorno alla crescita dell’identità nazione utilizzando un linguaggio molto vicino a quello parlato: Vorrei partire da un’affermazione, citata nella parte finale libro di Conti, di Tullio De Mauro, famoso linguista italiano, il quale afferma: ”la Tv ha unito linguisticamente l’Italia conseguendo un obiettivo che la stessa scuola non era stata in condizione di raggiungere”. MB certamente ha portato, col suo modo voluto di piegare talvolta la lingua all’immediatezza della relazione, un contributo importante alla differenza tra la lingua scritta e quella parlata. Ma ha contribuito in maniera determinante, a mio avviso, a quel processo di crescita dell’identità nazionale del Paese.
Ha evidenziato come Mike sia riuscito a passare da una prima fase della televisione che era prettamente didattica a quella che invece diventava la televisione dell’informazione: Mike Bongiorno – ha detto – ha permesso il passaggio dalla fase didascalica a quella formativa della televisione per raggiungere una accresciuta capacità di lettura dei fenomeni del Paese talché i quiz di allora nascondevano una esigenza di cultura. Da una televisione della formazione si è passati poi a una televisione della informazione. Oggi però siamo di fronte alla degenerazione dell’informazione, siamo alla televisione stereotipale, dove vengono ripetuti stereotipi che non sono sempre l’interpretazione della realtà fattuale.
A seguire è intervenuto il prof. Gianfranco Marrone, ordinario di semiotica presso l’Università di Palermo, che ha messo in evidenza come ci sono due atti comunicativi tipici di Mike Bongiorno: 1) gaffe, che non è soltanto qualcosa che fa fare cattiva figura in un momento in cui era meglio non dirla e lo sostiene anche Eco che sostiene che MB ha elevato la gaffe a figura retorica. La gaffe è innanzitutto un momento di assoluta sincerità, che in qualche modo irride l’ipocrisia sociale, certo crea imbarazzo ma contemporaneamente tanto umorismo, ha il ruolo di trasgredire l’ordine sociale; 2) il tormentone: “Allegria”, “ahi ahi ahi signora Longari” che non ha importanza cosa significhi ma la gente si riconosce nel tormentone che crea delle forme di socialità.
E’ stata data poi data la paraola alla dott. Daniela Bernacchi, direttore generale Intervita, che ha descritto l’attività della associazione non governativa che dirige e dell’impegno di Nicolò Bongiorno nell’affiancarli nel loro progetto di abbattimento della dispersione scolastica nel quartiere di Borgo Vecchio a Palermo. E ha detto a tal proposito: Noi come organizzazione non governativa siamo nati nel ’99, lavoriamo in Asia, Africa e Sud America, in otto paesi compresa l’Italia, lavoriamo sui diritti dei bambini e delle mamme, su tematiche relative all’educazione perché consideriamo questo un veicolo per dare un futuro ai bambini in difficoltà. Perché Borgo Vecchio? Perché pur essendo un quartiere centrale di Palermo questo è ad alto rischio con un tasso di disoccupazione molto elevato, con grandissimo disagio sociale e dove nessuna organizzazione o associazione non governativa lavorava. Molte organizzazioni o associazioni si concentrano su quartieri che hanno più visibilità mediaticamente, come lo ZEN. Noi siamo voluti intervenite dove era presente un grande bisogno. E ha descritto metodo e organizzazione di lavoro: Abbiamo una rete nazionale, siamo presenti in cinque città, che lavora in collaborazione con le scuole, con le realtà del territorio, con i servizi sociali, con le famiglie e con i professori. L’obiettivo è portare i ragazzi a non vivere la scuola come realtà oppositiva, come una perdita di tempo, ma come un’opportunità per loro stessi, coinvolgendoli non solo in attività di laboratorio pomeridiane, ma in laboratori sul rispetto di genere, sul significato del bullismo e del senso di responsabilità, fare capire qual è il percorso che ci allontana dalla devianza per una integrazione sociale. Lavoriamo molto con il quartiere e anche con gli informali, edicolante, barista creando con loro rete.
Lo chef Natale Giunta ha voluto a questo punto esprimere il suo compiacimento nell’ospitare Conti, suo produttore de La prova del Cuoco, per la presentazione del libro presso i locali del Castello a Mare ed è stato così introdotto l’intervento successivo, quello, appunto, di Edmondo Conti.
Conti ha parlato della ragioni che lo hanno indotto a scrivere un libro dedicato al grande Mike e ha detto: Il motivo di fondo per cui ho scritto questo libro è stato una ragione di cuore. Mi sono innamorato della televisione perché l’ho vissuta negli anni ’80, quando ero un bambino di 8-9 anni e ho assistito a questo pionierismo di editori, imprenditori che hanno deciso di aprire nuove televisioni e di dare una scelta agli italiani di programmi diversi rispetto a quelli trasmessi dalla RAI. Ed era necessario dare il meglio per competere con la RAI e questo meglio è stato individuato da Silvio Berlusconi in MB che ha fatto qualcosa di molto coraggioso perché quando lui ha iniziato a dedicarsi alla televisione commerciale canale 5 si chiamava TeleMilano quindi diffusa solo a Milano e in qualche parte della Lombardia. Lui ha avuto voglia di sperimentare anche rischiando su qualcosa di non sicuro e sono rimasto talmente affascinato da quest’uomo di 50 anni che si lanciava in una nuova avventura che io nel mio piccolo ho provato a fare la stessa cosa, a inseguire un sogno e penso possa servire da esempio per i giovani che non vogliano lasciare le loro garanzie e certezze per inseguire un sogno. E sono rimasto talmente affascinato che ho deciso di raccontare questa avventura di Mike a quelli che l’hanno vissuta e ai più giovani che negli anni ‘80 non c’erano o erano troppo giovani.
Ha evidenziato come la televisione attuale abbia quasi completamente perso quel senso di gaiezza e serenità che infondeva quella di Mike e come i ragazzi di oggi abbiano bisogno di distrarsi con programmi sani e che consentano una pausa da ogni tipo di stress quotidiano: E’ vero che non si deve vivere di sola serenità o spensieratezza però oggi in televisione si parla sempre forse anche troppo di cronaca nera e anche in fasce orarie protette e i ragazzi così durante le loro pause non trovano nulla che li renda allegri o mezz’ora di spensieratezza. Una televisione che mi inquieta anche a 43 anni e credo che questo succeda ancora di più ai ragazzi. Spero di aver dato un contributo a chi si occupa di palinsesti per ritrovare un po’ di quella serenità e allegria che Mike ha sempre trasmesso.
Ha infine ricordato che: Una parte dei proventi delle vendite di questo libro andrà devoluto per i progetti della fondazione Mike Bongiorno, una fondazione che aiuta i giovani e gli anziani e che tiene vico lo slogan di Mike che deve continuare a rimanere nelle nostre vite anche quando le cose sembra che diventino più difficili e ha voluto salutare gli intervenuti alla maniera di Mike: vogliamo dire tutti insieme allora ALLEGRIA.
Presente anche il comico Sasà Salvaggio che ha voluto ricordare che: le gaffe di Mike sono divertentissime ma non perché lui fosse un comico, ma era un umorista involontario. E ha sottolineato: Purtroppo la televisione di oggi è molto cambiata, i giochi non contengono più cultura, la cultura sta scemando in Italia e la televisione è lo specchio dell’Italia. E con l’umorismo che lo contraddistingue ha detto di Mike: Io sono un sicilianista e meridionalista convinto e Mike Bongiorno ha origini siciliane, i suoi nonni andarono a NY e fu il primo che nel ’55 sapeva parlare con accento newyorkese che faceva essere “fighi” anche a quei tempi.
Ha concluso l’incontro il regista televisivo Nicolò Bongiorno con un intervento molto emozionante che ha sicuramente fatto scaturire nel pubblico presente il rammarico di non aver conosciuto personalmente il grande Mike.
Ha fatto conoscere un Mike semplice, umile, vicino alla gente di qualsiasi livello sociale purché vera e ha raccontato: Desidero ricordarlo perché la nostra famiglia è profondamente radicata in questa terra e qui con voi mi sento davvero a casa. Negli anni mi sono divertito molto a tornare qui nei luoghi della storia della nostra famiglia e a 16 anni sono venuto da solo a fare il giro della Sicilia in bicicletta e sono arrivato a Mezzoiuso e ho incontrato il Sindaco che non poteva credere che io fossi il figlio di Mike Bongiorno, mi piaceva girare in modo anonimo per stare vicino alla gente come mi ha insegnato papà perché in fondo mio padre era una persona semplice ed umile. Aveva questo modo di fare che non era finto ma era veramente lui, se stesso in questo suo modo di porsi allo stesso livello della gente. Ha parlato del grande attaccamento di tutta la famiglia Bongiorno al Sud Italia e alla Sicilia: Lui diceva sempre che era stato profondamente segnato dai primi viaggi che aveva fatto negli anni ’50 quando era un corrispondente di una radio di italo-americani e lo mandarono in Italia per registrare i racconti delle famiglie che non erano emigrate e che erano rimaste e lui venne con la macchina di suo padre che a New York era diventato un grande avvocato e con questa macchina americana andava nei paesini più remoti del Sud Italia per raccogliere testimonianze di chi era rimasto e non riusciva a comunicare con chi era, invece, emigrato. E Mike sembrava un alieno vestito all’americana che rappresentava il nuovo mondo. E questa esperienza-inchiesta lo aveva accompagnato per tutta la sua carriera ed è stata anche la chiave del suo successo e la caratteristica che lo ha contraddistinto e reso originale. Papà – continua Nicolò Bongiorno – sempre ritornava lì con la mente, era lì che si era formato e aveva capito con chi parlava, lui aveva una grande vicinanza con la gente perché si proiettava nelle case degli italiani.
Ha poi concluso il suo intervento e, quindi, l’incontro parlando della Fondazione Mike Bongiorno di cui è presidente e che si occupa di realizzare progetti di utilità sociale. LaFondazione Mike è la realtà che vuole rimanere dopo di lui e continuare a essere presente nelle famiglie degli italiani ed è per questo che ci impegniamo molto nel sociale come papà faceva nelle sue trasmissioni ed è ancora una figura carismatica che unisce e oggi nel Paese sono poche figure carismatiche che uniscono. La sua memoria, il suo mantra, è legato a qualcosa di estremamente positivo: la parola Allegria e se noi come fondazione riusciamo a tenerla presente e a diffonderla nelle famiglie italiane di questo saremo felici. Oggi siamo qua per aiutare i bambini meno fortunati di Palermo. Ci stiamo adoperando a costruire dei musei che possano rappresentare la storia della televisione. Quindi cultura e impegno concreto nel sociale queste sono le due anime della fondazione
Ecco le domande che TrinacriaNews.eu ha rivolto nelle videointerviste.
Edmondo Conti Produttore Esecutivo Endemol Italia, autore del libro
- Conti, questo suo libro edito da Ladolfi dedicato a una icona tv qual è il grande Mike Bongiorno quale target potrebbe interessare? Giovani appassionati di comunicazione, adulti nostalgici dei tempi della grande televisione, professionisti della comunicazione dei media per un excursus storico sulla trasformazione della comunicazione dei mass media?
- Perché ha deciso di scrivere un libro su Mike?
- Questo libro secondo lei sarebbe piaciuto a Mike?
- Posso chiederle anticipazioni su prodotti audiovisivi che curerà per la Endemol in un prossimo futuro?
Chef Natale Giunta
- Chef Giunta siamo oggi nei suoi locali al Castello a Mare a Palermo, dove i suoi clienti possono gustare le prelibatezze firmate appunto Giunta realizzate personalmente da lei e dai suoi chef, ma questa location si sta aprendo anche a esperienze che prevedranno eventi di tipo culturale ce ne vuole parlare?
- Oggi qui lei ospita la presentazione del libro Tutta colpa di Mike scritto dal suo produttore Endemol de la prova del cuoco, Edmondo Conti, prova del cuoco che quest’anno si è da poco conclusa, cosa è significato per lei e per il suo lavoro e come continua a contare questa esperienza nella sua vita?
- Qualche rivelazione su un grande evento che realizzerà a breve?
Nicolò Bongiorno regista televisivo
- In cosa è consistita la collaborazione con Edmondo Conti per la realizzazione del libro?
- Parte del ricavato delle vendite del libro sosterrà progetti di utilità sociale della Fondazione Mike Bongiorno, oggi, infatti la presentazione del libro è servita come occasione per l’incontro dal titolo “Tv, alfabetizzazione e scolarizzazione, ieri e oggi” vuole parlarci di questi progetti e della fondazione e dei suoi scopi benefici?