Oltre il vasto oceano. Memoria parziale di bambina ha vinto il Premio Strega 2014.
Attenzione: non è solamente la storia della decadenza di una nobile famiglia palermitana. Nel racconto, per nulla romanzato, di “Bambina”, di Beatrice Monroy, c’è l’origine della famiglia Monroy ma c’è anche Palermo, con i suoi fatti terribili; dall’ inquisizione alla peste, dal terremoto alla distruzione del centro storico, di via Alloro. Si racconta anche del Sacco di Palermo, Milano e Masaniello, del Gattopardo e del “Garibaldo”, l’antenato garibaldino.
Il nome della famiglia, Monroy, trae origine dal paese vicino alla città di Càceres nel cuore più selvaggio della penisola iberica; lontano dal mare, dai fiumi, in mezzo alla meseta.
Seguono i racconti di tutta una serie di spietati condottieri che partecipano con onore sotto il comando del Re di Spagna alla spietata conquista e reconquista. A Don Alfonso de Monroy, famoso Clavero de Alcantara, spetta come ricompensa il feudo di Salemi e di Don Alberto Alonso Monroy, principe di Formosa e Conte di Ranchibile.
E’ tutto un susseguirsi di bambine date in spose a uomini maturi per la felicità dei genitori delle bimbe, contenti “dell’affare”. Ma è la storia d’amore ininterrotto fra il professore-scienziato Alberto Monroy e la moglie Anna e il matrimonio, durato a lungo ma fallito da subito fra il professore di Caltavuturo Peppino Oddo e nonna Cornelia “la rossa”.
Beatrice Monroy non si limita alla cronistoria della sua famiglia, racconta molto di sé, delle sue esperienze d’adolescente, i sogni dei politici di sinistra, il sacco di Palermo, di lei principessa educata e istruita a casa da FräuleinMartha e dalla maestra Lo Cascio.
Per tutto il romanzo aleggia lo spettro della Grande Rovina, un mistero che si trascina ineluttabile a cui nessuno dei componenti della famiglia deve fare cenno. Forse il giuoco delle carte? E quella immensa Villa Ranchibile venduta per un “piatto di lenticchie”, le sedute spiritiche, a Villa Pandolfina, in via Alloro a Palermo.