Periodico registrato presso il Tribunale di Palermo al n.6 del 04 aprile 2012

Anno XII - Num. 56 - 03 settembre 2024

Anno II - Num. 13 - 27 settembre 2014 Politica e società

Videointervista a Don Ciotti per La carovana dell’antimafia a Palermo e Monreale

di Maria Pia Iovino
         

Palermo – Ha fatto tappa a Palermo e Monreale la Carovana antimafie di Arci, Libera e Avviso Pubblico. Per l’occasione é stato presente il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti.

All’Istituto comprensivo Giovanni Falcone – Zen si è fatto il punto su “20 anni di carovana antimafia, l’antimafia sociale per lo sviluppo in Sicilia” con don Ciotti, Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci, Rossella Muroni, direttore generale Legambiente nazionale, Pietro Gurrieri, vice-presidente Avviso Pubblico, Umberto Di Maggio, presidente Libera Sicilia e Salvo Lipari, presidente Arci Sicilia, Alfio Foti, coordinatore della prima carovana antimafia. All’interno della scuola «Giovanni Falcone» di via Marchese Pensabene 34, è stata inoltre inaugurata una mostra di foto scattate dai bambini dello Zen. L’esposizione, intitolata «RiScatti», è stata curata dall’Associazione Laboratorio Zen Insieme, che da anni lavora in questo territorio.

Rosy Bindi, Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia che doveva prendere parte è stata impedita, ma ha fatto pervenire un messaggio alla scuola. Lo stesso dicasi per Rita Borsellino, assente per motivi di salute.

Due sono stati i temi affrontati: lotta al gioco d’azzardo e alla «tratta dei nuovi schiavi». L’evento è stato moderato dalla giornalista rai Tgr sicilia, Lidia Tilotta.

Carovana antimafia a Palermo (locandina)

La dirigente scolastica, prof.ssa Daniela Lo Verde, dopo i saluti di accoglienza ai rappresentanti delle varie associazioni antimafia presenti, ha aperto i lavori evidenziando che: in questa scuola fare legalità è il pane quotidiano, non necessariamente a parole, ma possibilmente con le regole del gioco del calcio, da tavolo, per assaporare il rispetto. Secondo me, la parola rispetto racchiude tutto: quello per la propria persona, per il compagno, per l’arredo. Certo, è una battaglia intensa e lunga. Sicuramente, i risultati immediatamente non si possono vedere, però il seme deve continuare a fare il suo percorso. E’ importante che ci siano questi momenti e che, questi momenti siano accompagnati da una quotidiana legalità. Questa scuola ha la nomea di scuola “difficile”. Io qui ho trovato affetto, famiglie cha mi hanno incoraggiata e sostengono i loro figli. Naturalmente, l’affetto è ricambiato. La professoressa ha concluso, invitando i partecipanti a sostenerla nella difficile missione di riscatto del territorio.

La Tilotta, prima di passare la parola a Don Ciotti, ha voluto leggere il messaggio di Rosy Bindi: “sono davvero dispiaciuta di non potere essere con voi, nella tappa della Carovana internazionale antimafia, che celebra i suoi vent’anni di attività, ma sono al vostro fianco nella battaglia per un’Europa libera dai condizionamenti dei poteri criminali, finalmente capace di affermare e tutelare i diritti inalienabili della persona. Sono grata per l’immenso lavoro di questi anni dalle vostre associazioni e che ha contribuito a diffondere una profonda coscienza dei costi materiali ed immateriali provocati dall’espansione dei poteri mafiosi. Siete stati e siete sentinelle della legalità e, custodi di una memoria civile, viva e feconda che dà coraggio e speranza a quanti, e sono davvero tanti, non vogliono rassegnarsi di convivere con la corruzione, il malaffare e la violenza. Le mafie hanno cambiato pelle, ma non la ragione sociale del loro agire che continua ad essere, quello di accumulare ricchezze che non producono sviluppo e benessere diffuso, ma grandi povertà e disuguaglianze. Ha imparato a mimetizzarsi nel tessuto economico e sociale e prospera all’ombra della crisi economica che attanaglia l’Italia e buona parte dell’Europa e, ne mette in discussione i capisaldi democratici, a cominciare dalla dignità del lavoro. E’ una sfida enorme che intreccia responsabilità sovranazionali che giustamente, avete messo al centro della vostra campagna, individuando nella tratta degli esseri umani, una nuova forma schiavitù di questo millennio e su cui è necessario incalzare le Istituzioni europee perché si innalzi il livello di attenzione e di contrasto. Su questo fronte, la Commissione Parlamentare Antimafia è al vostro fianco e intende avviare una propria indagine, con uno specifico gruppo di lavoro. Non possiamo chiudere gli occhi sulle nuove crescenti forme di sfruttamento. Anche per questo abbiamo contestato la decisione di inserire nel calcolo del PIL, la costituzione, il traffico di stupefacenti e il contrabbando. Chiediamo che l’ISTAT ed EUROSTAT ripensino questa scelta, separando il Pil criminale che va meglio conosciuto e conteggiato dal PIL legale. “Mai più mafia” non devono restare gli slogan di tanti importanti momenti come il vostro ma, un impegno comune e quotidiano che unisca la forza dell’antimafia sociale, la credibilità delle Istituzioni e la buona politica. E’ possibile. Possiamo farlo insieme”.

Don Ciotti, a ridosso di tutti gli interventi, ha voluto fare il punto sulla missione della Carovana Antimafia, riconoscendo la necessità di riflettere (fermandosi) per migliorare l’operato futuro. Ha detto: credo nella positività di quell’azione iniziata vent’anni fa, ma vi devo anche dire e sono più che convinto che, dopo vent’anni bisogna ripensare tutto. Mi dispiace dire che dobbiamo ripensare tutto. Ci vuole la forza positiva di fare emergere che la carovana è stata un’esperienza di grande valore, ci tengo a sottolinearlo con forza. Ma, con la stessa forza debbo dire che dobbiamo avere l’umiltà di fermarci e di capire dove stiamo andando, come segno di libertà e di autenticità. Le mafie sono tornate forti. Dal ’92 ad oggi, il Viminale ci consegna circa 3.500 morti nella guerra di mafia nel nostro Paese. Per non dimenticare i morti- vivi, che sono le persone schiacciate dall’usura, dal racket, le vittime della corruzione, sono quelli che sono stati privati della loro libertà e della loro dignità. E’ da due anni che è tutto fermo sui beni confiscati. L’auto-riciclaggio è stato in parte bloccato, poi modificato e passato con dei grossi freni. Non abbiamo una legge completa sulla corruzione pubblica. Perché, per avere una legge completa bisogna inserire alcuni reati, come il falso in bilancio e c’è chi non li vuole questi. Cogliamo le positività della Carovana. Così è stata “Libera”, la grande opportunità nel metterci tutti insieme. Ma credo per questo che, la nostra forza è avere i piedi per terra, fermarci dopo venti anni,ad interrogarci oggi che cosa possiamo fare di più. Ma, l’antimafia è un problema di coscienza, non una carta di identità che qualcuno tira fuori a seconda delle circostanze. Dietro la parola antimafia si nascondono troppe persone oggi, come la legalità che è diventata la bandiera che tutti usano. In Italia sono cresciuti i progettifici sulla legalità. Peccato che, “molti hanno scelto la legalità malleabile e sostenibile: se mi conviene rispetto le regole, se non mi conviene me ne faccio un baffo”. Nel Governo Prodi fu inserita la confisca dei beni ai corrotti, ma non c’è un bene confiscato ai corrotti, perché non si può dimostrare la corruzione. Si sono fatti dei sistemi legislativi che non hanno permesso di fare tutto quello che si sarebbe potuto fare. Per dignità abbiamo bisogno di fermarci per capire dove sono state le positività, ma anche, le fragilità e capire la velocità che ha permesso ai giochi criminali di ritornare forti. Da 400 anni che parliamo di “Camorra” in Italia e 150 anni che parliamo di “Cosa nostra”, anche se è una storia che incomincia dapprima, pur con forme e modalità diverse certamente. Non ci sono più le mafie di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino. Non per questo la mafia ha cessato di esistere. E’ cambiata, ha la capacità di leggere i cambiamenti e le trasformazioni. Ma, grazie al contrasto a Cosa nostra, al grande lavoro della Magistratura e delle Forze dell’Ordine e la bellezza delle realtà in questo territorio ed al riconoscimento di questa pluralità che la mafia ha avuto grosse batoste. Ma, la scuola deve allenare alla vita, perché se non allena alla vita c’è qualcosa che non funziona. Mi auguro che si educhi sempre meno alla legalità nel nostro Paese. Credo che dobbiamo rivedere l’impianto di trasmissione del sapere sociale e civile. La scuola, prima della legalità deve educare alla responsabilità e all’ascolto della propria coscienza. Perché i nostri ragazzi ci chiedono: voi parlate di legalità, la chiedete a noi, ma attorno a noi non c’è lavoro, non c’è casa, non ci sono politiche giovanili, poi c’è un Paese che alimenta l’illegalità dall’altro lato. Allora c’è un problema, perché parlare di educazione alla legalità non basta più, è riduttivo, è fuorviante, proprio per le ragioni dette che molti hanno scelto la legalità malleabile e sostenibile. E in questi anni molti sono stati a guardare le leggi che si sono fatte, che hanno calpestato la libertà e la dignità delle persone, come le leggi sull’immigrazione che hanno calpestato la nostra Costituzione e la Carta dei Diritti Umani. Siamo riusciti ad avere due codici penali nel Paese, uno del cittadino italiano ed uno per i migranti, con una maggiorazione di pena se commettevano loro dei reati. Abbiamo visto togliere l’abuso di atti d’ufficio, il falso in bilancio per tutelare gli interessi di qualcuno e facciamo fatica adesso a ripristinare con chiarezza fino in fondo tutto questo.

TrinacriaNews.eu presente all’Istituto comprensivo statale G. Falcone, ha effettuato una videointervista a DON CIOTTI. Ecco le domande che gli abbiamo rivolto:

D. Lungo un lasso temporale di 20 anni di attività della carovana, divenuto punto di riferimento per almeno 1600 centri, a livello nazionale ed internazionale, cosa vuole a Palermo ed, in particolare, al quartiere Zen e la scuola Falcone?

D. Quello che si vuole realizzare un rispondere con azioni, progetti, con stili di vita che rappresentino un dietro front rispetto ad un agire errato, da parte di chi sta trovando delle risposte?

D. E’ come se emergessero ad oggi, dei paradossi dati dal fatto che, Libera è riuscita ad ottenere un uso sociale dei beni confiscati alla mafia, dà lavoro ai giovani ma, dall’altro lato c’è un orientamento politico ed un legiferare che va quasi a cozzare con la volontà di dare lavoro ai giovani. Lei cosa vorrebbe dire in ordine alle riforme legislative apportate nel mondo del lavoro?

D. Ci troviamo nel confine euro mediterraneo, in cui scafisti criminali fanno fare la traversata della morte. Ma, nel nostro Paese c’è un’altra forma di schiavitù che è il lavoro nero. A chi rivolgerci per promuovere una riforma della cultura e di forma mentis che restituisca dignità all’uomo, costituzionalmente garantita?

video di Roberto Rinella  
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