Palermo, 5 febbraio 2016 -Un appello affinché il ddl di iniziativa popolare “Integrazione al reddito contro la povertà assoluta” sia finalmente inserito nell’agenda parlamentare dell’ars. Con una lettera aperta al Presidente della Regione, Rosario Crocetta, agli assessori della giunta, al Presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone e ai presidenti dei gruppi parlamentari all’Ars, il presidente del Centro Pio La Torre, Vito Lo Monaco, torna a chiedere con forza, a nome del Comitato “No Povertà”, che l’Ars rispetti gli impegni presi nei mesi scorsi di avviare l’iter parlamentare del ddl. Il testo, la scorsa estate, ha raccolto l’adesione di oltre quindicimila siciliani e, dal 13 novembre scorso, è stato depositato all’Ars.
“Mi permetto – scrive Lo Monaco nella lettera – nella qualità di Presidente del Centro Studi Pio La Torre e di componente del Comitato “No Povertà”, di esprimere la preoccupazione per il vostro disinteresse, mal dissimulato, per il vostro silenzio assordante, di fronte la tragedia che investe, secondo l’Istat, la maggioranza delle famiglie siciliane a rischio povertà. Incontri annunciati con il Comitato No Povertà disdetti all’ultimo minuto, discussioni non chiare sulla scelta dell’Ars, del Governo e dei gruppi parlamentari provocano ulteriore insofferenza verso la Regione e la politica”.
“Al di là delle formali assicurazioni di prenderlo in considerazione – continua la lettera -, nessun atto concreto di inserimento nell’agenda parlamentare è stato fatto. Si è avviato l’iter parlamentare della legge di stabilità, nella quale il governo preannuncia misure generiche contro la povertà, senza fare riferimento alcuno a un disegno di legge proposto da un Comitato ampio e trasversale, composto dai sindacati dei lavoratori, da un largo fronte di associazioni cattoliche e laiche del terzo settore, dall’Anci, dal Centro Studi Pio La Torre e sottoscritto da quindicimila elettrici ed elettori siciliani”.
“Il rifiuto di prendere in considerazione una proposta di legge dal basso – conclude il testo – produce un silenzio assordante che non sarà facilmente scordato dai siciliani. Un atto di resipiscenza della classe dirigente siciliana cancellerebbe questo duro giudizio, darebbe una speranza di cambiamento alla gente, alle famiglie indigenti, ai precari, ai disoccupati, ai comuni. Una politica di contrasto alla Povertà non può fermarsi a misure provvisorie e assistenziali, deve prevedere politiche di sostegno all’economia, alle imprese e alle amministrazioni comunali, oltre che politiche di reinserimento nel mondo produttivo di quanti sono in grado di lavorare, di forme d’inclusione sociale dei più deboli per assicurare dignità ad ogni cittadino”.
Di seguito il testo integrale della lettera aperta.
Palermo, 5 febbraio 2016
Lettera aperta
Al Presidente della Regione
On. Rosario Crocetta
e agli assessori della Sua giunta
Al Presidente dell’Ars
On. Giovanni Ardizzone
Ai presidenti dei gruppi parlamentari all’Ars
Egregi Presidenti e assessori,
dal 13 novembre scorso è stato depositato all’Ars il disegno di legge regionale di iniziativa popolare “Integrazione al reddito contro la povertà assoluta”. Al di là delle formali assicurazioni di prenderlo in considerazione, nessun atto concreto di inserimento nell’agenda parlamentare è stato fatto. Si è avviato l’iter parlamentare della legge di stabilità, nella quale il governo preannuncia misure generiche contro la povertà, senza fare riferimento alcuno a un disegno di legge proposto da un Comitato ampio e trasversale, composto dai sindacati dei lavoratori, da un largo fronte di associazioni cattoliche e laiche del terzo settore, dall’Anci, dal Centro Studi Pio La Torre e sottoscritto da quindicimila elettrici ed elettori siciliani.
Nel frattempo il Governo nazionale ha annunciato propri provvedimenti di contrasto alla povertà che dovrebbero sollecitare un’azione convergente e integrata della Regione col primato assoluto della povertà.
Non è sfuggito a nessuno il significato di una proposta dal basso su uno dei temi cruciali del nostro tempo. Il numero delle famiglie povere in Italia dal 2007 ad oggi è cresciuto notevolmente. La Sicilia mantiene il primato della regione che ospita il più alto numero di poveri. Sono in povertà assoluta (cioè non raggiungono il minimo vitale di 800 euro di reddito per nucleo familiare) oltre 200.000 famiglie. Non ci sarà né crescita né sviluppo se la questione non avrà centralità nelle politiche pubbliche economiche e sociali. La povertà accresce il disagio sociale dove le mafie pescano la loro manovalanza del crimine. L’insicurezza sociale determina quel clima generale di diffidenza e paura che alimenta populismo e demagogia.
Mi permetto, nella qualità di Presidente del Centro Studi Pio La Torre e di componente del Comitato “No Povertà”, di esprimere la preoccupazione per il vostro disinteresse, mal dissimulato, per il vostro silenzio assordante, di fronte la tragedia che investe, secondo l’Istat, la maggioranza delle famiglie siciliane a rischio povertà.
Incontri annunciati con il Comitato No Povertà, disdetti all’ultimo minuto, discussioni non chiare sulla scelta dell’Ars, del Governo e dei gruppi parlamentari provocano ulteriore insofferenza verso la Regione e la politica.
Sono sempre più numerosi quei siciliani, convinti autonomisti come chi scrive, che si interrogano se serva ancora difendere la specialità dello Statuto della Regione che continua a produrre solo privilegi per pochi invece di essere usato per lo sviluppo di un’Isola, dannata e bella, senza più industrie, ma con molti danni ambientali, fornitrice di laureati a tutta l’Europa, fabbrica di precariato e di clientelismo, di corruzione, e di brodo di colture di illegalità e mafie. Una classe dirigente, di governo e di opposizione, si qualifica su queste scelte ordinatrici della vita sociale, economica e civile. Il rifiuto di prendere in considerazione una proposta di legge dal basso produce un silenzio assordante che non sarà facilmente scordato dai siciliani. Un atto di resipiscenza della classe dirigente siciliana cancellerebbe questo duro giudizio, darebbe una speranza di cambiamento alla gente, alle famiglie indigenti, ai precari, ai disoccupati, ai comuni. Una politica di contrasto alla Povertà non può fermarsi a misure provvisorie e assistenziali, deve prevedere politiche di sostegno all’economia, alle imprese e alle amministrazioni comunali, oltre che politiche di reinserimento nel mondo produttivo di quanti sono in grado di lavorare, di forme d’inclusione sociale dei più deboli per assicurare dignità ad ogni cittadino.
Egregi presidenti, accogliete questo appello, non disperdete ogni speranza di cambiamento.