L’Oreto, il maltrattato fiume di Palermo, come il Mekong in Laos, il Rio Toa a Cuba, i veneti Sile e Piave e i corsi d’acqua del Belize, in Centroamerica. Saranno queste le tappe di The Raftmakers, il nuovo progetto con cui il documentarista siciliano Igor D’India esplorerà i fiumi del mondo a bordo di zattere di fortuna. Le riprese sono già iniziate da alcuni mesi, ma ora bisogna girare le ultime tappe e procedere alla fase di post produzione, confezionando un documentario e una serie televisiva in sei episodi. Il percorso, che aveva mosso i suoi primi passi in solitaria, sarà sempre più condiviso.
È stata infatti lanciata una campagna crowdfunding sulla piattaforma internazionale Indiegogo: c’è tempo fino al 26 luglio per pre-ordinare il film e contribuire a raggiungere l’obiettivo di 28.000 dollari. Avventura, ecologia, conoscenza di altri popoli e culture: sono questi i fili conduttori di The Raftmakers.
Igor D’India a partire dal mese di febbraio 2015 ha già attraversato il Mekong, devastato dall’inquinamento nella totale indifferenza della popolazione; i paradisi naturali dei fiumi Toa e Yumurì in una Cuba che nei prossimi mesi si appresta a cambiare radicalmente; il Sile in Veneto, dove le problematiche ambientali sono sotto gli occhi di tutti ma ci sono anche gruppi di attivisti che non si arrendono e lottano per i propri fiumi. Conoscere questi corsi d’ac qua “da dentro”, esplorandoli su zattere improvvisate, significa entrare in simbiosi con l’ecosistema e le popolazioni che lo abitano e raccontare le loro storie in prima persona, senza filtri. Vivendo avventure autentiche e imprevedibili, senza troupe, tecnologie e supporto esterno, nello stile dei vecchi pionieri. Ma, per quanto sia ormai abituato a viaggiare ai quattro angoli del Pianeta, Igor D’India non perde mai di vista la sua Palermo , città dov’è nato e cresciuto. Proprio per questo una delle prossime tappe sarà il fiume Oreto, a cui il filmmaker aveva già dedicato il documentario Oreto – The Urban Adventure , che aveva fatto molto parlare di sé per la sua denuncia cruda e diretta de lle disarmanti condizioni di incuria e abbandono in cui versa l’unico corso d’acqua del capoluogo. «L’Oreto è stato il primo fiume in assoluto con cui io mi sia mai cimentato – dichiara D’India – . Per me all’inizio era il fiume, perché era quello che vedevo sotto casa da piccolo, tant’è che nel 2010 l’ho risalito a piedi e ho realizzato un primo documentario. Adesso ho deciso di includerlo nella serie The Raftmakers perché è un altro esempio interessante di convivenza uomo – fiume: il peggiore in assoluto. Lo definisco così perché, a differenza del gigantesco Mekong che allo stato attuale delle cose sarebbe impossibile da bonificare, l’Oreto è un corso d’acqua di circa 20 km e riportarlo al suo antico splendore non comporterebbe chissà quale sforzo. Voglio tornarci per vedere cos’è cambiato negli ultimi sei anni e per affrontarlo con uno spirito diverso: la prima volta era un’esplorazione personale, ora è un confronto con altri fiumi del mondo. Secondo me è molto interessante paragonarlo al Sile, in Veneto, un altro piccolo fiume urbano messo a dura prova dall’inquinamento, dove però ci sono gruppi di volontari che si attivano quasi quotidianamente per ripulirlo; nell’Oreto, al contrario, non ho visto nessun impegno attivo per migliorare le cose. Da un altro punto di vista, lo si può paragonare ai fiumi cubani: alcuni di essi hanno una conformazione simile a quella dell’Oreto e pertanto fanno intuire come potrebbe essere stato questo fiume centinaia di anni fa». Per realizzare la tappa in Sicilia, così come quella sul Piave (che chiude il capitolo “nostrano” della serie) e quella in Belize alla scoperta delle antiche popolazioni Maya, servono risorse. Risorse per le spese vive, i biglietti aerei, l’attrezzatura e l’assicurazione, ma anche per la post produzione: montaggio, musiche, coautore, grafiche e così via. Tutti elementi indispensabili per raggiungere quello standard qualitativo che faccia sì che The Raftmakers non abbia nulla da invidiare ai documentari e alle serie televisive di avventura che riempiono i palinsesti televisivi e i programmi dei Festival. Per questo Igor D’India coinvolge in prima persona tutti i conterranei che vogliono sentir raccontare la storia del proprio fiume: c’è tempo fino al 26 luglio per pre-ordinare il film (nella versione da 1 ora e 20 minuti) e ricevere in cambio, a seconda dell’entità del proprio contributo, una foto della spedizione, una maglietta, un workshop e così via. Non a vendo alle spalle case di produzione o grandi sponsor, infatti, il documentarista ha scelto la strada del crowdfunding, che soprattutto all’estero è una realtà ormai da anni e ultimamente si sta muovendo a grandi passi anche nel nostro Paese. Tutte le informazioni sul progetto, sulle ricompense e sul modo in cui verranno usati i finanziamenti sono disponibili su https://www.indiegogo.com/projects/the-raftmakers/
I concittadini di Igor hanno già accettato la sfida con entusiasmo in occasione dell’evento Bolazzi for The Raftmakers – Igor D’India Ecofunding , organizzato lo scorso 27 giugno da VediPalermo nella location di Bolazzi Bistrot. Una serata di dibattiti, arte, musica e buona birra che sarà solo la prima di una serie di eventi a sostegno della campagna, che verranno annunciati in queste settimane. IGOR D’INDIA – ABOUT Igor D’India (palermitano, classe 1984) nel 2005 gira Le finestre di Beslan, inchiesta indipendente sulla strage dell’Ossezia del Nord dove persero la vita 186 bambini. Tra il 2009 e il 2010 affronta il Mongol Rally e l’Africa Rally a bordo di una sgangherata Y10 acquistata per 400 euro e l’anno successivo, i n occasione del 150 anniversario dell’Unità d’Italia, ripercorre a ritroso in bicicletta il cammino di Garibaldi, da Marsala a Palermo, documentando il viaggio con un iPhone. Nel 2012 trascorre un mese in isolamento nella Grotta del Pidocchio, a Monte Pellegrino (Palermo), senza riferimenti temporali né luce naturale e realizza Geologia di un Sogno . Il suo primo incontro coi fiumi risale però al 2010, quando ripercorre a piedi, dalla foce alla sorgente, il fiume Oreto, che attraversa la città di Palermo e ormai è ridotto a discarica a cielo aperto. Nel 2014, seguendo le orme del celebre esploratore e alpinista Walter Bonatti, viaggia per 7000 km in autostop da Toronto allo Yukon Territory, per poi percorrere 1.400 km nel fiume Yukon in canoa in solitari a . Le condizioni climatiche avverse lo obbligano a concludere la spedizione a Fort Yukon (Alaska) e a continuare il viaggio con mezzi alternativi. Da quest’esperienza realizza il documentario The Yukon Blues e, colpito dalle conseguenze tangibili dei cambiamenti climatici, inizia a maturare le prime suggestioni che porteranno a The Raftmakers .
LINK Pagina crowdfunding: https://www.indiegogo.com/projects/the – raftmakers/ Sito ufficiale di Igor D’India: www.igordindia.it
Pagina Facebook The Raftmakers: https://www.facebook.com/theraftmakers/
Archivio fotografico: https://www.flickr.com/photos/130714696@N05/albums
Oreto – The Urban Adventure: https://vimeo.com/37989038