Palermo, 5 maggio- In decine di migliaia hanno sfilato in corteo a Palermo e Catania- 40 mila nel capoluogo, 20 mila a Catania, secondo gli organizzatori- per dire no alla riforma della scuola del governo Renzi, chiedere il ritiro del disegno di legge e l’avvio di un confronto. Secondo le stime della Flc in Sicilia ha aderito allo sciopero il 90% dei docenti e il 70% degli Ata, e molte scuole sono rimaste chiuse. “Dedichiamo lo straordinario successo della mobilitazione- ha detto il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro- a Renzi e Faraone che proprio ieri ha detto che sarebbe stata la protesta di una minoranza chiassosa”. “Dalle piazze- aggiunge Giusto Scozzaro, segretario della Flc Sicilia, che ha tenuto il comizio a Catania- la dimostrazione di una consapevolezza che cresce, che ha portato migliaia di persone ad affrontare anche un sacrificio economico, facendo giustizia della propaganda del governo. Adesso si fermi tutto- sottolinea- e si apra la discussione”. Dal palco, a Catania, Scozzaro ha sottolineato che “occorre migliorare la scuola senza autoritarismi ma valorizzando la professione di docente attraverso gli organi collegiali, che vanno rafforzati e non eliminati”. Scozzaro ha anche sottolineato la necessità di stralciare il piano di assunzioni. E ancora, Franca Giannola, segretario della Flc di Palermo: “Una straordinaria giornata di mobilitazione. Oggi il mondo della scuola e la società civile hanno detto forte il loro no al ddl di riforma della scuola del governo Renzi. I problemi della scuola sono altri e necessitano di soluzioni immediate: l’edilizia scolastica, con troppe scuole non in sicurezza e che cadono a pezzi, il ripristino del tempo pieno in tutte le scuole del Sud e del tempo scuola per le secondarie di secondo grado, un serio piano di lotta della dispersione. In questa piazza oggi anche migliaia di precari che non vogliono sottostare al ricatto delle assunzioni in cambio dell’approvazione del ddl della “buona scuola”. Lunghissimo il corteo a Palermo. Quando la testa era già a piazza Verdi, la coda ancora sfilava per corso Vittorio Emanuele, con striscioni delle cinque sigle sindacali organizzatrici e slogan a difesa della scuola pubblica, democratica e partecipativa e del diritto all’istruzione, garantito dalla Costituzione. Per una scuola pubblica funzionante e senza privilegiati, uguale per tutti . Nel corteo il personale della scuola,i precari ma anche studenti, genitori, cittadini, la Fiom, il Nidil con i co.co.co ex Lsu della scuola, il Cidi e tutte le categorie, dalla Flai alla Fisac, dalla Fillea alla Filcams. Poi i comizi nella piazza antistante il teatro Mssimo. Marisa Cuccì, della Flc Cgil, ha detto citando una poesia di kahil Gibram che “non investendo sulla scuola si accresce l’ignoranza e l’assenza di pensiero critico nelle giovani generazioni”, aggiungendo che “per la qualità dell’istruzione è decisivo l’investimento pubblico. Quello che fa la differenza – ha rilevato- è un’eduzione pubblica come mezzo di inclusione, di integrazione sociale e culturale, di promozione di opportunità”. Cuccì ha sottolinato che “uno stato democratico che risparmia sulla cultura uccide il paese ne cancella il futuro. Il ddl del governo- ha ribadito- va ritirato perché se passasse la scuola statale, pubblica, laica e democratica non sarebbe altro che l’ombra di se stessa”. Cuccì ha rilevato che se “Faraone si chiede perché si sciopera contro le assunzioni forse è perché nessuno gli ha spiegato che le assunzioni si fanno per concorso o per decreto, e chi sta nelle graduatorie ha sicuramente vinto un concorso, mettere dunque le assunzioni del ddl è evidentemente – ha sostenuto- un ricatto inaccettabile”. Dal palco anche gli interventi di Mauro Giordano, della Rete degli studenti medi, di Maria Tornabene che a nome di Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp ha parlato dei co.co.co amministrativi e tecnici che operano da 20 anni nella scuola senza diritti, del segretario regionale della Cisl scuola, Dionisio Bonomo, del segretario della Uil scuola, Noemi Ranieri, di Gianluigi Dotti, della Gilda nazionale.