Palermo – il 16 ottobre si è svolta presso Villa Niscemi la presentazione del progetto A scuola con il sorriso. L’evento,promosso dal Rotary Club teatro del Sole con la collaborazione del Centro Studi Virtualmente O.N.L.U.S. e con il patrocinio del Comune di Palermo, ha voluto assumere le vesti di una finestra sulla dislessia, disturbo specifico dell’apprendimento, col solo fine di informare tutti coloro che possano venire a contatto con questa problematica che, contrariamente alle altre disabilità, è da considerare un disturbo legato alle abilità scolastiche e non una malattia.
Il progetto presentato, dal presidente del Rotary Club Palermo Teatro del Sole Salvatore Leto Amoroso, è stato illustrato dal dott. Gaetano Rappo, psicologo e psicoterapeuta, dalla dott.ssa Eugenia Mammana, psicologa, specialista in psicoterapia cognitivo – comportamentale ed esperta in Tecnologie informatiche e tecnologiche per l’apprendimento e l’autonomia, dalla dott.ssa Sara Ferina, esperta in strategie e tecnologie informatiche in attività scolastiche per bambini e adolescenti con disturbi specifici.
A prendere subito la parola è stato il presidente Salvatore Leto Amoroso, il quale ha sottolineato che la scelta del tema fosse legata a ragioni di promozione all’interno delle scuole del progetto, approvato e cofinanziato dalla Rotary Foundation e dal club stesso, volto concretamente a portare a scuola con il sorriso, da qui il nome del progetto stesso, bambini con tale disturbo. Ciò che è secondo me importante chiarire – sottolinea il presidente– è quello di dare una maggiore informativa circa la dislessia, con il solo fine di chiarire che tale disturbo specifico dell’apprendimento, non è una malattia e che può essere affrontato e vinto con le giuste strategie. Il Rotary Club Teatro del Sole – conclude il presidente – sostiene l’importanza dell’introduzione nelle scuole primarie di questo innovativo progetto, volto alla realizzazione di uno screening tra bambini della seconda e terza elementare, con la collaborazione delle insegnanti, con l’attenta partecipazione di personale specializzato, dei nostri soci e con supporti informatici che il Rotary Club si impegna a fornire.
A questo introduttivo intervento, è seguito quello del dott. Gaetano Rappo, il quale ringraziando l’opportunità offertagli dal Rotary Club, ha affermato che è essenziale partire dalla problematica stessa e collaudare uno stretto legame con il bambino. In passato si lasciava ampio margine di discrezionalità all’insegnante, la quale aveva la possibilità di selezionare ed utilizzare le strategie didattiche per lei più congeniali, diversamente oggi si opta per metodologie alternative, ovvero per misure dispensative e per strumenti compensativi normativamente individuate. È opportuno subito mettere in chiaro che – spiega il dott. Rappo – scientificamente parlando nella dislessia si rintracciano tre diversi livelli, il primo è quello “lieve”, il secondo è quello “medio”, il terzo è quello “severo” ed il target d’età in cui questa può essere individuata è quello della terza classe della scuola primaria, momento in cui tale problema può essere identificato, non perché assente prima, ma semplicemente perché prima di tale momento il bambino è immaturo, scolasticamente parlando, per potersi rintracciare tale disturbo. I bambini con dislessia non soffrono di una disabilità cognitiva, dal momento che il loro quoziente intellettivo è nella media o addirittura a volte superiore alla stessa, come la storia ci dimostra, di converso le difficoltà avanzate non sono dovute ad un ritardo legato all’apprendimento (altrimenti detto DSA), ma ad una mancata concentrazione alla fasi di decodificazione che nell’analisi di un testo seguono quelle del processo. La lettura diventa uno sforzo immane, quindi, da un lato bisogna ricercare specifiche strategie rispettose delle diverse esigenze del bambino, dall’altro integrare questi giovani scolari all’interno del gruppo classe, nell’ottica di una “didattica inclusiva”. In questo quadro, che vede al centro della didattica il bambino – conclude il dott. Rappo – sarà essenziale formare gli insegnanti, informare i suoi compagni di classe ed i genitori di questi ultimi e del bambino stesso, con il solo fine di intraprendere un percorso di formazione globale che lo accompagni nelle varie fasi del suo percorso scolastico. Si procederà, quindi, all’individuazione di un’analisi diagnostica che permetterà la circoscrizione di una metodologia apposita di tipo nazionale, animata da più momenti che inizierà con l’individuazione di uno screening di tipo informatico e che non perdendo mai di vista un contatto umano con il bambino, sia anche capace di individuare quelle che sono le sue macrodifficoltà e soprattutto le migliori strategie da poter utilizzare sia a scuola che a casa, mettendo in risalto i suoi punti di forza alla luce dei caratteri dei suoi DSA.
A seguire l’intervento della dott.ssa Mammana, la quale analizza l’oggetto d’indagine dal punto di vista del fattore tempo di apprendimento, visto come una condizione fondamentale per la didattica, la quale si impegna a raggiungere obiettivi prefissati. Il bambino affetto da dislessia ha bisogno di tempi più lunghi per la decodifica di un testo e di strategie diversificate, si pone quindi il problema di come poter aiutare lo scolaro e per nostra fortuna – spiega la dott.ssa Mammana – oggi beneficiamo delle ICT (altrimenti dette “tecnologie informatiche per l’apprendimento”), ovvero di quei software compensativi capaci di aiutare questi ragazzi durante le fasi di lettura e scrittura di un testo. Uno strumento fondamentale è il Super Quaderno del Rotary Club pensato dalla Software House di Bolognaper supportare tutti coloro che soffrono di disturbi dell’apprendimento, inoltre, rispetto al passato si sono compiuti diversi passi avanti e sono trascorsi ben tredici anni dalla presentazione della prima sintesi vocale “Carlo” – ci racconta la dott. Mammana – prima di questo momento, infatti, tutti i programmi di supporto erano pensati soltanto per i non vedenti. Oggi la didattica più innovativa può trovare ausilio nelle lavagne interattive o anche in altri strumenti, come immagini semplificate e note vocali, capaci di raggiungere con un percorso formativo personalizzato il successo dei nostri bambini, a patto che – conclude la dott.ssa Mammana – non si perdano mai di vista le sue esigenze e che senza imposizione alcuna si prediligano determinati strumenti piuttosto che altri, i quali non fungano da strumento di allontanamento dalla didattica dell’itero gruppo classe, ma al contrario possano rappresentare un espediente di buona integrazione nel gruppo anzidetto e di didattica inclusiva, al fine di garantire un vantaggio ad ambo le parti.
Segue l’intervento della dott.ssa Ferina, la quale ponendo al centro della sua presentazione il successo formativo dei bambini con dislessia, sostiene come questo sia un obiettivo di non facile impresa, poiché ciò che connota la dislessia è un disturbo intercorrente tra il canale della comunicazione ed il reperimento dell’informazione nel momento della formulazione della domanda. I bambini dislessici apprendono – ricalca la dott.ssa Ferina – ma lo fanno in maniera differente ed ognuno con un metodo alternativo, infatti, proprio per questo motivo è essenziale collaudare un costante supporto proveniente dalle insegnanti e dal restante gruppo classe, al fine di stimolare il loro interesse e potenziare l’autostima di questi piccoli scolari, il tutto in un’ottica formativa di successo che, però, non si limiti ad un impegno costante soltanto a scuola, ma ritrovi un continuo anche durante le ore di studio a casa, ove con altrettante figure di supporto come i “doposcuola specialistici” nazionalmente distribuiti, i bambini possano ottenere un aiuto concreto e, quindi, creare un metodo di studio adeguato, alla luce dei punti di forza che gli sono propri e alla promozione di una piena autonomia sia a scuola che a casa. Conclude poi la dott.ssa Ferina affermando che è giusto dare sottoforma di uguaglianza a tutti la stessa cosa, ma allo stesso tempo è ancora più giusto concedere loro, sotto forma di giustizia, ciò di cui hanno realmente bisogno.
L’intervento conclusivo è stato quello dell’assessore scuola Barbara Evola, la dopo aver ringraziato il Rotary Club per il contributo dato alla promozione di questo progetto, ha affermato: Non è una “Buona Scuola” – spiega l’assessore Evola – quella che parla unicamente di BES (ndr. Bisogni Educativo Speciali) senza tenere conto delle differenze intercorrenti tra un alunno e l’altro e, soprattutto, senza ragionare in maniera globale nella ricerca di strategie adeguate e, tuttavia con mio grande dispiacere noto una scuola non ancora pronta ad assolvere ad un così tale importante incarico, dando forse troppe responsabilità a singoli docenti, i quali devono non solo gestire classi numerose, ma individuare anche gli strumenti più adatti alle esigenze dei bambini affetti da dislessia. Non è più importante porsi soltanto domande – continua l’assessore Evola – ma trovare delle risposte e coinvolgere la scuola nella sua globalità, al fine di trovare l’ausilio di ogni sua singola componente, adeguatamente formata ed in un’ottica che integri e veda costantemente al centro della didattica il bambino.
In occasione dell’evento la redazione di TrinacriaNews.eu ha intervistato Salvatore Leto Amoroso presidente del Rotary Club Palermo Teatro del Sola, dott.ssa Eugenia Mammana psicologa, specialista in psicoterapia cognitivo – comportamentale e Barbara Evola, assessore comunale scuola. Di seguito, le interviste.
SALVATORE LETO AMOROSO
In cosa consiste l’appoggio del Rotary Club Palermo Teatro del Sole in questo settore?
Ogni anno il presidente scelto crea un programma personale ed io ho scelto di dedicare il mio mandato al mondo dell’infanzia, facendo ciò sono venuto a contatto in maniera del tutto fortuita con la dislessia, disturbo di cui avevo una ridotta conoscenza e dopo una mia personale ricerca ho presentato questo progetto di aiuto al settore della dislessia nelle scuole alla Rotary Foundation, ovvero a quell’ente del Rotary Club che si occupa della gestione nel mondo di vari settori e con grande piacere la mia proposta è stata accettata e vedrà i cofinanziamenti della Rotary Club Teatro del Sole e del Rotary Foundation. L’aiuto concreto vedrà, quindi, l’acquisto di sistemi informatici e audiovisivi, al fine di aiutare questi bambini a superare quegli ostacoli che li distinguono dagli altri loro coetanei.
Quali altri progetti avete in preparazione, al fine di raggiungere un interesse di tipo sociale?
Ad oggi è certo l’impegno mio e di tutto il Rotary Club in questo progetto per buona parte del 2015 e tuttavia per il futuro abbiamo già in preparazione nuove idee aventi ancora una forma embrionale, ma interessate sempre al mondo dei giovani. Questi nuovi progetti di cui parleremo a suo tempo, vedono il supporto della Mondadori, il cui contributo non sarà di tipo economico, ma di tipo metodologico col solo fine di superare le difficoltà di cui ci andremo ad interessare.
EUGENIA MAMMANA
Lei è specializzata in psicoterapia cognitivo –comportamentale, tecnologie per l’apprendimento e l’autonomia, in cosa consiste questa sua specializzazione e quali sono le analisi portate avanti e quali le strategie utilizzate?
La mia specializzazione mi dà la possibilità di lavorare all’interno delle scuole a stretto contatto con i bambini affetti da dislessia e di utilizzare degli strumenti capaci di mettere in luce i punti su cui fare leva ed a quali strategie ricorrere, al fine di raggiungere il loro successo formativo per mezzo di più fasi, ovvero da un obiettivo all’altro. La mia esperienza, invece, con le tecnologie informatiche nasce da una ormai consolidata collaborazione con la fondazione ASPHI di Bologna, la quale si occupa di tecnologie informatiche per l’apprendimento ormai da diversi decenni e la cui attività si svolge per il raggiungimento dell’integrazione dei ragazzi all’interno delle proprie classi, nell’ottica di una didattica inclusiva.
Nell’ottica di questa didattica inclusiva esistono dei percorsi alternativi rispetto alla restante scolaresca formata da normodotati, ovvero sistemi collaudati capaci di far coesistere questi percorsi alternativi?
Le tecnologie informatiche inserite nell’ottica del gruppo classe devono avere come unico scopo quello di favorire l’integrazione degli allievi e non quello di creare tra loro delle differenze, ecco perché crediamo molto in un reciproco aiuto che parallelamente il bambino affetto da dislessia può concedere ai propri compagni, nell’utilizzo di computer o di qualsivoglia sistema informatico, e viceversa. Non bisogna poi dimenticare il ruolo centrale dell’insegnante, la quale è chiamata a ricorrere ad una serie di sistemi informatici, come la lavagna multimediale, che dovranno essere alla base della sua didattica.
Secondo lei utilizzare un percorso alternativo agli scolari dislessici è una valida strategia, o diversamente sarebbe più proficuo creare una coesistenza tra le parti, col solo fine di creare un migliore vantaggio ad entrambi?
Ribadisco con forza il beneficio che ambo le parti possono ottenere da questa loro stretta collaborazione, non vi sarà alcun rallentamento nella didattica di classe, ma al contrario ogni singolo apprendimento ottenuto con strategie alternative a quelle tradizionali saranno sì diverse, ma non meno efficaci e da loro sicuramente ricordate durante tutte le fasi del loro percorso formativo.
BARBARA EVOLA
In cosa consiste il patrocinio del Comune della città di Palermo in questo progetto?
È un pregio per il Comune di Palermo mettere il proprio logo in un progetto di questo tipo che vedrà attuazione in alcune scuole di pertinenza comunale. Progetti simili meritano un forte incentivo ed, inoltre devono essere promossi in un’ottica di tipo strutturale, ove il momento progettuale funga solo da input, mentre l’efficacia del suo risultato finale si realizzi con un intenso lavoro preparatorio, senza lasciare alcun margine di discrezionalità all’improvvisazione.
Esistono già degli esperimenti didattici per gli studenti dislessici all’interno delle scuole comunali?
Il progetto oggi presentato è sicuramente uno tra i primi esperimenti in questo settore, dato che forte è la spinta scientifica proveniente da personale specializzato e tuttavia sono sicura che sia già presente all’interno di ogni singola scuola ed in maniera del tutto autonoma un impegno in tale ambito.