Palermo, 20 gen- Nelle aziende del gruppo Eni in Sicilia ha aderito allo sciopero generale proclamato da Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil su scala nazionale il 98% dei lavoratori. In tutte le realtà produttive- Milazzo, Priolo, Ragusa e Gela i lavoratori hanno svolto assemblee e manifestazioni. A Gela è stata fermata la produzione dei pozzi petroliferi. E’ proprio Gela il punto di maggior crisi di Sicilia. “Dopo più di un anno dalla sottoscrizione dell’accordo al MISE che punta alla riconversione industriale di tutto il territorio in chiave green – affermano il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro e il segretario regionale della Filctem Giuseppe D’Aquila – non è ancora accaduto nulla di concreto. L’Eni ci dice che siamo dentro la fase di progettazione – aggiungono- ma intanto i lavoratori diretti vengono trasferiti in altre sedi mentre quelli dell’indotto perdono il lavoro”. Pagliaro e D’Aquila aggiungono: “La verità è che Eni non è più in grado di rispettare gli impegni e di investire quei 2 miliardi di euro che avrebbero potuto trasformare un territorio che da anni paga le conseguenze di una industrializzazione selvaggia. È inconcepibile – sottolineano- che Il presidente del consiglio non si occupi di tutto questo”. Venerdì la Filctem di Gela e Caltanissetta hanno convocato un Direttivo straordinario al quale parteciperanno Emilio Miceli segretario generale nazionale della Filctem, Giuseppe D’aquila e Michele Pagliaro con l’obiettivo, ancora una volta, di richiamare alla responsabilità il governo nazionale.