Si è concluso a Palermo il tour siciliano di presentazione del libro di Catena Fiorello Dacci oggi il nostro pane quotidiano, edito da Rizzoli, un libro autobiografico che nostalgicamente, ma anche con un pizzico di ironia fa rivivere degli spaccati di vita quotidiana, semplice e gioiosa di una famiglia siciliana che ha creduto sempre nell’importanza dell’unione familiare e nei suoi valori: la famiglia Fiorello.
Catena Fiorello ha incontrato così il suo pubblico all’Associazione culturale PaLab, nel centro storico della città, e lo ha affascinato con la simpatia, la dolcezza e la sensibilità che la contraddistinguono. Ha citato alcuni episodi della sua vita familiare che sono presenti nel libro. L’incontro è stato moderato dalla giornalista Adriana Falsone che con professionalità ha evidenziato alcune parti del libro che hanno incuriosito il pubblico presente.
L’autrice ha rivelato la motivazione che l’ha spinta a scrivere questo suo libro. Ho scritto questo libro perché qualche mese fa alla televisione ho sentito dell’ennesimo suicidio e rendendomi conto di non avere i mezzi per risolvere questa situazione drammatica che viviamo perché non sono un politico, ho deciso di scrivere qualcosa che se non dà speranza possa dare almeno un conforto, raccontare la storia della mia famiglia che viveva in uno stato di necessità permanente, una famiglia monoreddito con quattro figli.
E la Fiorello si chiede: e se lo stipendio di mio padre fosse venuto a mancare, come avremmo potuto vivere? Ma la scrittrice sottolinea che non ha scritto della sua famiglia perché la vuole portare come esempio in quanto non si è lasciata trascinare da momenti di sconforto e fragilità tenendo duro e andando avanti, ma vuole essere una testimonianza che può essere letta da un ragazzo adolescente o da un uomo disperato per una crisi che stanno attraversando e sentirsi così capiti da chi ha dovuto affrontare la quotidianità, la vita giorno per giorno. La famiglia Fiorello, infatti, ha superato i momenti più difficili grazie alla forza di volontà sdrammatizzandoli con un pizzico di genialità e positività che ha contribuito a non far mai sentire diversi o inferiori i componenti della famiglia, ma a farli essere semplici, simpatici, sensibili e disponibili verso chi ha più bisogno, caratteristiche che, malgrado il successo che non ha “risparmiato” nessuno dei figli, sono in loro attualmente compresenti.
Davvero piacevole e gioiosa la descrizione che la Fiorello fa dei fratelli che vengono paragonati a piatti tipici, come per esempio Giuseppe che è come una buona parmigiana o lei stessa che si paragona a una nostra insalata di polpo, tosta, ma poi alla fine morbida e buona o ancora Anna che è per la scrittrice come il riso al forno con mozzarella e pomodoro, semplice ma che ti dà soddisfazione e Rosario, invece, esplosivo come il torrone.
Un libro nel quale tante famiglie possono riconoscersi o essere stimolate a vivere nella genuinità e di quel poco che possiedono, ma anche un libro che ci fa capire come la vita possa essere affrontata più facilmente se alla base esiste una famiglia unita che pone se stessa prima di qualsiasi cosa.
Ecco le domande che e abbiamo rivolto nella videointervista
- Un libro autobiografico che ci fa assaporare la genuinità di una famiglia semplice, la sua, che ha avuto il piacere di vivere nell’unione familiare e di godere della quotidianità basata sui valori. Ma perché ha voluto aprire le porte della sua casa natale ai suoi lettori?
- Cosa le manca di quei periodi che sicuramente non saranno stati di grande rilevanza economica, ma sicuramente di pezzi di vita che non ritornano?
- Quale aneddoto riportato nel libro desidera citare per invogliare e incuriosire i suoi affezionati lettori, che sono tanti, e anche i nuovi a leggerlo?
- Il libro è corredato da ricette e foto inedite della famiglia Fiorello. I suoi fratelli Rosario e Giuseppe e sua sorella Anna cosa hanno provato con questa rievocazione di vita familiare, avete avuto modo di parlarne?
- Il titolo del libro Dacci oggi il nostro pane quotidiano fa pensare al pane inteso come nutrimento del corpo, ma anche dello spirito, è questo il senso che ha voluto trasmettere?