Da quanto emerso dal dossier di Security without borders dal 2016 al 2019 il software denominato Exodus era contenuto in app disponibili sul negozio ufficiale di Google per smartphone (Play Store), app descritte come strumenti per migliorare le prestazioni dei device o per ricevere promozioni dall’operatore telefonico. In realtà, da quanto emerso da organi di stampa nazionale, il malware rendeva possibile controllare ogni interazione, messaggistica, chiamate, contenuti consultati e localizzazione GPS di tutti gli utenti che avessero scaricato l’app, inconsapevolmente.
In uno scenario complesso dove la realtà tecnologica vede l’incrocio di attività tra piattaforme come Google, forze di Polizia, operatori telefonici, il risultato è aver calpestato il diritto alla privacy di persone non coinvolte in procedimenti aperti dalla Magistratura.
Altroconsumo chiede chiarimenti anche a Google, nell’ottica di rinsaldare la fiducia tra piattaforma e consumatori.
Commenta Ivo Tarantino, responsabile relazioni esterne Altroconsumo: “Questo è il momento in cui politica e Parlamento devono dare prova di sé per stigmatizzare attività illecite in scenari multiformi e intricati e per creare condizioni future ma urgenti di linearità, nel rispetto delle attività della Magistratura e dei diritti dei cittadini”.
Altroconsumo aiuterà chi volesse capire se coinvolto in modo illegittimo nella vicenda. Maggiori informazioni nelle prossime ore su www.altroconsumo.it