Palermo – Si muore quando si è soli. Partendo da quanto affermava Giovanni Falcone, l’8 aprile 2013 davanti il Palazzo di Giustizia si è tenuto il sit-in a sostegno del magistrato Nino Di Matteo e dei magistrati nisseni, destinatari di minacce di morte. L’iniziativa, promossa dal Movimento delle Agende Rosse di Salvatore Borsellino, è avvenuta in contemporanea a Torino, davanti il Tribunale della città piemontese.
Lo scorso 23 marzo sono state recapitate due lettere anonime alla procura di Palermo, in cui si riferisce la volontà di alcuni amici romani del boss Matteo Messina Denaro di uccidere Nino Di Matteo, il Pm che insieme ad Antonio Ingroia ha condotto l’indagine sulla presunta trattativa Stato-mafia e che rappresenta l’accusa nel processo a Mario Mori e Mauro Obinu, ex ufficiali del Ros. A seguito delle minacce, il Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica ha rafforzato la scorta al magistrato.
Stavolta siamo NOI a dire a Nino Di Matteo: non deve pensare mai, neanche per un istante, che il suo eccezionale lavoro e il suo impegno siano inutili. Non pensi mai, neanche per un istante, di essere solo, non lo pensi mai. Proprio partendo da queste parole, numerosi movimenti ed associazioni, fra cui il Comitato Addio Pizzo, il Comitato 23 Maggio, l’Associazione Culturale Resistenza Antimafia, si sono mobilitati e si sono uniti al Movimento delle Agende Rosse, per manifestare la loro solidarietà e la loro vicinanza al magistrato.
La redazione di TrinacriaNews ha incontrato Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso in Via D’Amelio, che ha manifestato l’importanza di una tale iniziativa. Vogliamo fare sentire il nostro affetto e la nostra vicinanza a Nino Di Matteo, che in questo momento si trova in grave pericolo. Si sta ripetendo in maniera esatta la stessa situazione del ‘92, tutti sapevano che Paolo Borsellino sarebbe stato ammazzato, ma fu lasciato solo. Forse, se la gente gli fosse stata più vicina, le cose sarebbero andate in maniera differente. Noi vogliamo svegliare la società civile, che purtroppo continua a dormire. Questo pomeriggio davanti al Palazzo di Giustizia ci sarebbe dovuta essere tutta Palermo, invece sono presenti sempre le stesse persone. Buona parte della città dovrebbe essere vicina a questo magistrato, che finalmente ci sta portando sulla strada della verità. Purtroppo la gente ha bisogno di piangere dei morti, piuttosto che sostenere delle persone vive. Siamo cittadini di uno Stato – continua Salvatore Borsellino – che, con la mafia non ha solamente intavolato l’ultima trattativa che portò alla morte di Paolo Borsellino, ma che dalla fine della guerra, da Portella della Ginestra in poi, ha continuato ad intavolare trattative con la criminalità organizzata, con la quale si è sempre scesi a patti. In questo momento, purtroppo, ci troviamo di nuovo in un momento difficile per il nostro paese, in cui il vecchio sistema di potere sta collassando ed è necessario passare ad una nuova piattaforma di potere. Se andate a vedere la storia del nostro paese, è proprio in questi frangenti che sono avvenute delle stragi a causa di pezzi deviati dello Stato. Dobbiamo però fare attenzione – sottolinea – la maggior parte dello Stato è sana ed è fatta di istituzioni ancora sane, purtroppo ci sono altri pezzi che da sempre hanno tramato per far sì che il corso della storia del nostro paese andasse in un certo verso. Oggi ci troviamo esattamente nella stessa condizione; non c’è un Presidente della Repubblica, né un governo. È necessario passare da un sistema di potere che è collassato ad un altro sistema. Sto rivivendo esattamente quello che ho vissuto nel ‘92, quando dovevano ammazzare mio fratello. Oggi mio fratello è Nino Di Matteo e cercherò di fare di tutto perchè la storia non si ripeta.
Durante il sit-in, la nostra redazione ha intervistato il Presidente del Comitato Addio Pizzo Ugo Forello, il quale ci ha parlato del significato di tale iniziativa. In un momento difficile come questo, per noi significa tanto; Di Matteo è uno dei giudici che sta cercando di fare luce su dei segreti che hanno segnato la storia di questo paese e che sono legati alla mafia e allo Stato. Dobbiamo far capire che c’è tanta gente che lo appoggia e soprattutto appoggia il desiderio di verità. Le risposte che dobbiamo dare devono essere molto chiare e dirette. In questo momento i cittadini hanno la responsabilità di informarsi, di agire, di creare un contesto sociale ed istituzionale diverso, perché ciò che è accaduto all’inizio degli anni Novanta possa non accadere più.
Anche Roberta Iannì, Vicepresidente dell’Associazione nazionale familiari vittime di mafia, ha espresso ai nostri microfoni l’importanza di una manifestazione di sostegno ad un magistrato che ha subito delle concrete minacce. È importante far sentire la nostra vicinanza oggi che lui è vivo e non fare i cortei quando è troppo tardi. Con strumenti come Internet riusciamo a metterci insieme e far sentire il nostro sostegno. Loro non sono soli. Anche se non possiamo fare oggettivamente da scudo a questi magistrati, possiamo dare il nostro supporto morale e psicologico. Devono sapere che noi cittadini onesti siamo qui per loro. Questo pomeriggio dovrebbe esserci molte più gente; probabilmente la gente è scoraggiata, forse perché esiste una sorta di assuefazione a questi temi.
Galleria fotografica Giancarlo Pace
Lo stesso Nino Di Matteo è intervenuto durante l’iniziativa, insieme al procuratore Francesco Messineo, al procuratore aggiunto Leonardo Agueci ed ai sostituti procuratori Roberto Tartaglia, Francesco Del Bene, Sergio Demontis. Di Matteo ha espresso il suo ringraziamento nei confronti di coloro che hanno dimostrato il loro sostegno; ha ribadito, inoltre, come l’attenzione rappresenti uno scudo, che permette di continuare, nonostante tutto, il loro ruolo di servizio alla collettività.
I lettori di TrinacriaNews possono ascoltare le audiointerviste che abbiamo realizzato. Le domande che abbiamo rivolto sono le seguenti:
Salvatore Borsellino
- In che modo questo sit-in può stimolare la società civile e l’opinione pubblica in questa situazione così grave?
- La trattativa Stato-mafia pone un importante interrogativo. Di quale stato siamo cittadini?
Ugo Forello
- Cosa significa essere qui per dimostrare il nostro sostegno al magistrato Nino Di Matteo?
- Quali risposte dare a chi pretende la verità, in nome di chi purtroppo ha già pagato?
Roberta Iannì
- In che modo questo sit-in può concretamente far sentire il proprio sostegno ad un magistrato che ha subito minacce di morte?
- Quanto l’opinione pubblica è responsabile di una sorta di “rimozione collettiva” che ha interessato questi anni?