Palermo – Il mondo delle professioni si unisce e organizza un incontro sul tema dell’etica professionale in collaborazione con il Rotary Club.
L’evento nato da un’idea dell’Ordine degli ingegneri condivisa con gli enti rappresentativi di architetti, agronomi, avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro, farmacisti, medici, geometri, biologi, chimici, geologi, giornalisti, notai e psicologi ha avuto luogo sabato mattina, nell’aula magna della facoltà di ingegneria dell’Università degli Studi di Palermo. Ad aderire all’iniziativa sono stato altresì i Rotary club dell’area Panormus.
Il preside della Scuola politecnica Fabrizio Micari, il presidente della Rete professioni tecniche Armando Zambrano, il governatore del Distretto Rotary 2110 Sicilia-Malta Giovanni Vaccaro, e Mario Barbagallo, presidente del Rotary Palermo hanno dato il via al convegno. Eugenio Del Boca (Rotary di Novara) si è occupato della parte introduttiva, mentre Giuseppe Gerbino (club rotariano Palermo Est)ha rivestito il ruolo di moderatore dell’intero evento.
Il convegno ha riscosso un enorme successo, volendo testimoniare la necessità di unirsi per portare una voce unica dinanzi alle istituzioni. Da circa 2-3 anni, gli ordini professionali stanno avviando un processo di riforma senza per questo dimenticare l’aspetto dell’etica che funge da bussola di orientamento. Prendere parte all’evento ha voluto significare la consapevolezza di non mettere da parte valori fondanti: «l’etica è un concetto impossibile da circoscrivere, un dato personalissimo attraverso cui ciascuno di noi porta la propria storia, la cultura e le esperienze».
Primo a intervenire durante l’incontro è stato il procuratore aggiunto di Palermo Leonardo Agueci, che ha affrontato il tema dell’etica e dell’indipendenza proprie del magistrato. Tale figura professionale deve rifarsi agli articoli 101, 104 e 107 Cost. che hanno l’indipendenza come comune denominatore. Nessuno può imporre a un magistrato una decisione. Non è possibile entrare nel merito del ruolo di un giudice. Tuttavia a costui non è consentito un potere preventivo. Se ad es. ritengo di non dover condividere le decisioni di un sostituto procuratore posso dissentire e affidare il fascicolo a un altro magistrato – ha affermato. A mio avviso, la separazione delle carriere porterebbe a un’attenuazione del principio di indipendenza. La possibilità di carriera per un giudice non può in alcun modo incidere sulla sua professionalità – ha continuato.
Agueci ha altresì accennato a un altro tipo di indipendenza che deve essere sempre coerente con un determinato comportamento: Se prendiamo come esempio il caso dell’Ilva di Taranto, notiamo come il giudice si sia trovato dinanzi a due diversi tipi di sopravvivenza, quella umana e quella industriale. L’etica del giudice deve essere sempre rispondente alla legge ma numerosi fattori minano la sua indipendenza: un esempio tra tanti è costituito dall’interesse di tipo politico – ha concluso.
Tra i numerosi interventi, quello del presidente dell’autorità Antitrust (Agcm) Giovanni Pitruzzella è stato di interesse collettivo: il costituzionalista è intervenuto per mettere in evidenza come l’etica professionale abbia oggi a che fare con la qualificazione delle professioni come attività di impresa, almeno ai fini dell’assoggettamento alle regole della libera concorrenza. In tal senso, ha voluto affermare l’esistenza di un’incongruenza tale per cui, a differenza dell’ordinamento europea, quello italiano non classifica la libera professione come attività di impresa.
Altrettanto interessanti gli interventi del teologo Giuseppe Savagnone e del sociologo Antonio La Spina. Mentre Savagnone ha fatto riferimento al ruolo degli ordini professionali in una società che sta attraversando un periodo di forte crisi e perdita di senso, il sociologo La Spina ha evidenziato la necessità che gli stessi si diano regole deontologiche molto più dettagliati e l’imprescindibilità della fiducia dell’utente-cliente per le categorie professionali.
In occasione dell’evento, TrinacriaNews.eu ha intervistato il procuratore aggiunto Leonardo Agueci e il teologo Giuseppe Savagnone. Di seguito, le interviste.
LEONARDO AGUECI
Come definirebbe l’etica del magistrato?
L’etica del magistrato non può considerarsi appartenente a un ordine professionale ma intellettuale. I magistrati sono concepiti come un esempio di autorevolezza, è a loro che si rivolge la società. Con l’attuale crisi della politica, temi quali correttezza, lealtà, buona fede sono appartenenti a ciascun essere umano, a ognuno di noi. La sfera deontologica è di importanza cruciale: il magistrato è infatti organo dello Stato sottoposto a legge, non si può sottrarre alla sua applicazione; deve pertanto sottoporre la propria autorità a regole ben precise.
Le è mai accaduto di trovarsi dinanzi a situazioni in cui il giudice abusasse della propria indipendenza?
Sì, una volta sono entrato in un’aula di giustizia dove erano in corso processi relativi a situazioni lavorative. Appena entrato, non potei non notare un enorme manifesto sindacale affisso e ciò non mi ha dato l’impressione di essere dinanzi a un giudice indipendente. Devo dire che nel tempo, all’interno dell’Associazione dei Magistrati, si sono sviluppati diversi gruppi e correnti di pensiero per l’organizzazione del consenso all’interno della stessa magistratura. Ritengo tale esigenza legittima, se contribuisce a portare avanti un processo di crescita. In passato, io ho partecipato alla nascita di un gruppo e ancora oggi ne vado fiero.
GIUSEPPE SAVAGNONE
Che importanza riveste l’etica nella nostra società?
Oggi, assistiamo alla crisi di una comunità etica che prima abbracciava anche i professionisti, concedendo a tutti un terreno comune al cui interno nascevano anche i conflitti. Nella nostra società, è venuta meno questa base comune. I talk show a cui siamo abituati ad assistere, dimostrano come nei discorsi degli uomini politici manchi la comunicazione di tipo dialogico, essendo quest’ultima sopraffatta dalla comunicazione strategica di stampo habermasiano.
Cosa rappresenta, oggigiorno, l’etica professionale?
Il fiorire dell’etica professionale è la risposta al vuoto, a una forte domanda. È il tentativo di trovare campi ristretti entro cui ristabilire l’ordine, una nuova etica legata alla concretezza. È necessario un risveglio positivo, un ritorno alla morale. L’etica va discussa in termini razionali: quella di una volta aveva l’universalità come caratteristica principale, oggi si parla piuttosto di etiche regionali e settoriali.