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Anno XII - Num. 56 - 03 settembre 2024

Anno VIII - Num. 44 - 16 novembre 2020 Comunicati stampa

Petizione della Cgil Sicilia dopo l’esclusione delle donne dalla Giunta regionale

di Redazione TrinacriaNews
         

Sicilia: La Cgil regionale lancia una petizione per chiedere l’intervento del Presidente della Repubblica e del ministro delle pari opportunità dopo il varo di una Giunta regionale senza donne 
Palermo, 2 gen- Dopo il varo, in seguito al rimpasto di governo, della nuova Giunta regionale tutta al maschile, la Cgil Sicilia ha lanciato una petizione per chiedere l’intervento del Presidente della Repubblica e del Ministro delle pari opportunità “affinché si ponga fine a questa discriminazione”. Questo avviene, dice il testo della petizione “nonostante l’Ars abbia votato a giugno una norma per assicurare il 30% di alternanza di genere nelle istituzioni”. Nella petizione vengono evidenziate le criticità in Sicilia, dai dati sull’occupazione, a quelli del bilancio e della sanità. Nello scenario attuale, è il sostiene la Cgil “si toglie voce alle donne per adottare scelte per l’utilizzo delle risorse per il rilancio dell’economia senza nessuna attenzione alle relazioni di genere, all’impatto  differenziato su donne e uomini per l’effettiva promozione dell’uguaglianza”. “La questione meridionale-sostiene il sindacato- è questione femminile e di democrazia. “Le donne, per la ripresa economica della Sicilia, devono essere al centro e protagoniste delle scelte politiche che saranno adottate”.

La petizione #piùdonneperlademocrazia ( sul sito della Cgil Sicilia e sulla pagina Fb) è al link

http://chng.it/gjGyH7hCNb

Testo della petizione:

#piùdonneperlademocrazia

CGIL – Coordinamento regionale donne CGIL-Sicilia

A passo di gambero: esce dalla giunta siciliana l’unica assessora

Le siciliane sono 2.581.646, il 51,4% della popolazione. Per il presidente della Regione nessuna di tutte queste donne ha le qualità necessarie per ricoprire un incarico in giunta, e non importa se l’assemblea ha approvato a giugno una norma che assicura il 30% di alternanza di genere nelle istituzioni. Eppure fu siciliana la prima donna membro di un governo regionale in Europa (1947).

Evidentemente ai maschi oggi riesce molto meglio gestire la cosa pubblica, come dimostrano i record raggiunti.

I dati dell’occupazione? Siamo ai primi posti in Italia per disoccupazione e inoccupazione femminile, all’ultimo in Europa per numero di occupate. Aumenta la difficoltà delle giovani a trovar lavoro nonostante siano più istruite dei coetanei. In compenso si fa più pesante lo sfruttamento, che nei lavori agricoli approfitta delle condizioni di vulnerabilità in cui si trovano le braccianti, soprattutto migranti. Dilaga il lavoro nero, la cui emersione è di là da venire.

I dati sulla famiglia? L’Isola è al gradino più basso d’Italia per l’offerta di servizi all’infanzia: neanche il 10% dei bambini siciliani trova posto negli asili nido. Solo l’8,2% delle scuole offre la mensa (al nord il 60%). Nel 2019  milleottocentroottantratre  neomamme lavoratrici (+507 rispetto al 2018) si sono dimesse per la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia.

I dati sulla sanità? Siamo sul podio delle Regioni “malate”: peggio fanno solo la Campania e la Calabria.

I dati di bilancio? Un buco di un miliardo, a un passo dal default. Il parlamentino siciliano è il più costoso d’Italia. Stipendi, indennità e pensioni dei deputati non risentono della crisi.

Il pensiero, però, è profondo.

“Non conta ciò che è in mezzo alle gambe ma ciò che è in mezzo alle orecchie”:così parlò tale Vincenzo Figuccia, deputato regionale da poco approdato dall’Udc al gruppo di Salvini insieme alla famiglia. E con questa frase raffinata e lapidaria, degna delle nostre tradizioni letterarie, mise una pietra tombale sulle norme di parità oltre che su decenni di studi di genere e di pensiero della differenza.

Nulla accade per caso!

Nello scenario emergenziale e post emergenziale  il governo regionale siciliano toglie la  VOCE  alle donne  per  adottare  scelte  per  l’utilizzo delle ingenti risorse pubbliche collegate alle politiche di rilancio economico (recovery fund)  senza   nessuna attenzione alle relazioni di genere, dell’ impatto differenziato su donne e uomini per l’effettiva promozione dell’uguaglianza.

La questione meridionale è  “la questione femminile” ed anche di democrazia.

LE DONNE  per la ripresa economica  della nostra regione devono essere al centro e protagoniste delle scelte politiche che dovranno essere adottate.

Pertanto si chiede un autorevole intervento del Presidente della Repubblica e al Ministro per le pari opportunità affinchè venga posto fine a tale discriminazione.

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