Le festività pasquali, oltre ad essere un’opportunità per riscoprire i valori della religiosità, rappresentano un’occasione per ammirare quei riti folkloristici che ricongiungono il presente con le tradizioni del passato. Le cerimonie presentano una varietà di contenuti e simbologie in buona parte dovuti agli influssi derivanti dalle varie colonizzazioni che hanno influenzato e permeato la cultura siciliana. L’elemento folkloristico è presente in tutta l’isola, provincia di Catania compresa. E’ impossibile fare un elenco, ovvero, realizzare un catalogo di queste manifestazioni, quindi abbiamo analizzato sinteticamente quelle che sembrano essere considerate le manifestazioni più rilevanti, almeno da un punto di vista folkloristico e quelle che presentano elementi di particolarità.
Fra le manifestazioni della Settimana Santa presenti nella provincia di Catania va senz’altro ricordata la “Diavolata”. Il rito si celebra da più di 250 anni nel comune di Adrano. A differenza di altre rappresentazioni simili, ad esempio “Il Ballo dei diavoli” che si svolge a Prizzi in provincia di Palermo, la “Diavolata” di Adrano, chiamata in gergo I diavulazzi di Pasqua, è una vera e propria rappresentazione teatrale. Nella centralissima piazza Umberto I, la domenica di Pasqua viene montato un palco, ove vengono allestite due scenografie raffiguranti l’Inferno e il Paradiso. I personaggi principali della rappresentazione teatrale sono: i diavoli Lucifero, Belzebù e Astarot, la Morte, eterna nemica dell’uomo, l’Umanità e l’arcangelo Michele, avversario del demonio. Nell’opera i diavoli cercano di convincere l’Umanità a restare dannata, ma alla fine interviene l’arcangelo Michele che sconfigge i demoni e libera
l’Umanità. Dal 1980, alla fine della “Diavolata”, si sussegue un’altra rappresentazione teatrale: l’Angelicata. In realtà va detto che la “Diavolata” e l’“Angelicata” sono rappresentazioni che fanno parte della medesima opera teatrale: “Resurrezione”, scritto di don Anselmo Laudani del 1752. Al termine dello spettacolo religioso, davanti alla Chiesa di Santa Chiara, avviene l’incontro tra le statue della Madonna e di Gesù Cristo. Accanto ai due simulacri va in processione la statua dell’arcangelo Gabriele.
Sempre ad Adrano il Giovedì Santo si svolge la processione del Cristo alla colonna. Il corteo fa sosta nelle chiese di Adrano per poi concludersi nella mattinata del Venerdì Santo. Secondo la leggenda il simulacro di Cristo, definito in gergo U Cristuzzu, sarebbe legato ad una colonna con una corda senza nodo, per prodigio di un angelo.
Altra caratteristica della statua sono i capelli umani, frutto di doni fatti dai fedeli. Elemento fondamentale della processione è l’andatura estenuante (tre passi avanti e due indietro) che vuole ricreare, metaforicamente, le sofferenze di Gesù Cristo. Sempre ad Adrano vanno ricordati: la Via Crucis, che si celebra la Domenica delle Palme e le processioni della Madonna Addolorata e del Cristo Morto, detto U Lizzanti, che si celebrano in orari diversi il Venerdì Santo.
A Biancavilla, paese confinante con Adrano, si celebra un’altra processione degna di nota: quella dei Tri Misteri, dal 2008 inserita nel Registro delle Eredità Immateriali della Regione Siciliana, istituito sotto l’altro patrocinio dell’UNESCO. Il nome fu dato all’inizio del XVIII secolo, quando i simulacri che vi prendevano parte erano solo tre (il Cristo alla colonna, l’Ecce Homo e il Cristo Morto). Nei secoli successivi sono divenuti sette e, a partire dal 2010, otto. Tutti gli otto fercoli vengono portati a spalla dai membri delle confraternite cittadine ed escono uno alla volta dalle chiese in cui sono custoditi durante l’anno. Sempre nella zona etnea, per la suggestività, va ricordata la processione del Venerdì Santo di Randazzo con il grande crocefisso portato a spalla.
Nella zona del calatino, molto sentite sono le manifestazione pasquali a Caltagirone. Come ad Adrano, anche a Caltagirone si celebra la Via Crucis e le processioni del Cristo Morto e dell’Addolorata il Venerdì Santo. Un particolare della Pasqua di Caltagirone è la presenza del simulacro di San Pietro. Si tratta di un fantoccio di circa tre metri realizzato in cartapesta e vuoto all’interno per permettere l’ingresso al portatore che durante la processione viene aiutato da due assistenti. La domenica di Pasqua il simulacro di San Pietro viene portato in giro per la città per cercare il Cristo Risorto e comunicare l’avvento alla Madonna; alla fine le statue del Redentore e della Madonna si incontreranno e avrà luogo la cosiddetta Giunta, il corrispettivo della Pace adranita. Tale evento in altri comuni prende nomi diversi, ad esempio nel comune di Vizzini, non molto distante da Caltagirone, prende il nome di A Cugnunta.
Una statua di un altro apostolo, quella di San Giovanni, viene portata in processione il Venerdì Santo a Scordia, insieme ai simulacri della Madonna Addolorata e di Maria Maddalena.
Sempre nel calatino va ricordata la Pasqua di Licodia Eubea per la particolare figura del “Circello” e per la messa all’asta della croce. A Licodia Eubea il Venerdì Santo vi è la processione delle statue dell’Addolorata e di Gesù Cristo col “Circello”, detto in dialetto U Signuri cu Ciurciueddu. Il simulacro raffigura un personaggio, dal volto scuro e quasi diabolico, che con una corda tira per il collo Gesù Cristo. Se in molti simulacri è presente la figura del centurione, il “Circello, invece, non raffigura un personaggio concreto, ma rappresenta allegoricamente i peccati dell’umanità che trascinano il Cristo verso la croce. Un altro elemento caratteristico del Venerdì Santo di Licodia Eubea è l’asta della croce, tramite la quale un cittadino si aggiudica la croce sulla quale verrà crocifisso un simulacro di Gesù.
Nell’hinterland catanese il folklore delle festività pasquali è meno diffuso. Un caso a sé è San Gregorio di Catania. Nella cittadina, in occasione della domenica di Pasqua, la statua del santo patrono, San Gregorio Magno, si “sostituisce” ai simulacri della Madonna e di Cristo Risorto. La solennità di San Gregorio Magno, in realtà ricorre il lunedì di Pasquetta, giorno in cui alla processione si aggiungono i festeggiamenti medievali.
Tutti i riti che sono stati elencati, come detto all’inizio, trovano origine nelle varie dominazioni che hanno permeato la cultura siciliana, però, se continuano ad esistere è per merito di chi, parafrasando Gesualdo Bufalino, a Pasqua si sente non solo spettatore ma attore, prima dolente, poi esultante, d’un mistero che è la sua stessa esistenza.