“La morte trasforma adesso decenni di esperienze in ricordi da consegnare alla memoria di chi resta e alla storia di Palermo, alla storia di una città che, lentamente ma inesorabilmente, con il tempo ne cancella i particolari, rendendo i tratti di questo e di altri suoi figli sempre meno nitidi, confusi, come avvolti dalla nebbia della dimenticanza, depositati per sempre in cassetti sigillati ermeticamente dai quali diventa impossibile trarre informazioni. A questo contribuiscono anche bestie fameliche bene addestrate allo scopo, che, travestite da uomini di fede, adoperano parole d’ordine piazzate al posto giusto e al momento giusto, che si conficcano nel bersaglio, infallibili come le pallottole di un sicario professionista”. Pagina 77 de “E già mattina” di Alberto Samonà. Un passo scelto a caso, perché in ogni pagina del libro si avverte e si esemplifica l’amore dello scrittore per la sua città, e come vorrebbe che fosse. Ma il tempo scorre inesorabile e la città si trasforma e la Palermo Felicissima e l’utopia socialista e l’avvento del Fascismo spazzano via gli ultimi aneliti di quella Bella Epoque che oramai sembra solamente l’immagine sbiadita di una cartolina postale. Sono sempre parole dello scrittore.
Cosa racconta Alberto Samonà in questa sua ultima fatica letteraria, romanzo, o, se volete, in questo suo saggio storico che parte dalla Palermo del 13 marzo 1866 e finisce il 10 febbraio 2013? Non è, innanzitutto, un saggio storico, anche se, racconta una storia che attraversa un secolo e oltre. E’ una storia di una delle famiglie nobiliari, i cosiddetti, ultimi gattopardi: i Monroy, proprietari dell’immensa Villa Ranchibile e del suo meraviglioso parco e parla anche di Carmelo Samonà, medico e scienziato, e della moglie Adele Monroy di Pandolifina o ancora di Alessandrina Samonà, la bambina nata due volte. Tutto questo e altro ancora. Ricordiamo che Alberto Samonà è anche giornalista, e la sua penna indagatrice sa cogliere gli aspetti della cronaca del tempo: con il dovuto “distacco” pur narrando egli stesso e in prima persona del declino della sua famiglia. E’ questo il grande merito dello scrittore che espone con dati oggettivi e incontrovertibili i fatti che sanno, di favole antiche, di misteri e suggestioni paranormali.
Splendide pagine, come se Alberto Samonà le avesse vissute in prima persona che descrivono lo splendore di Villa Ranchibile, del Castello di Venetico, prima del devastante terremoto del 1908 di Messina e Reggio Calabria e del Castello di Ventimiglia. Tutto finito, non per colpa in particolare di uno dei componenti della famiglia, ma del tempo e della Storia che ha bisogno dei suoi carnefici e delle sue vittime.
Alberto Samonà, nonno dello scrittore, si ribella a questo stato di cose, ma nulla può contro la volontà di donna Adele Monroy che trascorrerà con dignità degna del suo rango e di donna energica gli ultimi anni in un condominio a due passi del Giardino Inglese a Palermo che, per certi versi ricorda Villa Ranchibile. Non è necessario aggiungere altro, anche perché il libro, come tutte le cose belle, e “E’ già mattina” ne fa parte a pieno titolo, non solo “sava a taliari”, come diceva un vecchio slogan pubblicitario, ma si deve “mangiari”, per avvertire quel benessere, perché no, anche fisico, come quando si finisce di mangiare un cibo cucinato con la giusta maestria dal “novello” Ippolito Nievo (Alberto Samonà) come asserito da uno dei maggiori critici letterari siciliani, il professore Natale Tedesco che è anche il curatore della collana “Percorsi diversi” per conto della Bonanno Editore di Roma e Acireale.
Alberto Samonà (1972), giornalista, vive e lavora a Palermo. Scrive per il quotidiano Libero. Ha scritto per il Secolo d’Italia, L’Ora, La Sicilia, Oggi Sicilia. Ha pubblicato libri ispirati al “pensiero tradizionale” e alla conoscenza di sé: Le colonne dell’eterno presente (2001), La tradizione del sé (2003), Il padrone di casa (2008). Fa parte della giuria di Subway. E’ consigliere della Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella.
Chi dice che sia vissuta solo due volte? E’ sveglia enon disturbarla.