Sessantacinque quadri, nove disegni, cinque incisioni e quattro sculture. Ecco, in numeri, la mostra ‘Antonio Ligabue. Tormenti ed incanti’, dedicata all’artista di Gualtieri, che è stata inaugurata ieri 19 marzo a Palazzo dei Normanni di Palermo e resterà aperta fino al 31 agosto 2016.
La mostra è stata presentata dal presidente della Fondazione Federico II Giovanni Ardizzone, il direttore generale della Fondazione Federico II Francesco Forgione, il curatore della mostra Sandro Parmiggiani, direttore della Fondazione Museo Antonio Ligabue e Sergio Negri, presidente del comitato scientifico. L’esposizione è promossa infatti dalla Fondazione Federico II di Palermo e dalla Fondazione Ligabue, con l’organizzazione generale di C.O.R. Creare-organizzare-realizzare. Attraverso oltre ottanta opere, la mostra propone un excursus storico e critico sull’attualità dell’opera di Ligabue che, seppur incentrata su pochi temi sempre ripetuti e sempre rinnovati, rappresenta ancora oggi una delle figure più interessanti dell’arte del Novecento.
“La mostra di Ligabue – afferma il Presidente della Fondazione Federico II Giovanni Ardizzone – è una tappa di fondamentale importanza per la Fondazione Federico II, un ulteriore evento per contribuire alla diffusione della cultura dal fascino internazionale in Sicilia che rappresenta un momento di aggregazione culturale per i visitatori provenienti alla Sicilia e da tutto il mondo a Palermo. Un’occasione in più in un percorso turistico e di bellezza che attraversa 2500 anni di storia”. Il genio artistico, la folle magia dei colori, l’umanità sofferta e dolente vissuta tra “tormenti e incanti” e fissata con le tinte forti della tavolozza di Antonio Ligabue, si offriranno ai visitatori e ai turisti che sceglieranno Palermo, il suo Palazzo Reale con la Cappella Palatina, da primavera alla fine di agosto del 2016”. “Si tratta di una mostra ricca – ha detto Francesco Forgione, direttore generale della Fondazione Federico II – che ripercorre l’intero arco della vita artistica di Ligabue, parallela a una odissea umana che, attraversando due secoli, due Paesi e due guerre, ha sconvolto la sua stessa esistenza”.
Nel percorso espositivo oltre sessanta opere ad olio, cinque sculture in bronzo e una sezione dedicata alla produzione grafica con disegni e incisioni. Tra le opere esposte a Palermo anche quattro opere inedite, mai esposte prima, che rappresentano figure di animali: Volpe in fuga col gallo in bocca (1943-44), Cavalli, Leopardo con Antilope e Rapace. ‘Antonio Ligabue (1899-1965). Tormenti e incanti” intende fare conoscere i diversi esiti dell’opera dell’artista nel corso della sua lunga attività, che si estende dagli anni Venti fino al 1962, declinati nelle diverse tecniche attraverso le quali Ligabue si è espresso. La mostra si snoda in tre sezioni che raccontano, in ordine cronologico, la produzione artistica di Antonio Ligabue e che corrispondono ai tre periodi in cui viene suddivisa la sua opera.
“Ancora oggi – afferma il curatore della mostra Sandro Parmiggiani – se si interpellassero le persone comuni su Antonio Ligabue, probabilmente risulterebbe non dico plebiscitaria, ma di gran lunga prevalente, la definizione di “naïf”, magari seguita da quella, su cui pure si sta insistendo da anni, di un artista associabile alle variegate esperienze dell’arte segnata dalla “follia”: termini fuorvianti, che ci allontanano dalla comprensione del nucleo profondo di verità dell’opera di Ligabue”. “Eppure lui – prosegue Parmiggiani – non può certo essere considerato un artista dimenticato o oscurato nei cinquant’anni trascorsi dalla sua morte: il favore del collezionismo, pur ristretto, è stato costante, e forse ciò ha contribuito a provocare, in chi si occupava del commercio delle sue opere, una caduta di interesse sulla reale comprensione dell’essenza del suo lavoro”.
“Tra le tante mostre di Ligabue che ho avuto modo di curare nel corso della vita – commenta Sergio Negri, presidente del Comitato Scientifico – ricordo con immenso piacere quella promossa nel 1984 dalla Città di Palermo e dal Municipio di Gualtieri (Reggio Emilia) a Villa Palagonia di Bagheria, per il grande successo e la viva risonanza riscontrati in tutta la Sicilia, e non solo. Ora, a distanza di oltre trent’anni, e certamente in una veste scientifica più completa e maggiormente approfondita, grazie anche ad una rigorosa selezione del materiale artistico, sia in senso cronologico che espressivo, viene riproposta l’opera del grande pittore in questa mostra antologica nella prestigiosa cornice del Palazzo Reale di Palermo”.
La prima sezione della mostra comprende le opere realizzate tra il 1928 e il 1939, connotate da una notevole incertezza grafica e coloristica. L’impianto formale appare semplice, spesso concentrato su di un’unica immagine centrale, con pochi elementi di vegetazione e deboli richiami azzurrognoli sullo sfondo. La fantasia creativa è ancora incerta e il colore è molto tenue e soffuso. Già in questo primo periodo appaiono i due temi fondamentali della sua opera: gli animali, spesso feroci, esotici, ma anche domestici e i celebri autoritratti, nei quali l’artista racconta impietosamente il suo volto, ma con la costante riaffermazione della sua identità, quasi a richiamare l’attenzione sembra dire “guardatemi, sono io, l’artista” Ligabue studiava accuratamente l’anatomia degli animali che rappresentava, e le loro posture tipiche assunte nelle fasi della caccia o del lavoro, desumendole dall’osservazione diretta o da varie fonti iconografiche poi rielaborate in una forma personale di espressività visionaria.
Non mancano in questa prima sezione anche gli altri soggetti tipici della sua produzione, come le scene di vita agreste con gli animali da cortile.Nella seconda sezione della mostra, che comprende le opere realizzate tra il 1939 e 1952, la connotazione estetica assume valori altamente qualificanti sia nel colore sia nell’elaborazione di forme più complesse. Fra i diversi elementi espressivi della nuova impostazione stilistica il protagonista diventa il colore, caratterizzato da un tonalismo particolarmente caldo e vivido, e impreziosito da una materia molto spessa e brillante. Man mano che si avvicina alla pienezza della sua capacità creativa, esterna in modo sempre più efficace il dramma della sua esistenza, attraverso la configurazione dell’aggressività animale. Per questo, con il passare del tempo, l’artista si affiderà sempre più ai canoni esasperati della forza espressiva e della rigorosità plastica, al fine di evidenziare meglio i sentimenti che da sempre albergano dolorosamente nel suo animo.
La terza sezione della mostra si riferisce alla produzione del decennio 1952 – 1962, anno in cui Ligabue viene colpito da una paresi che lo lascerà invalido sino alla morte, avvenuta nel 1965. La produzione pittorica degli ultimi dieci anni è senz’altro la più numerosa. In questa ultima fase è riscontrabile una non comune discontinuità del livello qualitativo; a differenza del ciclo precedente in cui oscillazioni di questo tipo avevano solo un carattere episodico. Allo stesso tempo in questo ultimo periodo si assisterà al progressivo incremento di tale genere di produzione negli anni successivi, in modo particolare quando avrà inizio una insolita richiesta di opere, che lo vedrà sottoposto, anche controvoglia, a ritmi di lavoro molto intensi e troppo prolungati. La sua attenzione è pienamente rivolta adesso verso concezioni stilistiche nuove, in cui l’argomento trattato assume centralità assoluta rispetto all’espressione pittorica e allo svolgimento scenico, tanto da far sentire al pittore la necessità di ampliare al massimo le dimensioni del soggetto in primo piano, spesso sottoposto a deformazione figurativa, per caricarlo di una maggiore espressività estetica. Anche per quanto riguarda i colori si assiste a una graduale riduzione della scaletta dei toni, per favorire una più sobria ed efficace visione figurativa. (fonte AdnKronos)