Palermo – ”SMART & START” ITALIA è la misura di finanziamento disposta dal Ministero dello Sviluppo economico, che prevede la concessione di un mutuo a tasso zero a sostegno delle imprese innovative.
Con l’apertura del bando per le start-up innovative del 16 febbraio scorso, il sottosegretario del Ministero allo Sviluppo economico, Simona Vicari, il responsabile degli incentivi pubblici a sostegno dell’Innovazione Invitalia, Bernardo Mattarella, il Presidente del Consorzio Arca – Incubatore d’Imprese, il Prof. Umberto La Commare, il Direttore del Consorzio Arca, Fabio Montagnino, ilPresidente Piccola Industria Sicilia, Giorgio Cappello, hanno voluto presentare le caratteristiche della nuova misura.
Ha coordinato i lavori il Dirigente di Confindustria Sicilia, Luca del Vecchio. La presentazione del bando è stata preceduta da momenti “one to one”, in cui i diversi aspiranti al finanziamento hanno potuto ottenere ampi dettagli relativi alla partecipazione al bando, i requisiti richiesti, i tempi di restituzione del prestito, le garanzie, il business plan, l’ambito operativo, l’entità del fondo perduto et similia.
Giorgio Cappello, ha esposto uno spaccato del mondo imprenditoriale di oggi in cui, in un mondo sempre più globalizzato tuttavia, l’Italia continua a resistere, posizionandosi al secondo posto, tra i Paesi manifatturieri d’Europa. Da “imprenditore in trincea”, come lui ha voluto definirsi, Cappello ha condiviso una sua strategia, relativa all’inseguimento di nuovi mercati, quelli “difficili”. Il riferimento è stato a quei mercati (l’Africa) in cui cinesi e indiani non si sono affermati. Cappello, ha voluto anche, rimarcare l’apprezzamento all’estero del “Made in Italy” ed il suo ruolo essenziale (avuto durante la crisi degli ultimi anni) che ha garantito la sopravvivenza dell’economia italiana. Per affrontare le sfide della globalizzazione, l’Italia di presentarsi in questi mercati, con prodotti innovativi. Per competere con i Paesi dalla manodopera a bassissimi prezzi, occorre presentare qualità, creatività, innovatività. Dal punto di vista interno e delle regioni del Sud Italia, si ha la consapevolezza di un’eccellenza di capitale umano siciliano nelle università che, potrebbe aiutare a fare progredire l’industria manifatturiera siciliana e del Sud Italia. Così, Cappello ha esortato ad una maggiore collaborazione tra i Centri di Ricerca delle Università ed il Sistema industriale e manifatturiero siciliano per affermarsi in maniera competitiva su tutti i mercati. Moltissimi bravi cervelli siciliani emigrano negli USA e nel Nord Europa, come i nostri nonni. Se si riescono a trattenere questi giovani nel territorio di origine, sicuramente porteranno valore aggiunto al tessuto imprenditoriale regionale. A proposito delle start-up innovative Cappello ha rilevato che, in Italia le start-up innovative sono 3.348, di cui 131 in Sicilia. Bernardo Mattarella, snocciolando le caratteristiche che deve possedere la start-up innovativa, ha riportato i suoi elementi cardine: trattasi di una società di capitali, costituita da non più di 48 mesi, con sede in Italia, con un valore della produzione annua non superiore a 5 milioni di euro, che non distribuisca utili, il cui oggetto sociale prevalente prevede lo sviluppo, la produzione o la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad elevato valore tecnologico. Le start-up devono inoltre, possedere uno dei seguenti requisiti: elevati costi (15%) in R&S; almeno 1/3 del personale con esperienza di ricerca o dottorato o 2/3 di personale in possesso di laurea magistrale o che disponga di una privativa industriale (quindi essere titolari di un brevetto o licenza software); connotarsi per la produzione di un elevato contenuto tecnologico e innovativo; essere mirate allo sviluppo di prodotti e servizi di economia digitale o essere comunque, tese a valorizzare i risultati della ricerca, pubblica e privata (Spin-off della ricerca). L’Obiettivo di SMART&START – ha continuato Mattarella – è sostenere la nascita e la crescita delle start-up innovative, nonché favorire il rientro dei ricercatori italiani dall’estero. Possono presentare le istanze le start-up innovative (di cui all’art. 25 del D.L. 179/2012) o le persone fisiche che intendono costituire una start-up innovativa, anche residenti all’estero o di nazionalità straniera. La novità di SMART&START ITALIA è che il suo ambito di applicazione è esteso a tutto il territorio nazionale, con una dotazione finanziaria di circa 200 milioni di euro. Circa 130 milioni sono destinati al Mezzogiorno d’Italia. SMART&START ITALIA finanzia spese per investimenti, materiali, ma soprattutto immateriali, anche consulenze specialistiche e tecnologiche. Rispetto a molte altre misure, il punto di forza di questa misura è il sostegno, per i primi due anni, dei costi di gestione (personale dipendente, licenze, canoni in genere, interessi su finanziamenti non agevolati da Invitalia, quote di ammortamento di impianti e macchinari e attrezzature tecnologiche). Si possono finanziare i progetti con un programma di spesa compreso tra 100 mila e un milione mezzo di euro. Tale finanziamento viene coperto fino al 70% delle spese ammissibili, con una premialità per compagini costituite interamente da giovani o donne (18-35 anni), o se fra i soci è presente un dottore di ricerca impegnato stabilmente all’estero, da almeno 3 anni. Il finanziamento è a tasso zero e dura al massimo 8 anni. Non è assistito da forme di garanzia. Per la Sicilia c’è un’implicita forma di Fondo perduto, in quanto l’obbligo di restituzione è pari all’80% di quello erogato. Le start-up che sono costituite da meno di 12 mesi godono di un tutoring tecnico-gestionale che comprende servizi di pianificazione finanziaria, marketing, organizzazione aziendale, gestione dell’innovazione. Mattarella ha ricordato la possibilità, per gli aspiranti beneficiari della misura, di avvalersi di una piattaforma on line, attraverso cui inviare le richieste di finanziamento per progetti promossi dalle Start-up innovative. L’ammissione avviene attraverso la valutazione del business plan. Il colloquio può essere effettuato anche tramite skype.Simona Vicari ha voluto esaltare il dialogo operativo, divenuto ormai una costante tra Confindustria e Invitalia. In particolare, con la presentazione della presente misura che, insieme alle precedenti, vede una fitta partecipazione di pubblico, tra imprenditori ed aspiranti tali. La Vicari, senza ignorare le criticità del mercato del lavoro italiano, caratterizzato da una domanda di impiego sempre sproporzionata rispetto all’offerta, ha espresso la speranza di dare buone risposte, grazie ad un’azione del Governo nazionale, unita a diverse forme di sostegno economico provenienti dalle casse del MISE e dall’Europa, anche in favore delle Regioni del Sud Italia, obiettivo convergenza che hanno tantissime risorse (Sicilia, Calabria, Campania, Puglia). Il senso del dialogo costituito in questi mesi con Confindustria e gli sforzi nella gestione dei Fondi con Invitalia, sono stati finalizzati a combattere il fenomeno della “delocalizzazione” di molte imprese – ha affermato la Vicari. – “Anche da un Osservatorio che non è siciliano, ma romano – ha affermato Vicari, si riescono a vedere in Sicilia, tante potenzialità, tantissime capacità. I risultati raggiunti dalle aziende beneficiarie sono stati riconosciuti con premi, affermandosi anche nel mercato internazionale. Un elemento importante da cogliere e gestire con consapevolezza è il “Made in Italy” essendo il terzo marchio al mondo che viene ricercato, dopo VISA e Coca Cola. Molte aziende “Made in Italy” non sarebbero sopravvissute durante la crisi senza l’export, limitandosi al mercato interno. Ciò grazie alla capacità di innovazione, di creatività, qualità e di tutto ciò che il tessuto imprenditoriale italiano ha saputo offrire. “Stanziando 200 milioni di euro abbiamo deciso di firmare un vero e proprio assegno in bianco per le eccellenze italiane che presentino progetti di qualità nei settori dell’innovazione, della ricerca e della tecnologia.” Per Fabio Montagnino “fare impresa significa fare qualcosa prima che la facciano gli altri”. La prima cosa che deve contraddistinguere la filiera delle imprese innovative é di dotarsi di strumenti che riescono a prevedere prima degli altri le opportunità e, di fare in modo che quando arrivano gli strumenti finanziari a supporto delle nuove imprese, queste si muovano in modo che quelle risorse siano spese bene, che abbiano un effetto moltiplicatore. Perché l’impresa si posizioni su sistemi robusti in grado di reagire, riadattandosi a mercati che sono molto dinamici, servono luoghi fisici e “luoghi di collisione” in cui miscelare competenze di tipo diverso. Secondo Montagnino, occorrono contesti multidisciplinari, con visioni diverse, esperienze diverse. Il Presidente del Consorzio Arca ha concluso rilevando altri aspetti importanti per incentivare la nascita e la crescita delle start-up innovative ad alto contenuto tecnologico. In particolare, favorire il rientro dei ‘cervelli’ dall’estero ed essere molto selettivi, perché ci sia spazio solo per quei ‘visionari’ che davvero credono che anche da qui si possa fare innovazione d’eccellenza”.
INTERVISTE di TRINACRIANEWS.EU A Simona Vicari, sottosegretario del Ministero allo Sviluppo economico e Umberto La Commare, presidente Consorzio Arca – Incubatore d’Imprese
SIMONA VICARI
D. Il L. 179/2012, rispetto alla L. 488/92 in cosa diverge, considerate le criticità riscontrate in quest’ultima normativa?
R. La legge 488 era una delle pochissime misure che c’erano ed era vista come una forma di assistenza, nel novero dei finanziamenti a fondo perduto. Ma questi non sono finanziamenti a fondo perduto.
D. La scelta dell’attuale governo in che direzione si è spinto in questo senso?
R. E’ stata una scelta molto forte che ha voluto il Governo, non solo in questa ma, in tantissime misure secondo cui, io ti supporto, ti do il sostegno di accesso al credito però, ti responsabilizzo. Quindi, tu non rubi i soldi che non sono a fondo perduto. Il progetto deve sapere reggere, altrimenti i soldi non me li puoi restituire, quindi non te li posso dare. E’ completamente cambiata l’impostazione, perché l’impresa deve produrre dei prodotti che siano assolutamente collocabili sul mercato, di qualunque settore si tratti.
D. Tra i requisiti richiesti si riscontra che il valore della produzione annuo deve avere una certa consistenza. E per le imprese che non rientrano in tale casistica?
R. Ci sono una serie di condizioni di accesso. Sicuramente ci saranno altre misure. Chi supera la soglia dei 5 milioni di euro, non è una start-up piccola.
D. La Sicilia tuttavia, arranca dal punto di vista dell’imprenditoria, dell’industria. Lei come riesce a trasmettere al Governo Centrale questi deboli segnali “imprenditoriali” che promanano dalla sua Isola?
R. Da parte loro non c’è una disistima in questo territorio, soprattutto della classe imprenditoriale, delle capacità imprenditoriali e del potenziale che ci sono in questa Regione, altrimenti tutta questa presenza di Invitalia Sicilia o Palermo, come si spiega? Almeno una volta al mese portiamo a Confindustria, a Palermo, nella cui sede istituzionale abbiamo tante novità da raccontare. Si considerino anche i contatti con i potenziali imprenditori, che trovano nella nostra terra una grande creatività, alla luce di quanto da loro percepito.
D. Le criticità allora da chi promanano?
R. C’è uno scoraggiamento in generale, perché tante misure non si conoscono, poiché non è facile fare pervenire al giovane tutte le informazioni. Posto che il giovane ha un’idea, tuttavia, egli non sa se, con questi strumenti può realizzar la sua idea. Da qui la nostra mission: la promozione, la rete, il dialogo, il comunicare il più possibile. Abbiamo scoperto casi in cui giovani cercavano un lavoro. Noi non abbiamo potuto offrire loro un lavoro, ma interrogandoli sulle loro capacità pregresse acquisite, li abbiamo supportati con le nostre informazioni trasmesse e, tantissimi di loro sono diventati imprenditori. Il Governo infatti, fornisce loro gli strumenti per realizzare l’idea imprenditoriale. Quindi, c’è un gap tra questa missione che noi abbiamo e le informazioni che devono arrivare il più capillarmente possibile ai destinatari.
D. Perché un Assessorato alle autonomia locali non sollecita la partecipazione degli altri enti locali, per permettere ai giovani dei vari Comuni di acquisire queste informazioni, considerato che la domanda e l’offerta di informazione spesso non si incontrano?
R. Noi andiamo avanti. Prima eravamo tre, ora siamo trenta. Le Istituzioni locali non sono molto sensibili a questo tema. E’ un problema culturale. Non tutti vogliono rendere autonomi gli altri, perché se diventi autonomo, non hai più bisogno di me!
UMBERTO LA COMMARE
D. I giovani che si vogliono fare assistere con un loro progetto di business plan, chi sono e quanti riescono a spuntarla in Sicilia?
R. In questo momento c’è una grande attenzione da parte dei giovani verso i temi dell’imprenditorialità, soprattutto quelli che desiderano rimanere a lavorare in Sicilia. Ci sono tanti giovani che si mettono in gioco. Il tema è avere le capacità per tradurre un’idea in un serio progetto imprenditoriale. Noi, all’interno dell’incubatore di impresa abbiamo un sistema di selezione molto duro, e solitamente, tra dieci idee proposte, ne accogliamo una. Proprio perché guardiamo due caratteristiche: quelle del team imprenditoriale da un lato, e la possibilità dell’idea sul mercato. Spesso, trovare entrambe queste due condizioni è piuttosto difficile.
D. Dal punto di vista delle coperture, delle garanzie che vengono chieste ai giovani che non sono coperti economicamente, come poterli spalleggiare e non scoraggiarli laddove sono carenti nelle risorse finanziarie?
R. Questo è un problema oggettivo e per questo sarebbe opportuno, come fanno altri Paesi, avere delle misure pubbliche di sostegno, per esempio, con Fondi di SEED Capital, non eccessivamente onerosi (es. 50 mila euro) che certamente, sono un investimento a rischio, che comunque, consentirebbero a dei giovani di acquisire un know- how imprenditoriale estremamente importante.
D. Lei cosa consiglia a quei giovani che non sono hanno sufficienti risorse economiche ma che vogliono “spuntarla”, portando a buon fine la loro idea imprenditoriale?
R. Intanto, non fare mai le cose da sole, ma farle insieme ad un gruppo di giovani e trovare un supporto in strutture come l’incubatore d’impresa. Purtroppo, c’è una sola realtà universitaria in Sicilia e ne servirebbero molti di più, perché in questo contesto si trova anche la guida, il sostegno ai primi passi dell’impresa.