#siamotuttiAlmaviva#siamotuttiPalermo , questo hashtag rappresenta la voce del popolo dei call center che in queste ultime settimane è entrato con forza nella rete e nei social, dopo l’annuncio, dell’azienda Almaviva, lo scorso 21 marzo, di prossimi tagli che coinvolgono circa 3000 lavoratori del gruppo di proprietà della famiglia Tripi. In particolare gli esuberi comunicati sono cosi spalmati: Palermo (1670), Roma (918) e Napoli (400).
Proprio a Palermo, dove più si è abbattuta la scure dei temuti licenziamenti, i lavoratori hanno messo in campo in maniera civile e dignitosa tante e diverse iniziative a sostegno della loro occupazione, per dire NO alla perdita del posto di lavoro, NO alla delocalizzazione selvaggia, NO al massimo ribasso nelle gare di appalto delle commesse: sit-in, presidi, iniziative di solidarietà sul web e sui social (facebook, twitter), dopo l’ufficialità da parte dell’azienda di avvio delle procedure di mobilità.
Sabato scorso, 9 aprile, alla “Leopolda” sicula, presso le ex fabbriche Sandron, i lavoratori Almaviva hanno fatto sentire forte la loro voce; ma non solo, sono già in cantiere altre iniziative. Per stasera è prevista in via Libertà, una veglia, una catena umana che partirà da via Cordova (dove c’è una delle due sedi palermitane dell’azienda), sino a piazza Croci e, i dipendenti Almaviva sfileranno con un lumino rosso, tenendosi per mano, formeranno una catena umana, come simbolo di vicinanza con la città di Palermo, dei 1600 lavoratori circa e delle loro famiglie, coinvolti nel piano di esuberi.
Siamo già alla vigilia dell’incontro decisivo per il futuro dei dipendenti Almaviva, che si svolgerà domani, 13 aprile, presso il Ministero dello sviluppo economico; presenti i sindacati, i vertici aziendali e il Governo. Lo stesso giorno è indetto lo sciopero nazionale in tutte le sedi dove fa capo l’azienda.
Almaviva rappresenta per il Paese uno dei maggiori esponenti dei servizi in outsourcing. Alitalia, Sky, Vodafone, Enel, Wind, Telecom, Poste Italiane, sono le principali aziende che esternalizzano alcuni dei loro servizi ad Almaviva quali il customer care, le attività di back office e comunque tutto ciò che entra in contatto con i clienti.
Ma cosa vuol dire outsourcing? E’ un termine prettamente usato in economia aziendale, che significa appunto dare incarico ad una società esterna specializzata nel settore call center (quale ad esempio Almaviva), una fase o un’attività tipica della propria impresa, per abbassare i costi di tali attività o processi produttivi per i quali non si ha particolare efficienza.
Sulla vertenza occupazionale di Almaviva, alcuni dei problemi lamentati dai lavoratori, dalle parti sociali e dalla stessa azienda, sono le gare al massimo ribasso, con una palese incidenza negativa sul costo del lavoro, che diventa eccessivo in relazione ai margini di guadagno delle imprese di servizi di telecomunicazioni. Ma non solo. Nondimeno va affrontato il fenomeno della delocalizzazione, ovvero il trasferimento dei servizi all’estero, che comporta una grave perdita di occupazione in Italia a fronte della migrazione verso altri paesi, dove i lavoratori vengono spesso sfruttati e poco tutelati.
Occorre, altresì, regolamentare un altro aspetto importante per ciò che riguarda il tema delicato della tutela della privacy, in riferimento alla delocalizzazione in paesi dell’est o del nord africa, dove appunto non esiste una garanzia certa per il cittadino/utente italiano di protezione dei dati personali, quali i dati fiscali, bancari, anagrafici.
In verità una legge per arginare il fenomeno delle aziende che de localizzano c’è. Ma di fatto non viene applicata. E questo è stato più volte ribadito dai sindacati, dal’azienda e dai lavoratori. In particolare l’art 24 bis del decreto legge 83 del 2012 titolato: “Misure a sostegno della tutela di dati personali, della sicurezza nazionale, della concorrenza e dell’occupazione nelle attività svolte da call center, che regola le attività dei call center italiani che delocalizzano all’estero”.
Cosa prevede questa norma? Certamente delle regole chiare e precise per le aziende che trasferiscono le commesse all’estero, sul trattamento dei dati sensibili e sulla tutela dei lavoratori italiani, ma soprattutto, l’obbligo di informare l’utente se la chiamata verrà gestita da un operatore straniero o italiano, prevedendo in caso di violazione sanzioni sino a 10 mila euro per ogni giorno di mancato rispetto della normativa.
TrinacriaNews.eu ha intervistato per i nostri lettori i rappresentanti delle sigle sindacali che si stanno occupando della vertenza.
Per la Uilcom, Giuseppe Tumminia, segretario regionale.
D: Il sottosegretario Faraone si è detto ottimista sulla vertenza Almaviva. Lo stesso può dirsi delle parti sociali?
Non si tratta si essere ottimisti o pessimisti ma è un dato di fatto che in un Paese ad economia avanzata non si possono lasciare a “perdere” migliaia di lavoratori. Questo resta un settore in crescita e solo l’assenza di regole “forse” non casuale ha determinato tale scenario.
D: La posizione di Uilcom su questa vicenda che coinvolge migliaia di lavoratori, di famiglie, di vite?
A questo punto può dirsi che I lavoratori non hanno più nulla da dare, considerato che la maggioranza sono a 4 ore da 4 anni in contratto di solidarietà, le soluzioni possibili passano per il mantenimento di tutti i livelli occupazionali è da bonificare il confine dei committenti pubblici e privati che hanno deregolamentato il mercato fino alla naturale implosione, le grandi aziende di utility del Paese hanno l’obbligo di rientrare il lavoro in Italia è contribuire alla tenuta dello stato sociale, ci sono alcune “voci” sul valore reale della commessa che deve essere affrontato in piena trasparenza. Non possiamo continuare a ipotecare il futuro di migliaia di uomini e donne presi in ostaggio da questa vertenza. Va aperto lo stato di crisi e previste tutte le risorse economiche utili a sostenere formazione, occupazione e sviluppo.
Per Fistel-Cisl, Francesco Assisi, segretario regionale:
D: Quali possibili scenari dopo l’incontro presso il Mise?
E’ importante avere, in primo luogo, una rassicurazione formale per noi, sindacati e azienda che ci sia un impegno sugli ammortizzatori sociali, altrimenti non molleremo la presa.
Occorre accertare, da parte del Governo o del Presidente del Consiglio, uno stato di crisi del settore, che permetta appunto di avere un piano strutturale di ammortizzatori sociali, in maniera tale che per i prossimi 2 o 3 anni possiamo riuscire a fronteggiare la crisi in Italia; in questo modo le aziende possono organizzarsi in piani di ristrutturazione in funzione di futuri investimenti.
Quello di domani è un tavolo dedicato proprio a questa vertenza ; dopo tale data, ci sarà un importante tavolo tecnico il prossimo giorno 18, per rendere concreti gli obiettivi che ci siamo posti. Sicuramente serve un piano strutturale di ammortizzatori sociali, sicché nelle more della vertenza si possano trovare soluzioni per la crisi del settore call center.
L’accordo al quale miriamo verte, appunto sul piano di ammortizzatori; in particolare chiediamo che venga inserito nel Decreto di stabilità un piano strutturale per il mondo dei call center; ciò può cambiare lo scenario per noi e le aziende.
D: Qual è la posizione di Fistel-Cisl su questa vicenda complessa?
E’ importante coinvolgere il governo in ogni caso, perché deve interessarsi ad un comparto che occupa 8000 risorse. 3000 non sono altro che la punta dell’iceberg; se non si trovano soluzioni immediate ed efficaci verrebbero interessate altre migliaia di risorse.
Vorrei precisare cosa vuol dire strutturare gli ammortizzatori sociali. Sino ad oggi sono stati utilizzati quelli in deroga, un mare nel quale pescano tutti; invece occorre fare riferimento ad una quantità di risorse che il Governo vuole investire nel settore call center; ciò comporterebbe un abbattimento del costo del lavoro sulle aziende, mentre può mettersi in campo una ristrutturazione e riprogrammazione delle attività.
TrinacriaNews ha posto alcune domande a Salvo Seggio, RSU Almaviva:
D: Quanto è importante l’imminente incontro con il Governo?
Molto importante è trovare un’intesa col Governo per venire incontro alle esigenze Almaviva, che in questo momento ha bisogno degli ammortizzatori sociali per tirare avanti. Questo per dare tempo alle istituzioni di fare rispettare le leggi ed intervenire in maniera tale che la normativa di settore venga rispettata, o altrimenti vengano concretamente applicate le sanzioni in caso di violazioni. Questo permetterebbe di scongiurare i licenziamenti e dare il tempo al Governo, appunto, di applicare le normative e rientrare con i costi del lavoro. Occorre precisare che noi perdiamo il lavoro grazie a gare che vengono aggiudicate al massimo ribasso e per le delocalizzazioni delle commesse. Una competizione quindi, che non è basata sulla qualità ma sul costo del lavoro, sempre più basso.
D: Il maggior numero di esuberi a Palermo. Qual è la ragione?
La spiegazione sta nel fatto che il 60 % della popolazione Almaviva si trova in Sicilia. Il calo di volumi dell’ultimo periodo è dovuto alle competizioni a cui facevo riferimento e alla perdita della commessa Enel, una commessa statale che è sta aggiudicata a 29 centesimi al minuto quando noi costiamo 40 -45 centesimi.
D: Sit-in, iniziative, eventi a sostegno di questa vertenza. Quanto è importante questa strategia nella risoluzione del problema occupazionale?
E’ veramente importante perché ci stiamo giocando una partita importante con il Governo. Stasera faremo una veglia, una catena umana, alle ore 21, presso il sito di via Cordova. E’ importante la nostra presenza a Palermo e, con queste iniziative cerchiamo di sottolineare questo aspetto. Parlare di Almaviva vuol dire parlare di 3000 persone che perdono il posto di lavoro, 1670 solo nella città di Palermo. Un’economia che si ferma. Noi con il nostro reddito, sovvenzioniamo asili nido, strutture pubbliche, attività commerciali, paghiamo le tasse.
Per la Slc-Cgil Palermo, Maurizio Rosso, segretario provinciale.
D: Quali aspetti importanti vanno affrontati sulla questione Almaviva domani presso il Mise?
In particolare occorre, in primo luogo, fare luce sulle regole che interessano il settore call center che fino ad oggi non sono state applicate; il riferimento è alle gare al massimo ribasso e alle delocalizzazioni selvagge. Inoltre, occorre regolamentare il sistema degli ammortizzatori sociali, affinché il settore possa diventare un settore industriale. E’ importante che vengano applicate le sanzioni per chi delocalizza senza nessun controllo e che non venga più disattesa la norma prevista dall’art. 24 bis. Sono aspetti di fondamentale importanza che bisogna porre all’attenzione, durante l’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico. Assodate queste cose, occorre da parte delle imprese in generale dei call center, fare investimenti sul capitale umano e sulla tecnologia. Avere una prospettiva di piano industriale seria e concreta, per i tutto il settore, insieme al Governo e alle rappresentanze sindacali.
D: Il settore call center può essere produttivo per il paese?
Può avere una possibilità di sviluppo importante, perché sicuramente può raccogliere attorno a sé tutto il settore dei servizi, soprattutto alla luce della digitalizzazione e delle piattaforme multimediali, dando prospettive di lavoro e di sviluppo non indifferenti.
D: Le aziende di call center hanno investito abbastanza in Sicilia o poteva farsi di più?
No. Adesso, però, è arrivato il momento di fare investimenti più incisivi, ad esempio portare un pezzo di IT (information tecnology) qui a Palermo, e implementare la formazione sul capitale umano.
Per Ugl Telecomunicazioni il segretario provinciale Antonio Vitti:
D: Mercoledì 13 Aprile Tavolo al Mise per Almaviva. Soluzione vicina?
In questo momento non ci sono soluzioni preconfezionate. Sicuramente bisogna aprire un tavolo unitario con l’azienda, i committenti, i sindacati e il Governo, dove ognuno deve fare la sua parte, al fine di azzerare gli esuberi dichiarati. A nostro avviso occorre pensare ad un piano di riconversione professionale. Questo perché, Ugl telecomunicazioni non condivide la situazione per cui, una volta persa una commessa, i lavoratori interessati non possano essere impiegati in altro servizio allocato su un altro sito in ambito nazionale. Da ciò ne consegue che, se ci sono esuberi, questi vanno spalmati su tutto il territorio in maniera proporzionale. Occorre precisare che la parte dei committenti è molto importante. Basti pensare a grandi colossi come Vodafone o Wind, che vogliono cablare quasi tutto il Paese, con la fibra, arrivando pure nelle zone rurali; quindi l’interesse economico c’è; inoltre il processo di digitalizzazione oramai va fatto, assieme al Governo e Almaviva, che è un partner importante che non può rimanere certo fuori. Un aspetto importante sulle risorse umane di Almaviva va precisato: il lavoratore Almaviva ha tutte le qualità per potere sostenere un percorso di riconversione professionale; basti pensare che la cultura media è il diploma o la laurea; inoltre parliamo di risorse giovani. Quindi, può trovarsi facilmente una chiave di riconnessione per le professioni del futuro, anche con l’ausilio dello Stato o della Regione, che può mettere a disposizione dei pacchetti formativi. In quest’ottica va affrontato il problema occupazionale del settore.
TrinacriaNews.eu ha posto alcune domande a Riccardo Catalinotto, coordinatore provinciale per Almaviva
D: Cosa chiede Ugl Telecomunicazioni al Governo?
La lotta alla delocalizzazione per ciò che riguarda il nostro made in Italy, sia che si tratti di prodotti (olio d’oliva siciliano che molto spesso deve competere con l’olio che viene ad esempio dalla Tunisia) o di servizi come Almaviva; credo che il nostro prodotto italiano comunque deve essere tutelato dalle istituzioni. E’ importante regolamentare gli appalti poiché è inconcepibile assegnare gli appalti sulla base del massimo ribasso e, certamente il costo non può andare sotto il minimo salariale.
D: Quali sono i paletti che il Governo può mettere a tutela del settore call center?
Certamente l’art. 24 bis rappresenta un punto cardine sul tema. Una norma che prevede la possibilità di scelta per l’utente italiano di parlare con un operatore italiano o straniero. Legge che allo stato delle cose risulta essere disattesa.
D: Le colpe sono da imputare alla globalizzazione nel settore telecomunicazione?
Il termine globalizzazione in realtà è stato inteso come delocalizzazione; ciò che doveva essere un interscambio di lavoro, merci o servizi, è diventato invece una corsa al comprare merci o servizi, dove costa di meno. La grande assente in questo scenario è la politica, che invece di essere protagonista del fenomeno di un mondo globale, ha permesso la gestione da parte delle multinazionali, il cui interesse prevalente è quello economico.