Periodico registrato presso il Tribunale di Palermo al n.6 del 04 aprile 2012

Anno XII - Num. 57 - 09 dicembre 2024

Anno III - Num. 17 - 06 giugno 2015 Politica e società

Caso Tutino. Vincenzo Lo Re, legale Governatore Crocetta, chiede maxi-risarcimento a “L’Espresso” di 10 milioni di euro

Lo Re: “Lancio qui un appello pubblico: se qualcuno ritiene di avere l’intercettazione, la tiri fuori, così capiremo se è una bufala o una polpetta avvelenata”. “Non voglio credere alla malafede dei giornalisti, credo invece all'ipotesi dell’errore professionale, al difetto di controllo”

di Enza Samantha Turco

conf stampa risarcimento crocetta URL IMMAGINE SOCIALPalermo – Si è tenuta ieri, presso l’ Hotel Delle Palme, la conferenza stampa dell’avvocato Vincenzo Lo Re, legale del Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta. Sulla bufera mediatica che ha coinvolto quest’ultimo negli ultimi giorni, per le presunte intercettazioni con Matteo Tutino, Lo Re usa parole forti.

Inizia, facendo una premessa importante sulla storia politica dell’attuale governatore della Sicilia. “E’ appena il caso di ricordare chi è Rosario Crocetta. Si vuole tutelare la persona, prima che il Presidente.” Fa, infatti, rifermento a diversi processi, in cui risulta palese il suo impegno forte e incisivo nella lotta alla mafia. Cita quindi, il processo “Munda Mundis, dove a pagina 13 della sentenza si conferma la condanna inflitta in primo grado agli imputati. “Si ricostruiva il clima nel quale era maturata la volontà degli imprenditori di sottrarsi all’imposizione del pizzo e di collaborare con le forze dell’ordine, anche sulla base delle dichiarazioni del Sindaco di Gela, Rosario Crocetta”. Nel processo denominato “Compendium”, nell’udienza svoltasi nel febbraio 2012, presso l’aula bunker di Firenze, i collaboratori di giustizia Smorta, Vella e Billizzi, riferiscono che Crocetta era stato condannato a morte dalla cosca Emmanuello. Circostanza che viene poi ripresa nel processo “Extrema Ratio”, nel quale viene ricostruito un piano omicidiario nei confronti del sindaco Crocetta e del Giudice La Tona. In particolare, si accerta, durante lo stesso processo, che il clan Emmanuello, aveva deciso di eliminare Crocetta, per la sua azione forte di contrasto alla cosca, per aver fatto revocare l’assegnazione di una casa popolare ad alcuni familiari di Emmanuello, e per aver licenziato la moglie, R.M.I , al comune di Gela (stralcio dell’Atto di Querela depositato dall’avvocato Lo Re, avverso il settimanale “Panorama”, nel novembre 2012). Il legale ha voluto evidenziare, inoltre, diverse operazioni di confisca di beni mafiosi, in cui lo stesso Rosario Crocetta fornì un rilevante contributo di collaborazione con la Magistratura: Imperium, In and out,Munda Mundis, Nibbio, Chelas, Discovery Gela,Doppio Colpo, Beton Free, Tagli Pregiati.

Poi,torna sulla vicenda delle indiscrezioni pubblicate da”l’Espresso”, sul giallo delle intercettazioni telefoniche che sarebbero intercorse tra Tutino e l’attuale Governatore. “Lancio qui un appello pubblico: se qualcuno ritiene di avere l’intercettazione, la tiri fuori, così capiremo se è una bufala o una polpetta avvelenata, se è una cosa costruita ad arte, se è un’intercettazione intellegibile, la tiri fuori, con altrettanta chiarezza e lealtà, e noi ne prenderemo atto”. Più o meno, è lo stesso messaggio che ha lanciato il Ministro Alfano, indirizzandosi alle altre Procure.

Poi aggiunge:Se c’è una cosa che Rosario Crocetta non sa fare, è starsi zitto. Mi stupiva che esistesse un’intercettazione in cui Tutino usasse un linguaggio da boss della mafia, e Crocetta stesse zitto. Tuttavia, non potevo non prendere atto di quelle indiscrezioni de “L’Espresso”, ma anche dovevo prendere atto delle mie fonti (sto parlando di ambienti giornalistici) sulla smentita informale da parte della Procura della Repubblica, sull’esistenza dell’intercettazione.”

“Il procuratore, mi ha ricevuto con grande cortesia,e mi ha detto che- proprio per fugare ogni dubbio- aveva messo non so quanti uomini, giovedì mattina, a riascoltare tutti, dico tutti, i nastri registrati nei confronti di Tutino; telefonici, ambientali e non ambientali, trascritti o non trascritti i brogliacci che fossero, per averne la certezza matematica e che aveva già in mente di diramare un comunicato ufficiale, una volta finito questo controllo, ritenuto doveroso e opportuno”.

“A questo punto il giallo non esiste più”.

“Sull’evidente differenza di peso specifico tra il comunicato del Procuratore Lo Voi, e le dichiarazioni di Luigi Vicinanza, Direttore del “L’Espresso”- se si parla di giallo-mi rimetto alla vostra sensibilità e intelligenza.”

L’avvocato Lo Re, ha poi voluto precisare- sulle dichiarazioni de “L’Espresso”– in riferimento ad una possibile secretazione dell’intercettazione in oggetto, che “tecnicamente, la secretazione è un atto del pubblico ministero, e quindi chi meglio può sapere se un’intercettazione è secretata o meno. Bastava solo confermarne l’esistenza, secretata o meno che fosse”.

“Ciò che si secreta, in genere è l’interrogatorio di un imputato, di contenuto esplosivo o il verbale di un testimone, cioè, atti per i quali il difensore ha diritto ad averne copia, anche nel corso delle indagini. Il P.M. è autorizzato dal codice di procedura penale a decretare la secretazione per evitare eventuali fughe di notizie, e quindi non pregiudicare le indagini”.

In seguito alle dichiarazioni del Direttore de “L’Espresso”,cioè sulla probabile esistenza dell’intercettazione in altri filoni d’indagini (Villa Sofia) e non nel fascicolo che ha portato all’arresto del medico Matteo Tutino, il Procuratore di Palermo, è stato costretto a dichiarare, che questa intercettazione non esiste, né secretata, né non secretata, né in questo procedimento, e neppure in altri”.

“A fronte dell’autodifesa del settimanale “L’Espresso”, stanno poi, circolando ipotesi, secondo cui, l’intercettazione addirittura, sarebbe in possesso di altre Procure, (ipotesi neppure ventilata da “L’Espresso”).Ricordo a me stesso, che ovviamente se l’indagine è su Villa Sofia, la competenza non può essere che quella di Palermo, e non Enna o Caltanissetta”.

Il legale ha annunciato, infine, che utilizzerà lo strumento dell’azione civile per ottenere un risarcimento danni che può essere quantificato in 10 milioni di euro, nei confronti  dell’editoriale “L’Espresso”, del suo Direttore Responsabile, Luigi Vicinanza e dei due giornalisti, che hanno redatto l’articolo sulla presunta conversazione fra Tutino e Crocetta.

Ha, comunque, aggiunto che: “Non voglio credere alla malafede dei giornalisti, credo invece all’ipotesi dell’errore professionale, al difetto di controllo”.

Ma l’azione civile risarcitoria – annuncia il legale di Crocetta – verrà portata avanti anche verso Pietrangelo Buttafuoco e “Il Fatto Quotidiano”, per un articolo pubblicato, lo scorso 3 luglio, non veritiero e, comunque, non avente ad oggetto il caso Tutino, su un presunto commento fatto da Antonio Presti a Rosario Crocetta, all’indomani della sua vittoria elettorale, in occasione di una conferenza stampa, in cui il primo si sarebbe rivolto al neo-presidente dicendo: “Bottana, scendi”. Circostanze poi smentite da Presti.

Ha concluso dicendo: “Rimetteremo al Giudice penale inoltre, le dichiarazioni rese in un comunicato stampa di Maurizio Gasparri nei confronti di Rosario Crocetta”.

vincenzo lo reTrinacriaNews.eu ha chiesto, in conclusione della conferenza stampa, a Vincenzo Lo Re:

Secondo lei, la Magistratura potrebbe aprire un’inchiesta su eventuali responsabilità penali sulla vicenda?

A noi interessa sapere, come ha detto Ingroia, se ci sono “polpette avvelenate” messe in giro per voi giornalisti, da qualcuno che ha un interesse politico a fare cadere il governo Crocetta. Siamo i primi interessati a sapere chi ha messo in giro la notizia, smentita dalla Procura, e quindi falsa allo stato degli atti.

Sulla negligenza professionale in mancanza di una querela, la Magistratura non apre nessuna inchiesta. Semmai, il Procuratore Agueci, ha ipotizzato un procurato allarme, se veramente si tratta di qualcosa costruita ad arte, io ho in mente altri reati che potrebbero  essere perseguibili d’ufficio, ma mi rimetto all’operato della Procura.

Sulle dichiarazioni de “L’Espresso” che hanno smentito il comunicato della Procura, cosa ne pensa?

Come si fa a dare lo stesso peso specifico al comunicato ufficiale del Procuratore e all’autodifesa pietosa de “L’Espresso” che continua a dire che i suoi cronisti l’hanno sentita. Benissimo chi gliel’ha fatta sentire, dove e quando, e chi ne è in possesso, la tiri fuori, così la sentiamo tutti, la faccia sbobinare da tecnici professionisti che fanno questo mestiere sia per la Procura che per i privati.

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