Palermo, 27 nov- In più di 10 mila hanno partecipato a Palermo alla manifestazione della Fiom per dire no alla legge di stabilità e alla riforma del mercato del lavoro del governo Renzi e per chiedere investimenti che facciano ripartire l’economia e rilancino l’occupazione. Metalmeccanici da tutte le province, lavoratori di tutte le categorie, pensionati, studenti. Nel corteo gli striscioni delle realtà più emblematiche e critiche : quello dei lavoratori Fiat di Termini Imerese, dell’Ansaldo Breda , dell’Italtel, dei lavoratori di Gela, del call center Accenture, dei Cantieri navali di Palermo e di Messina , della Keller per citarne solo alcuni. Dal palco di piazza Verdi hanno anche parlato delegati di queste aziende e anche della Stmicroelectonics, oltre ai sindacalisti , e rappresentanti degli studenti. “Renzi – ha detto il leader della Fiom, Maurizio Landini- può mettere tutte le fiducie che vuole, ma la fiducia del paese non ce l’ha”. E ha aggiunto che “il governo sta facendo un favore a Confindustria, ma l’unico modo per creare posti di lavoro è fare ripartire gli investimenti pubblici e privati”. Michele Pagliaro, segretario della Cgil Sicilia ha detto: “Da questo governo ci saremmo aspettati misure per fare ripartire il Mezzogiorno e non attacco ai diritti . Ci saremmo aspettati più bonifiche e meno trivelle. Una battaglia più serrata all’evasione fiscale e alla corruzione. Oggi siamo qui e lo saremo di nuovo il 12 dicembre per chiedere un cambio di rotta”. Pagliaro ha aggiunto che “la Cgil è delusa anche dal governo Crocetta, il cui primo impegno era che non ci sarebbe stata macelleria sociale”. Il segretario della Fiom Sicilia, Roberto Mastrosimone ha detto : “Renzi è venuto a Termini Imerese il 14 agosto e ha detto che sarebbe tornato il 7 novembre. Lo stiamo ancora aspettando, nel frattempo la vertenza Fiat non ha ancora una soluzione e la crisi in Sicilia aumenta. Se la vertenza Fiat dovesse andare male- ha aggiunto-, il danno sarebbe gravissimo e chiare le responsabilità: di questo e dei governi che l’hanno preceduto e soprattutto della Fiat che dovrebbe subito ritirare i licenziamenti e attivare strumenti alternativi perché i lavoratori non possono pagare un prezzo così salato”. Per Mastrosimone “se la deindustrializzazione della Sicilia prosegue è anche responsabilità del governo Crocetta”.