Maggiore consumo di carburante, anomalie e perdita di potenza al motore: quasi la metà di 10.500 automobilisti europei intervistati ha notato alcuni di questi peggioramenti nella vettura, dopo la sostituzione del software irregolare da parte di Volkswagen. I risultati dell’indagine condotta da Altroconsumo e dalle organizzazioni indipendenti Test-Achats, Ocu, DecoProteste in quattro Paesi: oltre all’Italia, Spagna, Belgio e Portogallo.
In Europa il Dieselgate ha investito oltre 8,5 milioni di automobili del gruppo Volkswagen dotate di defeat device per giocare sporco ai test. Grazie al software irregolare nella centralina del motore, capace di rilevare un test di omologazione in esecuzione, le emissioni di ossidi d’azoto, gli NOx, inquinanti, risultavano entro i limiti. Dopo le pressioni e le denunce dei consumatori Volkswagen ha disposto una serie di misure per il richiamo delle auto difettate, intervenendo per rimuovere il software. Con la promessa scritta e l’impegno che le auto sarebbero tornate ai livelli di emissioni di NOx entro i limiti europei. Effetto smentito dai test di Altroconsumo, portati all’attenzione dell’opinione pubblica, del ministero dei Trasporti, delle autorità di controllo.
A oggi sono due le class action contro VW ammesse dai giudici in Europa: quella di Altroconsumo in Italia e quella di Test-Achats in Belgio. Per l’Italia coinvolti i consumatori che hanno acquistato dal 2009 al 2015 un’auto Volkswagen, Audi, Seat e Skoda con motore EA189 Euro 5; il risarcimento chiesto è del 15% del prezzo d’acquisto dell’auto.
L’indagine a tappeto, condotta insieme alle principali associazioni di consumatori europee, ha raccolto dati e esperienze in Italia, Belgio, Portogallo, Spagna tra possessori di auto del gruppo VW su cui era stato installato il device. Nel caso dell’Italia coinvolto un campione di 3.849 soci Altroconsumo, molti dei quali aderenti alla class action presso il Tribunale di Venezia. L’indagine è stata condotta a novembre 2017, oltre un anno e mezzo dopo l’annuncio di Volkswagen relativo al richiamo delle auto per l’aggiornamento del software difettato.
I cambiamenti percepiti
A livello europeo il 45% ha dichiarato di aver notato cambiamenti a seguito della rimozione del “defeat device”. Nella classifica delle marche di auto che hanno presentato le differenze più importanti dopo gli interventi c’è al primo posto Seat, seguita da Skoda, Volkswagen e Audi. Il 55% degli automobilisti europei, di cui in maggioranza proprietari di un’auto Seat, ha risposto di aver notato un incremento di consumi del carburante. Il 52%, invece, ha affermato di aver notato una perdita di potenza del motore. Non sono mancati anche altri cambiamenti che gli automobilisti intervistati hanno fatto presente durante l’indagine. È significativo che il 37% di loro abbia notato una maggiore rumorosità del motore, mentre il 17% ha detto di aver riscontrato problemi di tipo meccanico. Per la maggior parte degli automobilisti, inoltre, i cambiamenti sono apparsi meno di un mese dopo aver fatto l’aggiornamento del software.
Riparazioni successive
Il 12% del campione ha dichiarato che è stato necessario provvedere ad alcune riparazioni dell’auto dopo la rimozione del software difettato.
Non sempre le case automobilistiche hanno dimostrato un atteggiamento conciliante davanti ai problemi sorti dopo il primo intervento sul software. In Italia, nonostante il 25% abbia raccontato che la casa automobilistica ha riconosciuto il problema come effettivamente legato all’aggiornamento del software, solo l’11% ha dichiarato di aver ricevuto la proposta di un rimborso totale per questo tipo di riparazioni.
La class action di Altroconsumo
Chiusa lo scorso primo ottobre la raccolta di adesioni. Numeri da record: oltre 90mila form scaricati dal sito dell’organizzazione, più di 3mila adesioni giornaliere. In Italia una mobilitazione senza precedenti, partita il primo luglio 2017, dopo l’ammissione del Tribunale di Venezia della class action contro Volkswagen. La conferma dell’ammissibilità dell’azione è arrivata a novembre 2017, quando la Corte d’Appello di Venezia ha respinto il reclamo di Volkswagen. Il giudice ha ribadito che la pratica commerciale ingannevole è stata la stessa per tutte le auto del Gruppo Volkswagen che montano i motori EA 189 diesel, con emissioni inquinanti superiori a quelle omologate. L’ordinanza ha sottolineato che il danno non può essere escluso, neanche dopo l’intervento tecnico relativo alla rimozione del device irregolare eseguito dalla casa automobilistica. L’opinione degli automobilisti convolti nell’indagine rafforza questa ipotesi.