Palermo – Mi trovo all’interno della Chiesa di Sant’Antonio Abate, che fa parte del Complesso Monumentale dello Steri, sede del Rettorato dell’Università degli Studi di Palermo, dove si è tenuta il 9 maggio 2012 la presentazione dell’Almanacco Plumelia, la cui cura è da sempre affidata al Prof. Aldo Gerbino, grande uomo di cultura sia scientifica che umanistica.
Ha introdotto la presentazione il Magnifico Rettore dell’Università di Palermo, il Prof. Roberto La Galla, il quale ha voluto sottolineare come esista un patrimonio culturale tangibile che è rappresentato da beni culturali materiali, da opere architettoniche e monumentali, ma come esista anche un patrimonio culturale intangibile che scaturisce dalle capacità degli autori, dei ricercatori, degli studiosi, da coloro i quali – ha detto il Rettore – sono i grandi e naturali diffusori delle idee e induttori di riflessioni rispetto alla comunità, alla società e al suo contesto. Ed ecco che, appunto, l’almanacco di cultura Plumelia è tangibile nella sua realizzazione, ma intangibile nella sua elaborazione e nelle riflessioni di chi vi scrive ed è un bene culturale che contribuisce a fissare il pensiero e a datare la sensibilità culturale degli autori. Il Rettore si è complimentato per la ricchezza dei contenuti, un libro pesante – ha detto – ma solo per il suo peso specifico, ma certamente lieve e gradito da chi lo legge e ne analizza le pagine particolarmente curate caratteristica che non stupisce conoscendo lo straordinario attaccamento ai valori della cultura e della tradizione insiti in Aldo Gerbino.
Inoltre, il Prof. La Galla, si è complimentato a nome suo e di tutto l’Ateneo anche per la qualità della stampa e il nitore tipografico ottenuti dalla casa editrice Plumelia.
Ha anche sottolineato che l’almanacco non ha, come qualsiasi almanacco, il valore della monotematicità, ma crea un ventaglio ricco di offerte, e il Prof. La Galla si è soffermato, soprattutto, su quella sezione che gli è più consona e riguarda la storia della medicina con contributi interessanti sia per quanto riguarda il valore della storia e tradizione dell’anatomia, che costituisce la prima e più nobile disciplina sistematica della medicina moderna, sia l’organizzazione sanitaria dei soccorsi in epoca precedente all’istituzione del 118 e alla Protezione Civile. Il Magnifico ha voluto sottolineare il motivo per cui Plumelia ancora una volta viene accolta con piacere nelle sale del Rettorato, in quanto la sede del Rettorato deve essere considerata il palazzo della cultura accademica che fa da teatro, da scenario alle riflessioni culturali, non soltanto dell’Università, ma della città e della comunità, e che il mondo accademico accoglie anche per l’induzione di nuove riflessioni che arricchiscono il sapere e la curiosità accademica. Perché è stato sempre un obiettivo del Rettore, infatti, quello di creare un ponte tra il mondo accademico e quello che vive e pulsa nella cultura extra accademica.
Il Rettore ha voluto concludere il suo intervento dando un’anteprima di una collaborazione dell’Università con il Prof. Aldo Gerbino per la realizzazione di un volume di Plumelia, che sarà pubblicato probabilmente entro l’anno, dedicato alle collezioni storiche e ai musei dell’Università. Ha informato, inoltre, i convenuti sul fatto che è stato costituito, sul piano organizzativo, un sistema museale di Ateneo che prima non esisteva, ma erano presenti una serie di iniziative disperse fra i vari Dipartimenti e le varie Facoltà in quanto il mondo universitario è un mondo che ha sempre teso verso una forza centripeta piuttosto che verso quella centripeta, si deve tendere a un riequilibrio delle due forze per una razionalizzazione complessiva dei processi, ma anche per un’offerta che sia valida. E’ stato, quindi, creato, per una valutazione più attenta del sistema museale di Ateneo, un Ufficio di Coordinamento delle attività museali.
Molto interessanti le letture di brani letterari e poetici da parte di bue bravissimi interpreti Clelia Cucco e Giuseppe Montaperto. Subito dopo l’intervento del Rettore i due attori hanno, infatti, dato inizio alle letture, che hanno intervallato e reso più piacevoli gli interventi dei relatori La prima lettura ha riguardato un brano di Ennio Cavalli La poesia.
La parola è poi passata al Prof. Roberto Deider, Professore di Critica Letteraria e Letterature Comparate dell’Università di Palermo e poeta, che ha voluto far evidenziare il fatto che quello che lui pensava quando venne circa 10 anni fa a Palermo era di trovare un grande fermento poetico e, invece, si rese subito conto che ciò avveniva nel versante orientale dell’Isola, soprattutto, nel catanese, a Palermo c’erano poche presenze che facevano molto fatica ad affermarsi sul piano nazionale, ma dice Deider, per fortuna a Palermo c’era Aldo Gerbino, non soltanto un poeta, ma anche un grande operatore di cultura, un punto di riferimento. Deider ha considerato la pubblicazione dell’almanacco come un lavoro che in Italia trova poche altre opere che per la sua extraordinarietà gli si possano accostare.. All’interno dell’almanacco oltre alla letteratura e alla poesia sono presenti le arti e le scienze. E il lavoro che fa la poesia, sostiene Deider, è quello di costituire un collante e ricucire le varie espressioni della cultura sia sul versante creativo-umanistico che su quello scientifico. In effetti tutta la modernità è attraversata, secondo Deider, nelle sue espressioni più alte da queste ibridazioni e contaminazioni che hanno generato prodotti di alto livello qualitativo. Deider ha fatto notare che nel 900 esisteva una tradizione di poeti medici, Lorenzo Calogero, Giuseppe Bonaviri e lo stesso Aldo Gerbino che in questa occasione è stato, inoltre, un buon catalizzatore di linguaggi. Ha fatto notare , inoltre, come anche nel campo della fisica ci siano spesso prestiti poetici e ha auspicato che in un prossimo numero dell’almanacco possano esserci anche contributi che provengano da questo settore scientifico.
Deider si è poi soffermato sul sottotitolo dell’almanacco, cultura/e, spiegando il motivo di questo sottotitolo: la cultura declinata al singolare è una sorta di polo verso cui tendere per una crescita individuale, personale, per la formazione e costruzione della nostra identità, ma poi nella sua concretezza la cultura è tutto quello che appartiene ai modelli culturali, le tradizioni, i canoni culturali e, quindi, un insieme di categorie, di ambiti, sempre in continuo dialogo reciproco, che porterebbe più correttamente a una declinazione di cultura al plurale.
Ha concluso il suo intervento con l’auspicio che questo almanacco possa servire da stimolo per la presenza della poesia a Palermo, perché sostiene Deider, una città senza poesia e senza poeti è un segnale inquietante.
E’ seguito l’intervento della Prof. Maria Concetta Di Natale, Professore Ordinario di Museologia e Storia del collezionismo, dell’Università di Palermo, la quale si è complimentata con il Prof. Gerbino per la ricchezza dell’almanacco e la varietà della raccolta che non è mai ripetitiva e dove è possibile trovare sia poesia che prosa, il tutto dice la Di Natale scritto ad un livello degno del curatore. La Di Natale si è soffermata, con l’esperienza e la competenza che la contraddistinguono, su testi di alcuni autorevoli autori che si trovano nell’almanacco, è il caso di Bruno De Marco Spata che parla del soffitto dello Steri e di Cecco di Naro e ancora di Marchese con gli studi sugli stucchi del Serpotta, di Filippo Maria Gerbino che ha scritto di un gruppo in ceroplastica di Santa Lutgarda, protettrice delle partorienti e di Francesco Burruano con il suo contributo di archeologia sul villaggio Adranone. Ha concluso con una lettura di una poesia di Piero Longo dedicandola ad Aldo Gerbino.
E’ stata poi la volta del Prof. Alfredo Salerno, Professore Emerito di Patologia Generale dell’Università di Palermo, che ha spiegato che si tratta di un almanacco moderno, di cultura o di culture come ricorda il sottotitolo, si tratta di un volume che raccoglie un insieme di saggi di storia, di letteratura, di arte. Aldo Gerbino – dice il Prof. Salerno – è una persona che parla più ai sentimenti che alla ragione e crea sia in questa chiesetta, dove si sta presentando il volume, che nell’almanacco, un’atmosfera che affascina. Salerno ha voluto sottolineare come Aldo Gerbino sia riuscito a mettere assieme in maniera equilibrata ed elegante un volume corposo che dà un’idea dell’impegno del curatore e che ci fa vedere che le culture sono parecchie. Forse memore di un aforisma – prosegue Salerno – di Mark Twain lo specialista è quello che sa tutto di quasi nulla e Aldo ha voluto combattere questa visione dello specialista. Salerno ha ricordato tre saggi presenti nel volume che ha apprezzato particolarmente perché ha ritenuto di avere con questi una vicinanza culturale che gli ha consentito di approfondire le sue conoscenze. Uno di questo è di Roberto Toni Direttore scientifico del Museo del Dipartimento di Anatomia Umana, Farmacologia e Scienze Medico-Forensi dell’Università di Parma sul metodo sperimentale di Mascagni e sull’antropometria costituzionale forense, l’altro saggio è quello di Franco Cappello il quale parla dell’uomo vitruviano. Nel saggio, spiega Salerno, si trovano alcuni studi anatomici che gli scritti di Leonardo Da Vinci facevano già presagire su ciò che sarebbe stato lo sviluppo dell’anatomia. Il terzo saggio che ha interessato il Prof. Salerno è di Renato Malta sull’organizzazione dei soccorsi d’urgenza in città e nelle miniere di zolfo nel XIX sec. Che forse ha rappresentato l’origine dell’odierno 118. Si tratta, quindi, ha continuato il Professore, di saggi tutti vicini all’area medica, quindi, facenti parte del raggruppamento scientifico disciplinare che nelle università è andato in contrapposizione con quello umanistico, fino al punto che gli umanisti hanno definito la categoria scientifica come delle scienze disumane e, secondo Salerno, Gerbino è riuscito a superre questa contrapposizione definendole umane scienze. Si è complimentato, infine, per l’iconografia pregevole che spinge a leggere più in là dove non si riesce più a leggere. Ha definito Gerbino un regista occulto dietro il volume, mai manifesto, ma che con grande cultura e squisito gusto ha costruito il tutto con risultati di assoluto valore.
Nel suo saluto finale il Prof. Aldo Gerbino ha informato gli intervenuti che l’almanacco prevede una periodicità, ma una periodicità suscettibile di variabilità, un’occasione in cui tanti amici artigiani di cultura senza prospettive di ordine commerciale e di lucro si uniscono per passione. Un lavoro collettivo che vuole far evidenziare la mancanza di dicotomia tra immagine e parola in una società dove si privilegia l’immagine ed è, quindi, un bene sollecitare la scrittura. Per Gerbino parole e immagini se entrano in simbiosi si potenziano a vicenda, altrimenti l’immagine ha il sopravvento e favorisce una pigrizia intellettuale e la perdita di ginnastica mentale data dallo scrivere. La parola per il Professore assume un significato particolare che si intercala carsicamente tra le culture e ne origina un connettivo nuovo, connettivo che non può essere localizzato in un punto, ma è disseminato sulle culture.
Questo almanacco che avrà, nel tempo, altre edizioni, sostiene Gerbino, non ha tempo, non ha scadenza né precise cadenze temporali, e vuole dare fiducia e spazio anche a giovani ricercatori.
Foto Vilma Maria Costa, Vincenzo Cucco