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Anno XII - Num. 56 - 03 settembre 2024

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Giustizia: verso quali riforme?

Due giorni di studio e approfondimento sulla riforma della giustizia è stato l’appuntamento, promosso dalla Camera Penale di Palermo “G. Bellavista”- TRINACRIANEWS.EU HA INTERVISTATO IL PRESIDENTE DELLA CAMERA PENALE DI PALERMO “G. BELLAVISTA”, L’AVVOCATO VINCENZO ZUMMO

di Maria Pia Iovino
         

riforma giustizia URL IMMAGINE SOCIALPalermo – La due giorni di studio e approfondimento sulla riforma della giustizia è stato l’appuntamento, promosso dalla Camera Penale di Palermo “G. Bellavista” in cui, avvocati  e magistrati, deputati e senatori, insieme sono stati radunati per riflettere sui temi e le prospettive della Riforma del Processo Penale in Italia. All’evento, realizzato il 23 e 24 settembre, presso il Reale Albergo delle Povere, hanno preso parte, il Presidente della Camera Penale di Palermo “G. Bellavista”, l’avvocato Vincenzo Zummo, che ha moderato i lavori, il Senatore, Membro della 4ª e 5ª Commissione permanente del Senato, Marcello Gualdani che ha dato i saluti. Sono intervenuti il Presidente dell’Ordine degli avvocati di Palermo, Francesco Greco, il Presidente della Commissione Giustizia del Senato, Senatore Nico D’Ascola e l’avvocato Gioacchino Sbacchi, Presidente emerito della Camera Penale di Palermo. Notevole la presenza delle Istituzioni civili  e militari, tra cui il Questore di Palermo, dott. Guido Nicolò Longo, il Prefetto di Palermo, sua Eccellenza, Antonella De Miro, il sostituto Procuratore della Repubblica, dott.ssa Anna Maria Palma Guarnier, il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza, Generale Giancarlo Trotta, il Tenente Colonnello Mauro Carozzo, del Comando Provinciale dei Carabinieri.

L’Avv. Zummo, illustrando le linee generali della riforma, si è soffermato in particolare, sul regime di prescrizione e sulla nuova disciplina dell’ammissibilità dell’appello, rilevando che – “Il tema di cui si parla è in esame al Senato, la cui Commissione Giustizia é presieduta dal Sen. Nico D’Ascola. La complessità dei fenomeni da governare, la spinta di forme sempre diverse di populismi giudiziari che salgono dalla società e i vari  interventi emergenziali hanno fatto ritenere, a gran parte della politica, che su possa intervenire ripetutamente, sul processo penale. Processo penale che viene deturpato e violate le basi democratiche e costituzionali. Questo comporta che il processo penale è genuflesso di fronte a nuove forme di aspettative politiche e tecniche. Quindi, il processo penale non è più al servizio del cittadino per l’accertamento della verità, così come,  il dibattimento non è più il cuore del processo, che ha assunto una  dimensione minoritaria, essendosi ridotto ad una mera accettazione della pena. Guai al cittadino di trovarsi di fronte a patteggiamenti, riti abbreviati. Rimane come simulacro, solo il testo, per ricordare che il nostro processo è tendenzialmente, accusatorio”.  L’Avv. Zummo, di fronte  ad un asset giudiziario così delineato, si è posto l’interrogativo se fosse necessario fare queste riforme, andare a toccare l’appello del processo penale, o rafforzare invece, la tutela giuridica. – Ha aggiunto Zummo – “Noi dobbiamo dire grazie al Senato di esistere. Grazie perché in base alla norma della nostra Costituzione esiste ancora il bicameralismo perfetto. Altrimenti ci saremmo ritrovati imposto un nuovo appello come luogo minoritario, non di rivalutazione del processo, ma un luogo camerale non adeguato. Per fortuna questa norma non è passata. Io voterò no al referendum, perché occorre un’altra Camera. In questo caso, la Camera Alta, quella del Senato e non dei Deputati, che possa valutare con attenzione, gli elementi che l’altra Camera ha sviluppato”.

L’Avv. Francesco Greco, che ha trattato il tema sul regime di inammissibilità in ambito civilistico, ha voluto esaltare il ruolo sociale degli avvocati, sostenendo che “non ci può essere civiltà senza gli avvocati”. Noi, ogni giorno, nella nostra attività, ci adoperiamo per l’attuazione della tutela dei diritti. Laddove non c’è tutela dei diritti, laddove lo Stato non consente, a tutti i cittadini un percorso chiaro, rapido e concreto per ottenere la tutela dei diritti, non c’è democrazia; c’è il despota, il dittatore, che impone il proprio pensiero e non si può discutere. In democrazia c’è la tutela dei diritti dei cittadini. C’è libertà, quindi democrazia. Per esserci democrazia, ci deve essere la tutela dei diritti. Per esserci la tutela dei diritti devono esserci gli avvocati. Forti di questa considerazione, noi avvocati, dobbiamo uscire fuori dai perimetri dei Palazzi di Giustizia, dobbiamo uscire fuori dalle aule giudiziarie e dobbiamo diffondere, nella collettività, la cultura della legalità, del rispetto delle leggi, del rispetto delle Istituzioni,  del rispetto del potere costituito.  Quindi, dobbiamo aprirci, andare nelle scuole, andare in tutti i consessi in cui si parla di diritti, in cui si devono affermare i valori primari della nostra Costituzione. A proposito di “giusto processo (art.111 Cost.)”,Greco ha rilevato che –  “il giusto processo, nel civile, non esiste più. E’ qualcosa ormai di dimenticato. Non si può più dire che il processo civile sia un processo giusto, anche perché si è caduti nell’equivoco ricorrente secondo cui, “il processo giusto è quello che dura poco”. Ma, l’avv. Greco ha voluto rimarcare che – “il processo giusto è quello che deve avere un percorso che porta all’affermazione della verità ed il riconoscimento del diritto a chi ha ragione. Ormai, nel processo civile, si mira non all’accertamento della verità sostanziale, ma di quella processuale”. Ripercorrendo i nodi critici della riforma, Greco ha evidenziato al contempo, la riduzione delle garanzie del cittadino ricorrente e gli espedienti tesi ad impedirgli di impugnare un provvedimento. Così, per es.: “secondo questo progetto di riforma, il Governo è delegato a modificare i casi di cui il giudice giudica in composizione collegiale. Quindi, estendiamo le ipotesi di operatività del giudice monocratico. Si perde quel patrimonio di consultazione che avevamo in camera di consiglio. Il procedimento ordinario diventerà il “sommario”. Tutte le questioni, tranne pochissime, saranno decise con un processo sommario, ri-denominato “rito semplificato di cognizione”. Secondo disegno di legge scompariranno gran parte delle cause dinanzi alla Corte d’Appello. Scomparirà il collegio. Avremo il giudice d’appello che giudicherà, con le norme di primo grado, anche in appello”. Quindi, si impedisce ai cittadini di rivolgersi al giudice, terzo, facendo lo sgambetto agli avvocati. L’ultima cosa incivile che si è fatta da parte del Governo – ha continuato Greco – è il censo. In particolare, al fine di de-congestionare i tribunali, si è reso il processo civile costosissimo, raddoppiando  il contributo unificato.

Il Sen. Nico D’Ascola, é intervenuto sulla riforma all’esame della Commissione Parlamentare, rilevando – “Non siamo di fronte ad una riforma di sistema penale, processuale, ma di soluzioni che governano l’emergenza”. L’intervento del Senatore si è orientato su questioni giuridicamente e mediaticamente rilevanti, tra  cui, la disciplina della prescrizione. In particolare, D’Ascola ha fatto emergere che Il Senato ha ritenuto di bocciare delle soluzioni proposte, non solo perché presentate a conclusione degli interventi svoltisi in discussione generale, ma perché ritenute particolarmente deboli dal punto di vista sistematico e problematiche dal punto di vista applicativo, oltre che in sospetto di incostituzionalità”. In tema di prescrizione D’Ascola ha rilevato che “Se si divarica il tempo del fatto di reato e la data di inizio del processo, si precostituiscono le ragioni per cui un processo non si potrà celebrare. Ciò confliggendo con i principi contenuti nell’111 della Costituzione che  prevede il diritto dell’imputato di difendersi col giusto processo.A proposito di intercettazioni, D’Ascola ha evidenziato una nota positiva, per la quale, si fa obbligo al Pubblico Ministero di tutelare la riservatezza dei soggetti estranei alle indagini. In materia di Ordinamento penitenziario, in tale delega al Governo, D’Ascola ha evidenziato come, per la prima volta si parla di diritti del detenuto: “diritto alla salute, diritto ad un ambiente igienicamente sostenibile, diritto all’istruzione, diritto al lavoro, all’affettività. D’Ascola ha concluso trattarsi di una disciplina equilibrata, auspicando che, a fronte delle declamazioni formulate, segua con una disciplina, un provvedimento che concretamente le renda attuali.

L’Avv. Gioacchino Sbacchi, ha iniziato sostenendo che – “Il processo penale misura la civiltà di un  Paese. Quanto più è garantista uno Stato attraverso il processo penale, maggiore è il grado di civiltà di quel Paese”.In merito ai temi dell’appello penale e dell’inammissibilità ha dichiarato che “Per come è congeniata la riforma del processo penale all’interno del disegno di legge, non può certamente trovare un risvolto pubblico, in quanto si tradurrebbe in un’illiceità giudiziale, non solo  per gli avvocati, riducendo le garanzie della difesa, ma anche per il cittadino. Le riforme che andrebbero apportate al nostro codice di rito, sono certamente altre e dovrebbero andare da un lato verso il senso di giustizia ma anche verso quelle garanzie procedurali e civili che sono compendiate all’interno della nostra Carta Costituzionale.

TRINACRIANEWS.EU HA INTERVISTATO IL PRESIDENTE DELLA CAMERA PENALE DI PALERMO “G. BELLAVISTA”, L’AVVOCATO VINCENZO ZUMMO

zummoINTERVISTA:

Avv. Vincenzo Zummo

D. Giustizia riformata, giustizia da riformare. Rispetto a che cosa?

R. Il problema  è che, di alcuni passaggi, come la prescrizione, non ne vediamo la necessità, perché il fenomeno è stato molto amplificato. Ma i casi di prescrizione sono pochissimi e non sono diffusi come se ne parla. Poi, perche la prescrizione si imputa al  fatto che ci sono molte indagini, molti processi e per il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, ciò comporta l’ uguaglianza di tutti verso la legge. Quindi, è un male necessario la prescrizione. Altro è il discorso che fa l’Europa sulla corruzione. Quindi, a volte, sulla difficoltà di celebrare questi processi, c’è la necessità di aumentare la prescrizione, col rischio che, invece di provocare celerità nel processo penale, ci sia un ulteriore ingolfamento, perché c’è un rallentamento nei processi.

D. Nel nostro Paese abbiamo assistito ad una casistica di reati, di particolare gravità, per i quali è necessario un potenziamento della risposta punitiva. Possibile che sembra assistersi ad un percorso opposto?

R. No. Noi abbiamo l’esempio dell’omicidio stradale, che è un reato abbastanza grave, per il quale, il Parlamento ha fatto una legge ad hoc, per aggravare le pene. Ma, di per sé, le pene erano già gravi per l’omicidio colposo. Quindi, in realtà, già, esiste una legislazione molto forte da questo punto di vista. Per esempio, per i reati più gravi, non c’è un tetto di prescrizione. Il problema è che, ad ogni allarme sociale che si alza dalla società, si fa una legge per intervenire, in maniera immediata, repentina, sulla scorta di una spinta emotiva, senza un programma generale. Purtroppo, abbiamo visto che, sebbene in Italia ci sia l’”ergastolo ostativo”, nel senso che, per i reati più gravi, una persona rimanga detenuta a vita, non per questo, ci sono meno omicidi. Quindi, non è detto, a volte, che ad un eccesso di pena, corrisponda un deterrente a non commettere reati.

D. Quali sono i punti critici di questa riforma?

R. Intanto, questa è una riforma che noi avvocati non abbiamo voluto. Quindi, se non si capisce questo, non si comprende il perché di questi passaggi. Questa riforma, se voleva mettere mano al processo, in maniera seria, con il sistema di cui si sta parlando, avrebbe dovuto rafforzare il dibattimento. Quindi, ci sono gli allungamenti indiscriminati dei termini di prescrizione. Per esempio, per una delle più gravi forme di corruzione relativa agli atti contrari ai doveri di ufficio,  la prescrizione, con il sistema di cui si sta parlando adesso, arriva a 18 anni, rispetto al principio costituzionale della “ragionevole durata del processo”, che deve durare entro determinati spazi. Inoltre, questa riforma nasce per limitare il ricorso del cittadino ad appellare. E’ una cosa ingiusta, perché il diritto di appello, anche se in Costituzione non è espressamente previsto, è fatto appositamente, per correggere gli errori giudiziari. Non si può limitarlo per un “efficientismo”. Quindi, qua si confonde che alcuni istituti come la prescrizione, l’appello, che sono la base della democrazia, vengono sacrificati per un malcelato od uno “scorretto” efficientismo. Non sempre all’efficientismo corrisponde una qualità del diritto.

D. Quindi, la giustizia certa diventa un obiettivo sempre più lontano?

No. C’è uno strumento che è il processo penale, il cui cuore è il dibattimento, ed è questo che va potenziato! Invece, si potenzia sempre un’idea di giustizia che è condivisione dell’accettazione della pena. Che significa? Che si potenzia tutto per chi è colpevole. Ma chi è innocente, rischia di essere distrutto in questo sistema che invece, non gli dà garanzia nel dibattimento!

D. Cosa pensa della soppressione del Tribunale dei Minorenni ed il suo passaggio al Tribunale di Famiglia?

R. Personalmente, penso sia una cosa sbagliata, perché ritengo che abbia una funzionalità speciale e specifica. Io mi sono accorto che c’è ancora, molta inesperienza del Tribunale Ordinario che già, si occupa di aspetti del diritto minorile, rispetto al vero e proprio tribunale dei minorenni. Il Tribunale dei Minori ha una funzione importante. Però, temo che non si sappia difendere. Quindi, per questo motivo rischia, veramente, di essere soppresso.

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