Palermo – Si è svolta il 4 novembre alla Galleria d’Arte Moderna la conferenza stampa e la sessione di apertura della sesta edizione delle Giornate dell’Economia del Mezzogiorno, organizzata dalla Fondazione Angelo Curella.
Per oltre una settimana la città ha ospitato numerosi convegni ed incontri sul tema dell’economia avendo come riferimento la felicità e la bellezza.
La Fondazione, ente che da ventisette anni si occupa di ricerca economica, ha sostenuto la necessità di un ripensamento del sistema economico, superando i tradizionali concetti di crescita e ricchezza. Ciò è possibile ricercando e ricreando la bellezza nelle sue diverse forme, consentendo all’individuo di essere felice attraverso la riscoperta di nuove dimensioni umane, personali e sociali. In particolare, il convegno ha tentato di individuare una relazione tra livelli di PIL e di ricchezza e livelli di benessere. L’obiettivo non è più quello di garantire un livello minimo di sopravvivenza, bensì quello di raggiungere un wellness collettivo, che comprenda ad esempio i diritti dei bambini e delle donne, una buona sanità, l’equilibrio psico/fisico per ogni individuo. Nel concetto di bellezza vi è inserito anche quello di giustizia, di riequilibrio tra paesi ricchi e poveri, di giustizia sociale, di rispetto per i beni culturali. In questo senso il primo obiettivo è quello della piena occupazione soprattutto per i giovani meridionali.
Tanti sono stati gli interventi previsti dal programma con oltre duecento relatori. In particolare, il 6 novembre si è svolto un convegno sull’opportunità economica che può costituire il riconoscimento di Palermo come Capitale Europea della Cultura nel 2019. Le Giornate si inseriscono, infatti, all’interno degli eventi per la candidatura della città.
Alla sessione di apertura dei lavori sono intervenuti: il Presidente della Fondazione Curella Pietro Busetta, il Ministro del Lavoro Enrico Giovannini, il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il Direttore Generale della Banca Popolare Sant’Angelo Ines Curella ed il Professore dell’Università di Palermo Maurizio Carta.
Ad aprire i lavori del convegno è stato il Direttore Generale della Banca Popolare Sant’Angelo Ines Curella, la quale ha introdotto il tema dell’evento. Il titolo delle Giornate – ha detto – è quanto mai attuale in un momento di particolare crisi e ci spinge a trovare nuove soluzioni e nuove idee. È ormai evidente che il momento difficile che stiamo attraversando non è transitorio, ma è dovuto ad una crisi strutturale del sistema economico. Ecco perché è necessario individuare nuovi scenari e nuove metodologie per soppiantare il sistema a cui siamo abituati. Già diversi anni fa Adriano Olivetti aveva ben intuito i rischi insiti nell’attuale sistema economico sposando filosofie di sviluppo di grande intelligenza e qualità umana. Egli diceva: “La bellezza insieme all’amore, la verità e la giustizia rappresentano autentica promozione spirituale. Gli uomini, le ideologie, gli Stati che dimenticheranno una sola di queste forze creatrici non potranno indicare a nessuno il cammino verso la civiltà”. Mi sembra che questa citazione aderisca in pieno ai temi di questo osservatorio.
Anche il Prof. Maurizio Carta si è espresso sulla figura del grande imprenditore. Nel 2010 forse abbiamo un po’ trascurato i cinquant’anni della sua morte; credo che molte delle lezioni di Olivetti siano attuali. Egli era un politico, un imprenditore, un urbanista, un designer, un economista, un uomo di cultura. Ha realizzato e attivato piani, oggetti di design e di disegno industriale che miravano al prodotto e non soltanto alla comunicazione, ha immaginato alcuni paradigmi economici, ha inventato forme di aggregazione sociale. Questa – ha continuato – è la sfida e la questione che lancia la sesta edizione delle Giornate: è possibile riattivare felicità e bellezza perché tornino ad essere cromosomi utili dell’ecosistema di questo Paese o rischiano di essere considerate solo come un rifugio comodo e talvolta consolatorio delle nostre criticità? È venuto un momento per cui le Giornate dell’Economia vadano oltre i semplici giorni del convegno, ma diventino una piattaforma costante della riflessione.
Anche il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando è intervenuto sul binomio felicità e bellezza “contrapposto” a quello di ricchezza e crescita. La ricchezza di cose non è sviluppo di persone – ha sottolineato – al contrario rischia di mortificare la ricchezza intellettuale, culturale e professionale. Un banchiere mi ha spiegato la differenza tra ricchezza e sviluppo; la prima è ciò che si possiede, la seconda è il modo in cui si usa quello che si possiede. Mi ha anche spiegato che si può essere poveri e sviluppati, ma anche ricchi e sottosviluppati. La ricchezza diventa sottosviluppo quando significa incompletezza. Il senso di questo incontro è quello di scoprire il modo per realizzare forme di armonia evitando di essere condizionati dalla semplice logica della ricchezza di cose.
Il convegno è proseguito con l’intervento del Presidente Pietro Busetta, il quale ha sottolineato la “missione” della sesta edizione delle Giornate. Parlare di un superamento dei problemi legati alla povertà potrebbe sembrare velleitario, ma non vogliamo esserlo. Vogliamo guardare la realtà per quella che è. Pensiamo che guardare al passato possa diventare uno strumento importante per comprendere quello che dobbiamo essere in futuro. Questo Paese si ritrova a fare i conti con l’Europa, con se stesso ed i suoi divari pesantissimi. Bisogna capire cosa fare e le risorse disponibili non sono tali da consentirci di investire per il futuro. Il debito pubblico ci pesa, le regole comunitarie sono tali per cui sembriamo messi in una camicia di forza. Allora i populismi hanno facile cittadinanza. La mia sensazione è che questo paese non abbia una visione per il futuro, perché balbetta sia a livello europeo che nazionale.
La sessione si è conclusa con l’intervento del Ministro Giovannini. Vorrei coniugare il tema della felicità e della bellezza con lo slogan “Life in Italy”, cioè la “vita in Italia”, visto che il “Made in Italy” è il terzo marchio più conosciuto al mondo. È necessario dunque attirare investimenti, ma anche persone. Ciò si realizza attraverso un miglioramento della qualità della vita. Per questo motivo, ad esempio, abbiamo inserito nella legge di stabilità i fondi per le cosiddette “aree interne”, per le quali è prevista la dotazione di infrastrutture minime al fine di evitare che lo spopolamento si moltiplichi e si aggravi. Gli economisti italiani del ‘700 individuavano, accanto ai beni individuali, anche i beni relazionali, come creatori del capitale sociale e umano e di una società robusta, resiliente. Se la pensassimo in questo modo forse capiremmo che con PIL, felicità, bellezza e beni relazionali si può creare una società più connessa sul piano culturale, emozionale ed umano.
Il Ministro ha anche sostenuto le azioni compiute dal governo Letta. Sono in disaccordo con quanto detto da Pietro Busetta relativamente al fatto che questo governo balbetti in Europa. Al contrario, al Consiglio Europeo di giugno esso è riuscito a portare il tema della disoccupazione giovanile al centro dell’attenzione e a far prendere alcune decisioni importanti, anticipando ad esempio a due anni i fondi previsti in sette anni. Il governo ha, inoltre, operato delle scelte chiare con un decreto che non ha previsto tagli alle spese destinate al Ministero dei Beni Culturali, dell’Università, dell’Istruzione e della Ricerca. Nel decreto lavoro di giugno – ha continuato – siamo stati accusati di aver destinato troppi fondi al Mezzogiorno per le assunzioni di giovani a tempo indeterminato e molti di meno al nord. Non mi si dica dunque che questo governo non guardi al Sud con un occhio particolare, anche perché non succedeva lo stesso nei governi precedenti. Tutto questo naturalmente non basta, ma è anche vero che la competenza in molti casi non è dello Stato, ma delle Regioni e degli altri organi territoriali. La nuova programmazione 2014/2020 è il tema di queste settimane – ha detto – questi soldi sono gestiti dalle Regioni, ma come si stanno attrezzando le regioni meridionali per non commettere gli stessi errori del passato? In questo senso stiamo per fare un accordo per l’utilizzo di questi fondi per l’occupazione. Sono delle opportunità che non devono essere sprecate.
Durante la sessione di apertura dei lavori, la redazione di TrinacriaNews ha intervistato il Presidente della Fondazione Curella Pietro Busetta. Queste le domande che abbiamo posto:
Lo scorso anno il tema delle giornate era la felicità oltre i cambiamenti geoeconomici. Come è nata quest’anno la scelta di dedicare le Giornate alla felicità e alla bellezza?
Il tema della felicità non è nuovo alle giornate dell’economia. L’obiettivo della Fondazione è quello di guardare al futuro, di riflettere su una visione che manca totalmente nel nostro Paese. Il nostro è un discorso a medio termine. Ci sembra interessante andare oltre le condizioni in cui ci troviamo. Sappiamo che il momento non è particolarmente favorevole, ma il tema delle Giornate è quello di superare tutto questo ed immaginare una proiezione nel futuro. L’Italia non è più al sesto posto del PIL; vari paesi come Brasile, Cina e Russia infatti ci stanno superando. In tutto questo la Fondazione si chiede quale possa essere l’elemento attrattivo per l’Italia e se sia possibile riscoprire i valori rinascimentali, rendendo questo Paese centrale in una prospettiva internazionale, in modo da favorire la creazione di nuove aziende.
In che modo il sistema economico può superare i concetti di ricchezza e crescita a favore della felicità e della bellezza?
Bisogna cominciare a capire che vi è una condizione complessiva di ”wellness” che dipende fino a un certo punto dal reddito. Dopo i problemi primari, come quello di mangiare e di sopravvivere, vi sono anche tutta una serie di problemi che vanno considerati.
La bellezza è strumento ed obiettivo. In che modo?
Vogliamo proporre il tema della bellezza come “atout”, come strumento per superare questo tipo di realtà. La proposta è quella di ritornare ai valori rinascimentali e far ridiventare il Paese attrattivo, eliminando tutte le brutture. Credo che nel momento in cui riusciremo a recuperare i valori fondamentali del Paese probabilmente riusciremo anche a utilizzare tutto questo per vivere meglio. La bellezza è uno strumento per il “wellness”, per il benessere, che dunque non si esaurisce nella ricchezza. I paesi industrializzati devono capire cosa fare domani in una visione più ampia del benessere dell’uomo.
Che importanza riveste la bellezza per l’Europa ed il Mezzogiorno in particolare?
Il Mezzogiorno vive un momento di crisi, ma può diventare estremamente importante ed interessante per il Paese, perché è una realtà dove la bellezza impera. La Fondazione intende chiedersi se la presenza di innumerevoli beni culturali e artistici possa costituire un elemento di attrattività rispetto agli investimenti all’esterno dell’area. Le dimensioni del problema del Mezzogiorno sono tali che il nostro Paese non è in grado di risolverlo. La situazione non si risolverà nel giro di pochi anni, quindi la logica è quella di partire da un’operazione di verità, perché se non si definiscono i problemi non si possono trovare le adeguate soluzioni. Se riusciamo ad eliminare le sovrastrutture esistenti, il Mezzogiorno può costituire un elemento fondamentale per l’Italia. Questo Paese senza il Sud non potrà salvarsi.
La nostra redazione ha anche intervistato il Sindaco Leoluca Orlando, al quale abbiamo rivolto la seguente domanda:
La sesta edizione pone l’accento sugli aspetti secondari per giungere alla felicità, come la vivibilità, il patrimonio artistico, la cultura. Come si coniugano le Giornate dell’Economia del Mezzogiorno con la candidatura di Palermo a Capitale europea della Cultura nel 2019?
Credo che queste Giornate rappresentino un modo per ricordare come i processi di sviluppo anche economico abbiano bisogno di processi di cambiamento culturali, che significa saper cogliere il segno dei tempi per comprendere l’importanza che ha non soltanto l’avere ma anche l’essere, non soltanto la ricchezza umana e finanziaria ma anche il modo di usare le ricchezze che possediamo. Credo che questo convegno possa servire a ricordare a chi pensa che il denaro sia tutto che in realtà non lo è e che le nostre ricchezze culturali e storico-ambientali non sono un bene di natura. Da questo punto di vista dobbiamo renderci conto che il patrimonio umano è un patrimonio da coltivare e non da ammirare esclusivamente.