Palermo – È stato presentato ieri il II “Rapporto sull’Open Government in Sicilia” illustrato al Dipartimento DEMS dell’Università di Palermo.
Rispetto allo scorso anno il sistema mostra qualche indice di miglioramento anche se le amministrazioni italiane arrancano nella realizzazione dell’Amministrazione aperta e della trasparenza totale, mentre quelle siciliane segnano il passo, con grave pregiudizio per l’esercizio dei diritti di cittadinanza.
Soprattutto nella pubblicazione delle informazioni sulle decisioni e sui costi degli organi politici e negli enti e società partecipati. Siamo ancora lontani dal veder applicata la normativa anticorruzione e la trasparenza totale.
Sono stati esaminati al 31-12-2014 tutti i siti dei diversi Dipartimenti dell’Amministrazione regionale e di alcuni enti (IRSAP) e società partecipate (IRFIS S.p.A., AST S.p.A., Gesap. S.p.A.) da Regione ed enti locali.
Il rapporto evidenzia, pur di fronte a qualche progresso rispetto all’analisi dello scorso anno, la sostanziale opacità delle informazioni, spesso risalenti o incomplete, lo scarsissimo utilizzo degli open data, l’inesistente bidirezionalità.
Molte delle prescrizioni della normativa sulla trasparenza totale risultano tuttavia ancora disattese, ed in alcuni casi recano dati obsoleti risalenti al 2013 o, addirittura, al 2012.
Una grave lacuna è stata colmata con l’approvazione dell’art. 68 della l.r. n. 21 del 2014 che, pur se impugnato in molte parti dal Commissario dello Stato, introduce l’obbligo di pubblicazione, a pena di nullità, degli atti del Presidente della Regione e degli assessori nonché dei dirigenti.
Particolarmente allarmante la situazione delle società partecipate che si sottraggono per molti versi all’attuazione della normativa sulla trasparenza. Paradossale la situazione di GESAP S.p.a. che, nonostante le vicende degli ultimi giorni, omette di pubblicare i dati del 2015.
Poche informazioni sui c.d. costi della politica e sugli adempimenti connessi.
Non meno ‘ermetica’ appare la situazione di enti come l’IRSAP e l’AST s.p.a.
Ritardi sono stati rilevati anche nell’applicazione del d.lgs n. 39/2013 e delle previsioni sostitutive, pur di fronte ad accertati casi di inconferibilità degli incarichi ai quali consegue l’inibizione per l’organi politico di provvedere a nomine. E così è avvenuto per la recente pronuncia dell’ANAC sulla Presidenza di Sicilia&servizi. In tal caso va evidenziato l’omesso intervento sostitutivo da parte del Ministero della funzione pubblica nei confronti della Regione siciliana.
È stata poi sottolineata la limitata attività dell’ANAC in Sicilia, nonostante siano molteplici i gravi casi di omissioni portati alla sua attenzione.
E ciò, nonostante la Sicilia abbia, per alcuni versi, anticipato il legislatore statale con il Codice antimafia ed anticorruzione approvato nel 2009 (del quale alcuni dei contenuti si trovano nella legislazione successiva), l’adozione del Piano regionale per l’innovazione tecnologica (Pitre, nell’ambito del recepimento del codice dell’amministrazione digitale) e l’elaborazione di un articolato assetto di open data nel 2011-12.
Quel che la rende ‘aperta’ oggi non è la presenza dei cittadini nei luoghi nei quali si assumo le decisioni (diretta o via streaming), ma piuttosto il fatto che le istituzioni elettive e gli eletti possano essere giudicati in termini concomitanti da persone, associazioni, imprese attraverso gli strumenti dell’open government.
La trasparenza totale ed i dati aperti (open data) rappresentano presidi di legalità ed efficienza ai quali le amministrazioni non possono sottrarsi poiché costituiscono la nuova frontiera dei diritti di cittadinanza e della democrazia partecipativa.
La rete, se coniugata agli strumenti dell’Amministrazione aperta (Open government), diventa uno straordinario strumento di controllo da parte dei cittadini per contrastare inefficienze, corruzione e malamministrazione, di trasparenza e di partecipazione.
Si è così svolta un’ampia analisi sull’applicazione che hanno avuto le previsioni della normativa anticorruzione e del conseguente decreto applicativo (l. n.190/2012 e d.lgs. n. 33/2013) in materia di trasparenza amministrativa nell’Amministrazione regionale siciliana e nei principali organismi partecipati (enti e società).
L’Italia, infatti, analogamente a quanto previsto nell’ordinamento europeo e sulla base di importanti esperienze straniere – prima tra tutte la Open Government initiative dell’Amministrazione Obama -, ha varato una codificazione degli obblighi di pubblicità e trasparenza delle amministrazioni pubbliche, introducendo importanti modifiche al previgente regime riconoscendo un diritto generalizzato del cittadino all’informazione amministrativa ed all’usabilità dei dati, rafforzandone i connotati di struttura di servizio per la collettività e le imprese.
Il Rapporto quest’anno è redatto in lingua inglese e sarà oggetto di una comunicazione alla Conferenza annuale del Cambridge Journal of International and Comparative Law (CJICL) che si terrà presso Università di Cambridge il prossimo 8 maggio sul tema ‘Developing Democracy: Conversations on Democratic Governance in International, European and Comparative Law’.
L’analisi è stata redatta sulla base della ricerca condotta e dei contributi offerti dagli studenti delle classi di Diritto Amministrativo Europeo e di Diritto Amministrativo e Contabilità Pubblica del Corso di Laurea magistrale in Scienze dell’Amministrazione e delle organizzazioni complesse dell’Anno accademico 2014/2015.