Periodico registrato presso il Tribunale di Palermo al n.6 del 04 aprile 2012

Anno XII - Num. 56 - 03 settembre 2024

Anno II - Num. 13 - 27 settembre 2014 Cultura e spettacolo

Una giornata di studio dedicata a “Ernesto Basile nella storia del design”

(All'interno interviste a prof. Philippe Daverio, prof. Raimonda Riccini, prof. Maria Concetta Di Natale e Giuliana Basile nipote di Ernesto Basile)

di Maria Pia Iovino
         

locandina BasilePalermo – Si é tenuta, nell’aula magna del Dipartimento di Architettura in Viale delle Scienze, la giornata di studio “Ernesto Basile nella storia del design”. Un progetto, curato da Raimonda Riccini,dell’Università IUAV di Venezia,e promossa da AIS/Design – Associazione Italiana degli storici del Design e dalla Soprintendenza Archivistica per la Sicilia, in collaborazione con l’Università degli Studi di Palermo e la Fondazione Livia Titi Basile.

L’incontro ha visto la presenza di istituzioni, studiosi e giovani ricercatori dell’AIS/Design qualificati negli ambiti degli archivi, della ricerca storica e della valorizzazione.

Tale evento suddiviso in due sessioni, ha avuto un unico liet motiv di inaugurazione di un progetto di ricerca che fa capo al gruppo di storici del design e che durerà un anno e mezzo circa. Nella prima sessione hanno partecipato Marcella Aprile, Direttore del Dipartimento d’Architettura, Ettore Sessa, Curatore delle Collezioni Basile e Ducrot, Maria Concetta Di Natale, Direttore del Dipartimento Culture e Società e di OAD, Philippe Daverio conduttore televisivo, scrittore e docente dell’Università degli Studi di Palermo, Claudio Torrisi, Soprintendente Archivistico per la Sicilia, Vanni Pasca, Presidente AIS,Viviana Trapani, coordinatore del Corso di Laurea in Disegno Industriale. E’ seguita una visita alla mostra permanente delle Collezioni Basile e Ducrot.

La seconda sessione si è conclusa presso l’Archivio di Stato – Sezione Catena, in corso Vittorio Emanuele, con la presenza di Eleonora Marrone Basile della Fondazione “Livia Titi Basile”, Rossana Carullo, del Politecnico di Bari e dei ricercatori di AIS /Design.Ernesto Basile nella storia del design IMG_8403

Durante i lavori della giornata si è messo in luce il ruolo di Ernesto Basile, protagonista della cultura artistica e architettonica italiana, capace di guardare all’Europa, ai linguaggi della modernità e di colloquiare con le imprese, e fare emergere spunti per ricerche che esplorino il sodalizio fra Basile e le aziende siciliane (in particolare, Ducrot e Florio), a partire dagli splendidi materiali archivistici conservati a Palermo. Notevoli i contributi forniti dai relatori che si sono succeduti, grande l’attenzione del corpo studentesco, presente in maniera massiccia all’evento. Tra questi, Philippe Daverio che, in una parte del suo intervento ha dato la sua definizione di Design: Il Design non è disegnare un oggetto, lo fanno tutti di disegnare un oggetto. Quelli sono gli stilisti. Il design è il trasferire una visione complessiva del mondo in una realtà. Tutto ciò che ha generato i grandi segni che ci portiamo fino ad oggi è il risultato di un sogno alternativo. Studiare il caso Basile diventa intrigante per vedere qual è l’etica, la visione del mondo all’epoca. C’è un esempio dato dalla lapide che sta sul teatro Massimo di Palermo: “L’arte rinnova i popoli e ne rivela la coscienza”.

TrinacriaNews.eu ha partecipato all’evento, ed effettuato le seguenti interviste:

RAIMONDA RICCINIErnesto Basile nella storia del design IMG_8447

D. Ci vuole parlare del suo progetto di promozione dell’art design italiano, proiettata verso l’Europa, ma con uno sguardo al passato, del grande Basile?

R. Abbiamo cercato di mettere insieme le forze culturali di questa città, l’Università, le collezioni conservate qui, gli studiosi e soprattutto gli studenti, i quali sono molto importanti per provare a ragionare insieme, in un primo momento di discussione non definitivo, non risolutivo, affinché  qualcosa si possa fare per sviluppare la cultura locale, la cultura storica, cercando di trasformarla in una cultura progettuale, così com’è normale per i designer, per chi lavora nell’ambito della progettazione: progettare il futuro, partendo dalle radici, cercando di confrontarsi con il grande patrimonio che è qui conservato.

D. Dalle nuove generazioni di giovani come viene percepito Basile, rispetto a quello che voi intendete trasmettere?

R. Io credo che le nuove generazioni siano in questo momento, molto frastornate. Quindi, fanno fatica a capire questo messaggio. Per questo, abbiamo voluto portare nelle università questo messaggio. Il grande merito va attribuito al lavoro fatto in questa Università dal Prof. Sessa, che ha, in questi anni, non solo conservato, tutelato, valorizzato questo patrimonio, ma anche come studioso, ha messo le basi per la comprensione di una figura come Basile. Credo che, se riusciamo a trasformare la storia, solo come storia, in una storia che, partendo da un ragionamento scientifico profondo, riesce a farci capire la contemporaneità, abbiamo raggiunto l’obiettivo. La cultura che ci portiamo dietro, in realtà è antropologicamente, culturalmente, il modo in cui oggi ci poniamo nel mondo per il futuro.

D. Quanto è stata importante la rete costituita anche con l’ausilio della Soprintendenza dell’Archivio di Stato in questo esperimento, rispetto al patrimonio trasmesso da Basile?

R. Sicuramente la Soprintendenza ha un ruolo centrale in tutto questo. Non è un caso che la seconda sessione della giornata di studio si sviluppa all’Archivio centrale, per dare un segno che ci sono aspetti di trasmissione culturale non solo dell’università, ma anche dell’Archivio, assolutamente importante. Ma, credo che il terzo elemento di questa rete sia la famiglia di Basile, con la sua Fondazione “Livia Titi Basile”. Una cosa importantissima, perché i privati,  sempre di più tendono a disfarsi di un patrimonio che spesso è anche costoso, oneroso da mantenere e, invece, bisogna dire che, insieme con la Soprintendenza ai Beni culturali e il Ministero questi beni vengono acquisiti, tutelati e riconosciuti come patrimonio nazionale.

PHILIPPE DAVERIO

Ernesto Basile nella storia del design PRIMOPIANO IMG_8450D. Lei oggi ha fatto un tracciato storico dell’identità di Ernesto Basile, che si è manifestata a Palermo, lasciando la sua impronta, in giro per l’Italia e nel mondo. Tuttavia, lo scempio post bellico (sacco di Palermo) ha offeso l’eredità di Basile. Cosa ci dice in merito?

R. Non solo di Basile. Esiste un momento di Sicilia “bella epoque” che più è lunga la bella epoque della storia d’Occidente, perché inizia con l’arrivo dell’Ammiraglio Nelson, all’inizio del XIX secolo e si conclude con la I° guerra mondiale. Sostanzialmente, con la scomparsa della Ducrot e la scomparsa della Florio. E’ un momento che cambia il destino della Sicilia e della Nazione, in maniera drammatica. Quel lunghissimo periodo di bella epoque, vede una serie di pulsioni che corrispondono all’appartenenza del mondo internazionale. La Sicilia, in quel periodo ha un dialogo naturale con il mondo inglese, con il mondo tedesco, con l’alto adriatico, quindi con Vienna e con la Francia. L’incrocio di queste esperienze, di queste immagini, è quello che va a formare il gusto di Basile, che ha ereditato la sua parte storica, italica, trasversalmente così eclettica. Però, ha una serie di apporti di internazionalità che lo fanno diventare un progettista formidabile, in un periodo in cui, tutta l’Europa é alle radici del design moderno, nel progettare non un immobile, non un oggetto, ma un’opera d’arte complessiva che va dall’immobile, a ciò che l’immobile contiene e lo spazio che è intorno.

D. La testimonianza di Basile si esprime dal Teatro Massimo a Palazzo Montecitorio, al design d’arredo. C’entra molto il substrato socio-culturale del periodo storico allora vissuto, che non ha generato in seguito altri artisti dello spessore di Basile?

R. No. La storia è cambiata. Dopo l’Italia ha preso un’altra strada. Ha avuto un momento, anche esaltante di architettura nel ventennio fascista, in cui ci sono begli esempi anche qui a Palermo. Poi, nel dopo guerra l’architettura viene sostituita dalla costruzione. Non sono la stessa cosa. La costruzione trasforma l’architettura in un bene strumentale. Il bene si fa per essere consumato; è architettura che può durare 20, 25, 30 anni. Poi, per povertà, abbiamo dovuto farla durare 80 anni. Per cui, oggi ci sono questi edifici che si sbriciolano e che hanno preso il posto di luoghi che erano magici. Palermo era la più bella città del Mediterraneo, 100 anni fa. Oggi non lo è più.

D. Si può dire che la cultura di Basile si vuole farla riesumare?

R. Quello di Basile è un mondo naturalmente eclettico perché partecipe della borghesia europea del XX secolo, quando tutti gli stili vanno d’accordo ed in cui, tutti possono essere clienti e tutti possono partecipare al processo di produzione. E’ la borghesia che è eclettica, che inventa un stile corrispondente al suo eclettismo comportamentale, esattamente come era eclettica la Venezia del ‘300 e del ‘400, nella quale si intrecciavano degli interessi mediterranei, con quelli germanici, con quelli del mare.

D. Oggi, lei cosa proporrebbe per Palermo, dal punto di vista architettonico e del bagaglio culturale così eclettico che ci ha trasmesso Ernesto Basile?

R. Quello che rimane di Basile è poco. Palermo oggi è una catastrofe architettonica ed estetica, dove l’unica cosa seria che si può proporre è un vastissimo piano di abbattimento. Come l’ho fatto per le vacche alla Comunità Europea, che è un grosso piano di premi di abbattimento, di rottamazione. In gran parte Palermo va rottamata, vanno buttati via questi edifici e, va sostituita con delle robe più belle, più disegnate, in alcuni casi con dei recuperi storici.

MARIA CONCETTA DI NATALE

Ernesto Basile nella storia del design IMG_8377D. Cosa vuole mettere evidenza l’iniziativa promossa, in favore dei giovani studenti di architettura?

R. Il Design che viene messo in evidenza e che lega le sue origini alla Sicilia e quello che si ripropone oggi agli studenti siciliani è il legame con le arti decorative del passato che si correla a quello dell’osservatore delle arti decorative in Italia, dedicato a Maria Cascina. Un forte legame con tutti gli studi dell’arte decorativa di ieri e di design di domani, che in Sicilia ha avuto questa grande ricchezza. Perché le arti decorative in passato e il design prodotto nel tempo dei Basile, danno una spinta per il futuro delle potenzialità dei giovani siciliani.

D. Oggi, emerge tuttavia, una carenza di identità artistica, quasi un rigetto del prolifico passato architettonico ed artistico che ha trasmesso Basile. A cosa imputare tale fattore?

R. Si tratta di una criticità a cui si risponde con una reazione: un osservatorio per le arti decorative dedicato a Maria Cascina, o la Fondazione Livia Titi Basile, il volere portare l’attenzione a figure come Basile, per indurre i giovani a studiare il nostro passato, di arti decorative, di design.

D. Un incubatore che vede insieme un cenacolo di vari artisti. Lei dove lo potrebbe individuare?

R. Ma sarebbe bello vederlo in centri siciliani come Palermo, Trapani. Quest’ultima che è stata la culla delle arti decorative, del corallo che è stato conosciuto in tutto il mondo, ma in generale tutta la Sicilia, per le sue potenzialità che sicuramente, meritano di essere rilanciate.

GIULIANA BASILE (nipote di Ernesto Basile)

Ernesto Basile nella storia del design IMG_8472D. La scelta della condivisione di questo patrimonio con la città. Cosa ci vuole raccontare a proposito?

R. La Famiglia Basile ha condotto un lavoro di conservazione per generazioni che non si può attribuire solo a me. Io sono una piccola appendice di tre generazioni che si sono incaricate di curare questo patrimonio artistico della città e che hanno sempre considerato di tutti, della città per volontà di Ernesto Basile, che è stato forse il primo archivista di questa raccolta. Egli ha raccolto tutto quello che c’era dell’operosità di suo padre. Poi, bisogna dire che, c’è una sovrapposizione di interessi di custodia e di ordine. Infatti, si aggiunge l’operato di mio padre e dello zio Filippo ed anche di mia madre, che ha conservato la preziosità di questi disegni, prima nella sua casa di via Siracusa e poi di via Catania.

D. I suoi ricordi da giovane, rispetto a questo patrimonio quali sono? La responsabilizzava, la stimolava?

R. Anche da giovani bisogna capire il peso che ci si porta anche, nella personalità dei vari soggetti, perché un patrimonio culturale così ponderoso, in un certo senso è un invito ad andare oltre; da un altro senso, è talvolta una peso, una responsabilità, un freno.

D. Cosa ci può dire del vincolo volontario della famiglia?

R. La famiglia ha fatto un gesto che è quasi unico: cioè, il vincolo volontario di questo patrimonio che ha un pondus anche dal punto di vista materiale. Purtroppo, la vita ci porta a dovere fare delle valutazioni, anche quando sono al di fuori del contenuto bellissimo, della scienza e dello studio. Mio nonno ha sempre voluto la fruizione da parte degli studenti del suo patrimonio, e quindi proiettarsi ai posteri, Così, la famiglia, e soprattutto, mia figlia Livia Titi Basile, si è resa promotrice di questo vincolo. Noi abbiamo l’obbligo verso la famiglia, che ha fatto questo sacrificio, nel privarsi completamente dalla personalizzazione del possesso per darlo alla collettività, che possa rendere eterno tutto questo.

D. Dei ricordi di nonno Ernesto Basile, cosa ha conservato?

R. Io purtroppo l’ho conosciuto fino a sei anni. E nell’ultimo periodo in cui abitava a Palermo, vivendo molto di più a Roma, avendo un forte senso della famiglia, voleva che le sue nipotine, che eravamo due, io e mia sorella, andassimo quasi ogni giorno. Uscendo dalla nostra passeggiata dai giardini inglesi, andavamo in via Siracusa, ogni giorno. Ho questi bellissimi ricordi della mia infanzia.

foto di Pietro Montagna  
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