Pubblichiamo quanto di seguito ricevuto da un nostro lettore
Salve,
vi invio un mio contributo riguardo l’appello dei meridionalisti al giornalista Pino Aprile.
Cordiali saluti,
Giovanni De Grazia
Da diversi anni si sta assistendo al rifiorire di un movimento meridionalista che sembrava assopito, tranne che negli obbiettivi dei molti partiti meridionalisti che però fino adesso non erano mai riusciti a fare fronte comune. Una nuova generazione di giornalisti, scrittori ed economisti però, sembra aver dato nuova linfa al movimento. Pensiamo ad esempio a Lino Patruno, con i suoi “Fuoco del Sud” e “Ricomincio da Sud”, Gianfranco Viesti con “Mezzogiorno a Tradimento” e “Abolire il Mezzogiorno”; ma la vera novità dirompente, quella che ha saputo portare il messaggio di un sud che vuole rinascere e che non ci sta più ad essere sempre additato come la radice di tutti i mali della nazione, è probabilmente quella di Pino Aprile, autore di “Terroni” (bestseller con più di 500.000 copie) e “Giù al Sud”, nei quali analizza i perchè del divario che si è creato nel sud dall”unità d’Italia fino ai nostri giorni e accende un faro su tutte quelle nuove realtà che indicano un mezzogiorno pieno di fermento e iniziative, sia economiche che sociali. Aprile ha iniziato a girare l’Italia, promuovendo i suoi libri e diffondendo queste tematiche, anche a chi non ne aveva mai sentito parlare o non era particolarmente attento a questi problemi. Per questo, i vari movimenti meridionalisti hanno pensato che possa essere la persona giusta per catalizzare l’attenzione di tutti quelli che vogliono cambiare il mezzogiorno, e lo hanno invitato a candidarsi come rappresentante di tutto il sud alle prossime elezioni politiche. Su internet sono presenti un gruppo facebook che raccoglie quanti invitano Aprile a fare il grande passo, e una pagina che raccoglie le firme per sottoscrivere la lettera d’appello che qui riportiamo:
Caro Pino,
la Lega Nord è fuori dal governo e si è avvitata in una crisi forse irreversibile eppure lo spirito antimeridionale della politica italiana non si è affatto attenuato. Lo dimostra l’esclusione degli scrittori meridionali del Novecento dai programmi scolastici. Lo conferma l’applicazione del federalismo voluta dal governo Monti: anticipo dell’Imu al 2012 con simultaneo taglio dei fondi per i Comuni poveri, in modo da portare risorse dove già ci sono i soldi. E, nello stesso tempo, il governo ha dimenticato di elencare i diritti minimi da garantire in tutto il territorio nazionale, un silenzio che equivale a diritti zero per i cittadini del Sud. Ma questo non può sorprenderti: la legge si applica al Nord e si interpreta per i meridionali; va così da 151 anni e il razzismo dotto di chi ha studiato alla Bocconi cambia solo i toni rispetto a quello becero di chi si è diplomato per corrispondenza alla scuola Radio Elettra.
Le celebrazioni organizzate per i 150 anni hanno un merito: aver portato l’attenzione sulle statistiche, con la Banca d’Italia costretta ad ammettere che l’area di Napoli aveva un Pil del 40% superiore alla media nazionale. E se da +40% scivoli fino a -40% non può essere per responsabilità interne: è perché hai ceduto alla forza. Come a Pietrarsa il 6 agosto 1863. Ma il vento sta cambiando e dopo Gaeta oggi Napoli è libera da ceti politici eterodiretti. Ciò incoraggia chi crede che ogni comunità possa scegliere la propria strada, senza aspettare un placet.
E’ il momento di osare. Va promosso un movimento che abbia a cuore gli interessi delle Terre del Sud. Libero e democratico, certo, ma soprattutto schietto, orgoglioso, allegro, mediterraneo. Un movimento aperto, ma che tenga fuori chi ha governato a braccetto con partiti nordisti e oggi magari cerca di riverniciarsi. Un movimento che punti nelle elezioni del 2013 a una rappresentanza diretta in Parlamento e che subito dopo apra, città per città, una fase costituente, perché i giovani del Sud possano contare in Europa senza esser costretti a lasciare le proprie Terre.
Caro Pino,
nessuno meglio di te ha saputo raccontare cosa eravamo, cosa siamo diventati e cosa potremmo essere noi Terroni. Ecco perché crediamo che qualsiasi progetto di riscatto non possa che vederti alla testa. Lo sappiamo: puntare a uno scranno a Montecitorio appare poca cosa, per la distanza tra quanto si potrà fare e quanto servirebbe alle nostre Terre. Ma l’impegno che chiediamo a noi stessi e l’invito che ti rivolgiamo è di considerarlo il primo passo. Verso nuovi ambiziosi obiettivi.
link al gruppo facebook:
http://www.facebook.com/messages/332114983512527#!/groups/334147533335561/
link alla pagina per firmare l’appello:
https://docs.google.com/spreadsheet/viewform?formkey=dFZlZmJoVl8yeU84anR6dy1jWXJqN0E6MQ#gid=0