La Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani, traendo spunto dal principio costituzionale garante della salute della collettività, ha realizzato il Convegno “Mangia legalmente sano. Lotta alla corruzione. Prevenzione della corruzione e la sicurezza alimentare”.
In particolare, i medici veterinari, attraverso questo incontro pubblico hanno voluto esprimere alla cittadinanza la rinnovata volontà di porsi come garanti di un bene primario tutelato dallo Stato: “il diritto alla salute del cittadino laddove essi preve ngono le malattie del patrimonio zootecnico, le malattie trasmissibili dall’animale all’uomo e la sicurezza ambientale ed alimentare connesse alla produzione di alimenti di origine animale. La FNOVI ha così espresso la volontà di costruire un rapporto con il tessuto sociale della società civile e diventare, per questa, riferimento, non solo professionale ma anche legale, culturale ed etico dell’operato di tutti i veterinari in qualsiasi luogo ed ambito operino”.
L’evento si è realizzato presso la Sala Gialla del Palazzo dei Normanni, con il patrocinio ed il contributo della Regione Siciliana, con il Patrocinio dell’Ordine dei Veterinari di Palermo, unitamente all’Associazione Libera e “Illuminiamolasalute”, Rete Nazionale per l’Integrità alla quale la FNOVI aderisce ed in collaborazione con l’IZS della Sicilia.
Tra i relatori Dr. Gaetano Penocchio – Presidente FNOVI; Dr. Umberto Di Maggio – Associazione Libera Sicilia; Prof. Roberto Lagalla – Rettore Università degli Studi di Palermo; Dr. Vittorio Teresi – Procuratore della Repubblica Aggiunto di Palermo; Dr. Attilio Corradi – Presidente della Conferenza dei Direttori di Dipartimento di Medicina Veterinaria; Dr. Nerina Dirindin,Senatrice della XVII Legislatura, Economista Sanitaria, presidente Coripe Piemonte.
Una grande assente l’On. Rosy Bindi, Presidente Commissione Nazionale Antimafia, che impedita per motivi personali, ha fatto, comunque, pervenire il suo messaggio, letto dalla vice-presidente FNOVI, Dr.ssa Carla Bernasconi: “Desidero esprimere il mio sincero apprezzamento per questa importante occasione di riflessione e confronto che va ben al di là delle vicende locali e testimonia la consapevolezza di quanto siano estesi i fenomeni di corruzione e inquinamento mafioso nel mondo della zootecnia e nella filiera agro-alimentare, documentati dalle indagini della magistratura e da autorevoli studi indipendenti. Non a caso, la Direzione nazionale Antimafia ha istituito uno specifico ambito di lavoro su questo delicato versante. E’ un giro di affari illeciti rilevante, che può contare sulla complicità di funzionari, amministratori pubblici e professionisti e in cui si dispiega la straordinaria capacità delle mafie di adeguare il proprio modo di agire ai nuovi contesti socio economici, affiancando alle tradizionali forme di intimidazione violenta più sfuggenti relazioni di convenienza reciproca. Soprattutto nel Mezzogiorno, più esposto al ricatto dei poteri mafiosi, il peso di questa diffusa illegalità costituisce un freno alla buona crescita senza contare le pesanti ricadute per la salute pubblica. Ma soprattutto rappresenta un gravissimo vulnus alla convivenza civile e alla credibilità delle istituzioni. Conosco la professionalità e la qualità del lavoro che tutti i medici veterinari italiani svolgono dentro e fuori dal SSN e che rappresenta un importante pilastro della prevenzione e della tutela della salute pubblica. Questo ruolo può e deve essere rilanciato con un impegno comune, in primo luogo etico e culturale, nella lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata”.
Gaetano Penocchio ha voluto rimarcare l’impegno dei medici veterinari di tutto il Paese teso alla promozione della salute in aderenza allo spirito costituzionale – “La Fnovi in tutta Italia è testimone di una medicina veterinaria pubblica e privata che non conosce compromessi o scorciatoie e sa confrontarsi sulla legalità. Andremo nelle scuole di veterinaria italiane a svolgere attività formative, ci confronteremo con i cittadini, ascolteremo i Medici Veterinari che con coraggio ogni giorno si schierano a favore della tutela della salute pubblica”.
Roberto Lagalla nella logica di valorizzazione del medico veterinario in Italia ha riferito la sua esperienza personale di ex Assessore alla Salute per la Regione Siciliana e della lotta sostenuta, in particolare, in una provincia della Sicilia, insieme ad alcuni medici veterinari per l’affermazione di beni primari tutelati dallo Stato, come la salute pubblica e la proprietà. Lotta sostenuta soprattutto in aree difficili, contro l’abigeato e la macellazione clandestina. Quindi, difficoltà immani dei medici veterinari, di accesso in alcune realtà produttive e in alcuni allevamenti di diverse aree ad alta infiltrazione mafiosa. Difficoltà di accesso manifeste attraverso la intimidazione e l’uso delle armi. Da ciò l’allerta presso le Prefetture e le Stazioni dei Carabinieri dei territori interessati dal fenomeno. Ciò al fine di favorire l’ovvio adempimento delle regole di omologazione delle procedure a livello nazionale. Partendo da tale assunto, Lagalla ha rilevato la necessità da un lato, di considerare le specificità dei singoli territori, moltiplicando gli sforzi tesi alla tutela della professione di medico veterinario, dall’altro lato, aspirare ad una maturazione civile e sociale sempre più intensa degli operatori del settore e della popolazione nel suo complesso. Su questo gioca un ruolo fondamentale la politica – ha continuato Lagalla – la buona politica che gioca un ruolo fondamentale. Hi avrebbe dovuto fare il proprio lavoro tende invece, a colludere chi dovrebbe essere colpito. A latere del suo intervento, Lagalla ha annunciato la nomina del moderatore, Dr. Santo Caracappa nel CdA dell’Ateneo di Palermo. Ciò ha conferito al Capo Dipartimento Sanità Territoriale presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale siciliano ulteriore spessore ad un profilo professionale già significativo e pregno di ruoli che ha rivestito e riveste nell’esercizio delle sue funzioni.
Umberto Di Maggio, facendo riferimento alle vittime delle mafie, ha menzionato alcuni medici, uccisi ognuno nel proprio settore, sol perché compivano bene il loro mestiere, frapponendosi fra gli interessi delle organizzazioni criminali e la libera professione. Tra questi, Sebastiano Bosio, Paolo Giaccone, Attilio Manca. Continuando, Di Maggio ha ricordato anche un piccolo paziente, ucciso da un medico mafioso: “Giuseppe Letizia, il piccolo pastorello ucciso a Corleone perché aveva assistito all’omicidio di Placido Rizzotto commesso da Liggio, luogotenente del medico di Monreale, Michele Navarra. Le indagini, ad oggi dicono – ha continuato Di Maggio – che il bambino morì di tossicosi. Venne ricoverato dopo avere assistito a quell’omicidio. In molti sostengono che gli venne somministrata una puntura d’aria che gliprovocò un’embolia. Continuando ed in aderenza allo spirito di Papa Francesco con l’enciclica “ Laudato sì” Di Maggio ha riconosciuto ai medici veterinari una missione, utile non solo per la Sicilia, l’Italia, ma per tutto il pianeta: “ciò richiede il coraggio della denuncia, a cui deve seguire il contrasto, sottolineando le cose che non vanno, dando una via alternativa ad un contrasto fattivo. Poi uno scatto ulteriore. Quindi, buona politica che tolga per sempre l’emergenza ed applichi un indirizzo politico chiaro; una politica che sostenga davvero la ricerca. Inoltre, fare un passo avanti, con il consumo critico”.
Vittorio Teresi – riferendosi ad un caso giudiziario di corruzione di alcuni medici veterinari, conniventi, secondo l’accusa, nella circolazione di alimenti non proprio sani, ha riconosciuto in tali medici un ruolo socialmente esposto, quanto delicato. Riferendosi invece alla magistratura, Teresi ha rilevato che questa interviene non già nella prevenzione ma, quanto il crimine è stato commesso, per eseguire la pretesa punitiva dello Stato, volta a rimediare al male sociale posto in essere con il reato. Tuttavia per Teresi, non sempre c’è proporzione tra la conseguenza del reato e l’attività della magistratura. Ciò perché, ci sono dei reati che comportano conseguenze sociali enormi e non ci sarà mai sentenza di condanna che possa realmente risarcire la società dalla gravità sociale dei reati. Deve intervenire altro. “Le conseguenze gravi dei reati non si possono basare sulle sentenza passate in giudicato. Ma si devono basare su un’attività politica e amministrativa importante e immediata, perché se si aspettano le sentenze si commette un gravissimo errore. Non sempre tutte le condotte riprovevoli sono penalmente rilevanti”.
Massimo Brunetti – Direttore Sviluppo organizzativo Ausl Modena – parlando di corruzione, ha fatto da eco al parere espresso dagli esperti che equivalgono la mafia con la corruzione. Quindi, “affinché si possa prevenire la corruzione bisogna imparare dagli errori”. Con riferimento ai veterinari, il consiglio di Brunetti è di applicare il processo di gestione del rischio. Per i responsabili della prevenzione della corruzione è indispensabile la collaborazione tra i vari Ordini Professionali, esortando le varie P.A. all’applicazione della l. n.190/2012 sulla prevenzione della corruzione; imponendo la rotazione, applicando l’istituto del whistleblowing (segnalatore di illeciti), individuando la opacità di comportamenti all’interno degli uffici pubblici e denunciarli. Da questo punto di vista, secondo Brunetti, le P. A. devono sviluppare la loro capacità di ascolto, aprendo appositi spazi dedicati.
Nicola Barbera – Presidente dei giovani medici veterinari di Fnovi Young, nell’esprimere la vision della Federazione ha volutamente confutare la celebre e triste frase di Tomasi di Lampedusa con l’opera de il Gattopardo: “se vogliamo tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi. “Noi giovani medici veterinari italiani non vogliamo affatto che tutto rimanga com’è, ma vogliamo che molto continui a cambiare. Vogliamo che sulla nostra professione e su tutti i settori ad essa collegati – come la sicurezza alimentare, non si allunghi l’ombra della corruzione. In un mondo in cui sembra non esservi spazio sufficiente per il merito, mondo, spesso intaccato, quasi dominato dalla corruttela, dal clientelismo, dal familismo amorale ed esclusivo, è proprio il merito che vogliamo difendere. Insieme al merito, vogliamo naturalmente tutelare la categoria, presidio e tutela della salute pubblica. La tutela del consumatore e quella delle aziende, la corretta informazione di entrambi, il controllo delle fasi di produzione, la prevenzione delle epidemie animali, ma anche l’invio al macero di normative bizantine e ridondanti, la loro sostituzione mediante una legiferazione moderna e puntuale, la prevenzione di trattamenti inutilmente crudeli nei confronti degli animali, non possono e non devono prescindere dalla presenza, dal consiglio professionale e dalla passione del medico veterinario.