Palermo – Tre giorni (dal 17 al 19 Novembre 2014) per l’XI Colloquium dal titolo Come prevenire la criminalità in un mondo sempre più in movimento. L’evento è stato organizzato dall’International Centre for the Prevention of Crime (ICPC) in collaborazione con il Consorzio Nova Onlus e la Città di Palermo, già sede nel 2000 del Protocollo delle Nazioni Unite sulla prevenzione e soppressione del traffico di esseri umani.
L’evento si è svolto presso il Cerisdi (Castello Utveggio), nel qualei più importanti esperti internazionali di sicurezza, politiche sociali e mediazione dei conflitti si sono confrontati sulle sfide che un mondo sempre più mobile e interconnesso, anche grazie alle nuove tecnologie, pongono alla sicurezza e al modo di garantirla ai cittadini. Ciò affermando un modello innovativo sulla sicurezza, che si sostiene anche e validamente, organizzando un sistema efficace di accoglienza dei migranti e di politiche e servizi sociali.
Hanno partecipato all’evento tra gli altri, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il presidente di Nova Onlus Vincenzo Castelli, la presidente dell’International Centre for the Prevention of Crime Chantal Bernier, il direttore del Dipartimento minori Save The Children Viviana Valastro, il direttore generale ICPC, Daniel Cauchy. Un grande assente,il Ministro dell’Interno Angelino Alfano, il quale è stato trattenuto a Roma per una Conferenza della FAO e per vicende di violenza pubblica registratisi nei giorni scorsi, in un quartiere romano.
Il Ministro ha fatto pervenire una nota al Sindaco di Palermo con cui ha espresso il suo più vivo apprezzamento per l’iniziativa che permetterà di approfondire delicate tematiche e di sviluppare una migliore sinergia operativa tra tutte le Istituzioni interessate, augurando un proficuo lavoro ed il successo dell’evento.
Il sindaco, prof. Leoluca Orlando nel dare il benvenuto (in lingua inglese) ai partecipanti ha voluto mettere in risalto la caratteristica della città di Palermo, di essere un mosaico, con diversi colori, diverse immagini, che stanno in armonia dentro il quadro di questo mosaico, evidenziando che essere differenti è essere uguali, perché abbiamo eguali diritti umani. Inoltre, il Sindaco ha rilevato che – “emigrazione è in realtà, una parola cattiva. Noi preferiamo usare la parola Mobilità. Perché è un diritto umano. Abbiamo il bisogno di ripetere che tutti hanno il diritto di spostarsi in Paesi diversi da cui si è nati per abolire gli ostacoli ai diritti umani. Inoltre, Orlando ha sottolineato che Palermo é un punto di riferimento simbolico di una comunità, quella palermitana, che da capitale della mafia e della illegalità è diventata capitale della legalità e della lotta alla mafia e che oggi si presenta con un progetto di capitale dei diritti. La presenza a Palermo di 21 esperti internazionali e di rappresentanti di ben 18 governi del mondo è la conferma che alla nostra città viene riconosciuto un valore simbolico, ricordando sempre che le comunità devono avere al centro la persona e il rispetto dei diritti.
Il Colloquium ha esplorato gli impatti della crescente mobilità delle società su vecchi e nuovi crimini, senza dimenticare questioni estremamente attuali (ad es. la violenza di genere e domestica), affrontata attraverso approcci più complessi, con le testimonianze di partner nazionali e transnazionali. Anche se questi cambiamenti hanno attirato l’attenzione di settori della sicurezza e della giustizia penale, i servizi di “intelligence” e legislazione specifica, l’orientamento emergente è stato quello di aumentare le iniziative e le risposte strategiche che sottolineano la prevenzione come mezzo per affrontare le cause profonde di un certo tipo di crimini e reati.
Fra gli obiettivi del Colloquio vi è stato quello di offrire uno spazio per il dibattito e il dialogo tra esperti internazionali, al fine di promuovere idee e partenariati innovativi per utilizzare la prevenzione come risposta alle problematiche (politiche, strategiche ed economiche) correlate alla sicurezza.
Considerando le diverse conseguenze di un mondo sempre più mobile, il Colloquio – attraverso una serie di sessioni plenarie e di laboratorio – ha esplorato tre spazi di mobilità: nella sfera nazionale, transfrontaliera ed oltre i confini.
Le sessioni plenarie e di workshop hanno affrontato diversi argomenti. In particolare: Mobilità di persone: Sicurezza nel trasporto pubblico; Violenza contro le donne e la dimensione di genere della migrazione; Reati senza frontiere: Tendenze e sviluppi nella tratta di esseri umani; Droga: cause e conseguenze di un mondo sempre più mobile; Sviluppo economico e diritti culturali; Migrazione urbana e il ruolo delle città; Crescita del cyber-crimine e le implicazioni per la prevenzione; Prevenire la radicalizzazione ed esplorare il suo legame con la globalizzazione. Ogni sessione si è proposta di affrontare l’attuale situazione in un certo numero di Paesi, vetrina di pratiche promettenti, evidenziando le sfide e le opportunità in materia di accoglienza, migrazioni e di “governance” da affrontare con le stesse modalità.
L’International Centre for the Prevention of Crime (ICPC) è un’organizzazione mondiale non-governativa, con sede a Montreal (Canada) impegnata esclusivamente nella prevenzione del crimine e nella sicurezza comune. NOVA Onlus è un consorzio nazionale di cooperative sociali nato per promuovere l’innovazione sociale, la conoscenza, lo sviluppo e la circolazione delle sperimentazioni più significative che sappiano coniugare sicurezza, sviluppo e vivibilità dei territori.
In una delle 3 giorni in cui si sono succeduti diversi relatori di ogni parte del mondo, il prof. Vincenzo Militello, ha evidenziato in una traccia del suo intervento, che il contrasto al crimine è stato tradizionalmente questione riservata alle competenze di un ordinamento nazionale, tanto per l’aspetto repressivo che preventivo. Ma, la solidità di uno scenario dato per assodato è stata messa in crisi dal mutamento del retroterra criminologico. La crescita di mobilità delle persone, dei beni, delle informazioni ha attirato una parte rilevante della criminalità che si è mostrata pronta a sfruttare la maggiore possibilità di estendere le proprie attività illecite, oltre i confini nazionali. Per adeguarsi alla criminalità transnazionale, anche la relativa azione di contrasto ha dovuto svilupparsi in forma sovranazionale, imponendo l’esigenza di evitare che risposte locali parcellizzate rappresentino spazi di opportunità per la criminalità, ostacolando una efficace azione di contrasto.
Joseh Lahosa,direttore dei servizi di Prevenzione di Barcellona (Spagna) ha affermato invece che, le dichiarazioni delle Nazioni Unite sulla corruzione sono state un fallimento. Egli ha proposto di adottare delle soluzioni locali di prossimità ed una prevenzione anticipativa.
TrinacriaNews.eu ha effettuato INTERVISTE a presidente International Centre for the Prevention of Crime Chantal Bernier, il direttore generale ICPC Daniel Cauchy, presidente di Nova Onlus Vincenzo Castelli. Di seguito le interviste.
CHANTAL BERNIER
D. L’evento di cui si tratta vede riuniti tanti Paesi del mondo con un obiettivo comune di respingere il crimine internazionale. Che dati ci riporta e qual è l’obiettivo prossimo dell’ICPC?
R. L’obiettivo è quello di mettere insieme l’esperienza di tutti questi gli esperti che sono qui da tutto il mondo per focalizzare l’attenzione sulla prevenzione della criminalità. La prevenzione della criminalità è una teoria che deve essere supportata da una strategia molto chiara, molto rigorosa. Però, è evidente che è nella pratica che si realizza la prevenzione. Noi qui portiamo in comune i risultati delle nostre pratiche affinché possiamo migliorare le strategie locali. Quest’anno si tratta della mobilità urbana che era l’idea del Sindaco di Palermo, e vedremo cosa sarà di attualità la prossima volta.
D. La mobilità, a volte, sfugge al controllo, in quanto ci sono alcune forme di criminalità mimetizzate che si introducono nei nostri Paesi, i cui attori si muovono con un permesso di soggiorno, camuffando i veri obiettivi. Potrebbe essere il caso di diversi esponenti del Califfato dell’Is, che puntano che puntano sull’Europa. Come stanarli? Cosa ci può anticipare?
R. Stiamo parlando della Radicalizzazione che è una delle nostre preoccupazioni. Infatti c’è un Workshop dedicato, in questa Conferenza. Io penso che, in un quadro di prevenzione, la strategia contro la Radicalizzazione sia multidisciplinare, in contrasto con le strategie più repressive. Così, si apportano tante forme di appoggio per far si che si avvii il giovane a non andare verso quella alternativa, ma che rimanga nell’ambito della legalità.
- A volte, tuttavia, ad orientarsi nel mondo della criminalità, anche internazionale, sono persone problematiche, che vivono ai margini della società e con disturbi psicologici, Si dovrebbe promuovere una campagna per avviare questi neo-aderenti ad un percorso di vita più sano, umanizzante, che non li renda preda di manipolatori che arruolano anche attraverso il canale FB?
R. Quanto ha lei indicato mostra come occorra una strategia multidisciplinare, anche dentro la rete. Ciò vuol dire che, dobbiamo andare a cercare questi giovani, invogliarli, con un approccio positivo, accompagnandoli verso un destino diverso da quello che avevano originariamente scelto. E’ chiaro che le “patologie” non sono curate dalla Polizia o dal Diritto; sono curate da terapie. Per questo dobbiamo introdurre delle strategie di prevenzione, sia contro il crimine comune che contro la Radicalizzazione. Le strategie multidisciplinari includono terapie necessarie alle patologie che si manifestano.
D. E di fronte alla povertà e alle offerte di lavoro sicuro che arrivano dal Califfato, come aiutare i giovani?
R. Io direi che, più che un problema di povertà è un problema di marginalizzazione, attribuito alla povertà. Anche se non sono distanti l’uno dall’altro, perché la povertà marginalizza. Però è veramente la mal’intenzione il fattore più criminogeno che la povertà.
DANIEL CAUCHY (TRADUZIONE DI ELVIRA CALABRESE)
D. Dai relatori provenienti d Spagna e Belgio sono emerse le necessità di soluzioni di prossimità nella logica della prevenzione, a partire dal contesto locale, oltre le difficoltà e dei passi indietro nelle politiche interministeriali. Come addivenire a misure armoniose contro un crimine internazionale mobile e variabile?
R. Arrivando ad un comune obiettivo, perché solo unendoci riusciremo ad addivenire all’intento comune.
D. Si invocano politiche di integrazione per prevenire il crimine. Tuttavia, quello che accade intorno a noi fa registrare una crescita esponenziale della violenza e di intolleranza. Terni e Pozzallo sono due esempi emblematici, in cui anche la comunità locale si è spontaneamente espressa. Come conciliare le due opposte esigenze di integrazione e sicurezza della popolazione locale?
R. Il problema è strettamente connesso a come si reagisce ad una situazione in particolare. Due sono le cose che bisogna fare: azioni di integrazione tra la popolazione locale e i migranti perché entrambi i gruppi comprendano che non ci sono differenze tra loro, perché accomunati da una serie di cose. Ciò è più semplice se coinvolgiamo i bambini perché vedano che, come loro amano giocare e non sono tra loro diversi. Inoltre, sia giornalisti che i politici dovrebbero operare “un cambio, se è possibile, di vocabolario” perché bisogna parlare di queste persone, non in termini di problemi, ma di valore aggiunto. Queste persone vengono in Italia, o in altri Paesi e portano dei soldi, lavorano. Ma c’è anche un aspetto di tipo culturale che arricchisce il Paese ospite. Palermo, in tal senso è un esempio assolutamente importante perché non è solo l’evento attuale che ci testimonia la capacità di ricevere. Ma è la storia di Palermo, frutto di incontro di civiltà diverse.
D. Perché si è scelta Palermo per l’evento dell’ICPC 2014?
R. Perché l’ICPC è un’Organizzazione Internazionale e il Consorzio NOVA fa parte di questa Organizzazione. Ogni volta cerchiamo di promuovere il Colloquio in uno dei Paesi Membri di questa organizzazione. NOVA ha suggerito Palermo. Noi siamo venuti a parlare con il Sindaco lo scorso anno e abbiamo fatto una sorta di Brainstorming, da cui sono venute fuori una serie di idee che si sono fuse tutte insieme. Il Sindaco Orlando ha parlato di Palermo come un mosaico di culture, di popoli. Questo è il tema fondamentale del nostro incontro, come lo è il titolo di questa manifestazione che è stato suggerito da Orlando perché, per lui la mobilità è una parola chiave, una questione di importanza fondamentale.
VINCENZO CASTELLI
D. In una dichiarazione rilasciata dal Commissario UE Cecilia Malmstrom è emersa la decisione di ridurre le risorse destinate al fenomeno migratorio. Invece, una dichiarazione rilasciata dal Ministro Angelino Alfano era di tenore opposto. Frontex plus, tuttavia non sembra la soluzione definitiva per la gestione del flusso migratorio. Come si può risolvere il problema, anche alla luce di questo evento?
R. Si tratta di un tema cruciale, focalizzandolo al centro dell’XI Colloquio. Noi riteniamo che tutto il flusso migratorio, esprime sogni di vuole un nuovo futuro. Come le persone del sud che vanno verso il nord. C’è un processo causale molto forte. A fronte di tutto ciò, andrebbero veramente costruite delle Politiche integrate in cui , l’Unione Europea si faccia carico non solo dell’emergenza Mare. Mare Nostrum ha avuto il grande pregio di investire una cospicua fetta di risorse economiche destinate per le operazioni del mare ed una parte minima destinata all’accoglienza. Non si può ignorare che queste persone le abbiamo mandate allo sbaraglio. Abbiamo occupato scuole, alberghi. Etc.
D. Tuttavia, la Questura di Ragusa ha emesso di recente, dei provvedimenti di respingimento di migranti provenienti dal Marocco; Cosa ci può dire in merito?
R. Questo è lo SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati). E’ il fiore all’occhiello dell’Italia rispetto all’Europa che da 3000 posti che aveva sono diventati 25/30.000 che non bastano. Dall’altro lato c’è l’ENA (Emergenza Nord Africa) Se un sistema è fatto per accogliere un certo numero di persone e poi, ne arrivano migliaia in più, come si fa?
D. A fronte della celebrazione della giornata mondiale della lotta alla violenza nei confronti delle donne (25 novembre), assistiamo tuttavia, ad un crescendo del fenomeno, soprattutto in seno alle mura domestiche, per il quale si riesce a fare poco, sia in chiave preventiva che repressiva. Che dati ci fornisce a proposito?
R. Sicuramente in Italia, in questo ultimo biennio 2013/2014 si sono avuti circa 230 femminicidi. Poi, abbiamo donne che sono in costante pericolo di vita nel momento in cui c’è una rottura di relazione. Credo che vada fatta una riflessione molto più profonda sulla crisi nel mondo occidentale ed anche in Italia, del rapporto uomo-donna. Credo che, siamo ai minimi termini. Da un lato, c’è la società moderna, la richiesta della parità dei sessi ed il tentativo di metterla in pratica, non sempre riuscito. Dall’altro, c’è ancora un “machismo” latente molto forte.
Che misure propone per contrastare il fenomeno, dato il suo spessore mondiale?
R. In Italia è stato varato l’art. 18 bis del D.Lgs. 286/98 (Testo Unico sull’immigrazione). Così per le donne migranti, vittime di violenza, c’è una legge specifica che permette di potere accompagnare le donne con programmi specifici di protezione sociale. Dall’altro lato, per le donne italiane che subiscono la violenza (e sono davvero tante) va prodotta una specifica normativa, non solo e non tanto con i programmi ed i centri antiviolenza di protezione delle donne, vittime di violenza. In Italia ce ne sono diversi, ma, la maggior parte sono sportelli, con i limiti propri di uno sportello, non sempre in grado di affrontare i problemi che si annidano in certe situazioni. Molto interessanti i passi invece che si stanno facendo i Protocolli, con la Polizia, con i Pronti soccorsi, cioè quelle realtà in cui si recano le donne che hanno subìto violenza.