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Anno XII - Num. 56 - 03 settembre 2024

Anno III - Num. 15 - 24 gennaio 2015 Cultura e spettacolo

Incontriamo Vincenzo Trione per la presentazione del suo nuovo volume Effetto città

Tirone :”Dietro questo libro ci sono anche ragioni autobiografiche e cioè nasce da due mie insofferenze: la prima è quella per gli storici dell’arte tout court che è il mondo da cui io provengo; l’altra è nei confronti dei curatori di mostre di arte contemporanea”

In occasione dell’evento TrinacriaNews.eu ha intervistato il professore Vincenzo Trione. All’interno l’intervista

di Andrea Ferruggia
         

copertina_trione URL IMMAGINE SOCIALJPGLa città è stata, da sempre, configurata come luogo del vivere umano in perenne divenire, complessa nelle sue poliedriche sfaccettature e provvista di vita propria perché capace di dialogare, esprimendo e suscitando sensazioni a coloro i quali vi abitano o semplicemente la visitano. Proprio la fisionomia moderna della città, priva di centro, è il tema del nuovo libro scritto da Vincenzo Trione, docente di Storia dell’arte contemporanea presso la IULM di Milano, dal titolo “Effetto città. Arte, cinema e modernità”, presentato a Palermo giovedì 5 febbraio presso la sala rossa di Palazzo Branciforte.
Nel corposo volume, 900 pagine circa, edito da Bompiani, l’autore ripercorre una storia in continua trasformazione che fa dialogare mirabilmente teorie e opere artistiche delle grandi metropoli odierne, nel tentativo di mettere in crisi i modelli di rappresentazione tradizionali già trattati nell’Ottocento nei saggi di Charles Baudelaire. La scelta stessa del titolo, omaggio al film Effetto notte del regista Truffaut (1977), denota la sconfinata conoscenza della cultura cinematografica dell’autore che ha voluto far intendere come l’individuo sia costretto a pensare convenzionalmente la città, finché non sia davvero capace di darne una rappresentazione estetica e filosofica.
L’obiettivo di Trione è quello di voler invitare il lettore a ripercorrere insieme un viaggio ideale della mente attraverso tante visioni di città (Napoli, New York, Parigi, Roma, Vienna etc.), lungo un itinerario in cui ci si soffermi a riflettere sugli effetti prodotti da pittura, cinema e architettura nel ricreare l’idea, che oggi noi tutti abbiamo, sui grandi centri abitati e tutto ciò è possibile ponendo a confronto i classici delle avanguardie storiche o i videoclip. Le fattezze cangianti della metropoli e le analogie fra queste emergono dallo sguardo attento delle opere metafisiche di De Chirico, della pop art di Warhol, da quelle astratte di Rothko e Fontana che vanno lette e intese anche in chiave cinematografica, se raffrontate ai film apocalittici e hollywoodiani di Cornell o Argento. Il volume apparirà come un magmatico e torrentizio procedere di argomenti, di storie e vicende che vorticosamente procedono e, solo apparentemente, sembrano mostrare una natura caotica, perché in verità ogni istanza centrifuga è saldamente tenuta insieme dalla struttura euclidea e modulare del libro stesso, dai suoi sette capitoli, dalle pagine e dal numero di righe e parole.
Ad introdurre la presentazione del libro è stato Giovanni Puglisi, presidente della Fondazione Sicilia di Palazzo Branciforte che ha detto: il libro è il risultato di una intelligente capacità di progettualità scientifica di un giovane ricercatore che ha voluto addensare decine di tematiche artistiche all’interno di una sola e grande opera editoriale. L’autore dimostra la sua piena conoscenza del moderno campo disciplinare delle Arti e dei Media, di cui è egli stesso docente presso la IULM di Milano, pur essendo nato come professore di Storia contemporanea, perché è un ambito nuovo e interessante che darà forti apporti culturali.
A seguire è intervenuto il giornalista e critico d’arte Sergio Troisi che ha commentato alcuni caratteri tecnici del volume in cui il bricolage letterario espresso riesce a mettere su una totalità di aspetti della città moderna, intesa come esperienza individuale onirica di straniamento che viene ben espressa attraverso immagini veloci definite passages, montate e concatenate quasi fossero dei fotogrammi di una pellicola cinematografica. Frequenti sono i rimandi al poeta parigino Baudelaire, grande veggente della modernità, letto e filtrato però attraverso le parole di Walter Benjamin che vede nella memoria di ognuno la storia di un montaggio difficilissimo da rendere a parole.
Successivamente ha speso parole d’encomio per il complesso lavoro letterario, il regista palermitano Roberto Andò che ha voluto definire Trione come un cartografo che racconta a parole le agiografie di alcune città modello che divengono luoghi privilegiati in cui è possibile esprimere sinteticamente la poesia del mondo. Il libro è colmo di energia cinematografica e si può ben capire che la considerazione dell’autore intorno al cinema, è quella di una disciplina contagiosa che da quando è nata ha molto influenzato le altre forme artistiche. Ho apprezzato, da regista, i chiari riferimenti a Pasolini, un profeta della modernità perché attraverso i suoi film si inquadra la città dagli aspetti più belli e naturali come il cielo azzurro che si scaglia sulla grandiosità delle architettura, agli aspetti più degradanti come le industrie informi e grigie che contaminano la purezza della città stessa. Nel libro la città è dedalo impossibile da possedere del tutto, caleidoscopio che ribolle di storie, luogo delle dissonanze che l’individuo deve vivere a pieno con la consapevolezza di non poterla carpire mai del tutto.
Infine, la presentazione si è conclusa con le parole dell’autore che ha detto: sono sollevato per aver finalmente pubblicato questa mia opera che è stata quasi un incubo che mi ha accompagnato per ben 10 anni, durante i quali ho più volte riscritto e pensato di non rendere edita perché perennemente insoddisfatto. Dietro questo libro ci sono anche ragioni autobiografiche e cioè nasce da due mie insofferenze: la prima è quella per gli storici dell’arte tout court che è il mondo da cui io provengo; l’altra è nei confronti dei curatori di mostre di arte contemporanea. Queste insofferenze mi hanno spronato a ricercare una chiara metodologia che potesse mettere insieme diversi campi del sapere umano e artistico senza creare confusione ma che tendesse a salvaguardare la specificità dei linguaggi e il flusso mediale, l’identità dei saperi ma al tempo stesso mettendoli in movimento così da far incontrare, ad esempio, pittura e cinema e in questo incontro farli arricchire e dialogare. Per farlo ho scelto il tema dell’arte del XX secolo: la città come istallazione artistica a cielo aperto.
In occasione dell’evento TrinacriaNews.eu ha intervistato il professore Vincenzo Trione. Di seguito l’intervista:
vincenzo_trione-660x375 New York, è stata la città di riferimento per il suo libro. Qual è, secondo lei, la città italiana che rappresenta il classico esempio di istallazione artistica?
Non c’è dubbio che per me rimarrà senza dubbio Roma. Io conosco molte città italiane ed estere ma da nessuna può competere e gareggiare con Roma che, avendo una millenaria stratificazione storica, rappresenta il simbolo dell’istallazione artistica a cielo aperto. Qui è possibile trovare qualsiasi tipologia di espressione artistica e architettonica ed oggi è divenuta anche centro propulsivo per la diffusione di forme contemporanee d’arte.
Oggi si parla sempre più delle città come luoghi in cui l’individuo vive freneticamente i propri giorni, spesso esasperato dai ritmi quotidiani e dal caos che lo circonda. Ma quale potrebbe essere il consiglio per vivere bene in città?
Non possiamo fuggire dalla città e non dobbiamo, perché i centri abitati sono un habitat che appartiene all’uomo e sono stati pensati per i propri bisogni. È fondamentale però riuscire a ritagliare degli spazi di tempo per noi, spazi di tranquillità, isole di solitudine dove fermarsi a pensare mentre tutto intorno il mondo scorre con rapidità. Molti di questi luoghi del pensiero esistono già o comunque dobbiamo essere noi capaci di ritrovarli e ricrearli in base alle esigenze, altrimenti è chiaro che subiamo il pesante stress della città.
Lei sarà il curatore del padiglione Italia alla prossima biennale di Venezia. Può dirci quali saranno le novità?
Purtroppo non posso dirvi quali saranno le novità perché ad aprile faremo a Milano un’anteprima per la tutta stampa nazionale ed estera, con la quale comunicherò l’articolazione del progetto del padiglione Italia. Posso certamente affermare che molto si sta facendo per rilanciare ancora di più il volto della 56ma edizione della biennale, divenuta un’istituzione artistica nell’immaginario di tutta l’Europa e sono ben lieto di essere stato scelto dal Ministero dei Beni Culturali visto che erano ben dieci le personalità di spicco candidate.

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