Palermo – Chiunque si fosse trovato a passare giovedì 22 maggio (ore 21:00) dinanzi alle vetrine della libroteca Paoline lungo il corso Vittorio Emanuele n. 465, sarebbe certamente rimasto incuriosito nel vedere la grande sala espositiva, ricolma di lettori e curiosi, giunti lì in occasione del ritorno a Palermo del noto giornalista siciliano Melo Freni. E proprio all’interno della libreria, le monache hanno allestito, un piacevole quanto costruttivo incontro per la presentazione del nuovo romanzo dal titolo “Riscatto”, scritto meno di un anno fa, dall’ex redattore capo del TG1. L’evento è stato organizzato in collaborazione con l’Associazione Comunicazione e Cultura Paoline ONLUS, con la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia e il Centro Studi sulla Cooperazione “A. Cammarata”.
Il romanzo, già vincitore della 36esima edizione del premio letterario “Golfo del Tigullio-Santa Margherita Ligure” e candidato al prossimo concorso del Premio Strega, racconta la storia toccante di un giovane impulsivo (Gennaro Fleris), reo di omicidio, il quale dopo aver scontato una lunga pena all’ergastolo, poi ridotta per grazia, inizia un tortuoso ma salvifico percorso di redenzione attraverso il messaggio della fede cristiana, l’amore infinito per Dio e le opere caritatevoli verso chi più soffre al mondo. Le pagine, scritte con un linguaggio semplice, rapido e dal taglio discorsivo, mostrano un continuo sbalzo tra realtà e fantasia in cui le parole celano numerosi rimandi a precetti ed episodi liturgici, soprattutto per il tema del riscatto, attualizzando allo stesso tempo le grandi lezioni della letteratura slava di fine Ottocento (nello specifico Tolstoj). Forte è anche l’impronta cinematografica nell’uso di flashback e digressioni che, spesso, tendono a formare nitidi quadri di introspezione psicologica dei personaggi che si incontrano lungo le vicende del racconto, tecniche che denotano grande maestria e conoscenza del mondo televisivo, nel quale a lungo l’autore ha lavorato.
Per l’occasione erano presenti la professoressa Domenica Perrone, docente associato di Letteratura italiana dell’Università di Palermo, Salvatore Taormina, funzionario regionale e Padre Salvatore Vacca, vice preside della Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia. A fare da mediatrice durante il dibattito culturale, suor Fernanda di Monte la quale ha detto: il romanzo dell’amico Melo, narra una storia semplice e nello stesso tempo profonda perché parla di morte, di mafia, di vendetta personale, temi comuni nella società odierna che rendono l’uomo schiavo dei suoi stessi mali. Eppure spesso accade che dal pentimento per i peccati commessi, nasca un sano percorso di riscoperta interiore, il cui fine ultimo è ritrovare Dio. Il libro di Freni, non è un romanzo come tanti altri in cui si raccontano storie fantastiche o con pochi rimandi al reale, nel “Riscatto” noi ritroviamo i ricordi di Palermo, della nostra isola e di lontane esperienze culturali dello stesso autore inserite però all’interno di una cornice narrativa diversa.
Il primo a prendere la parola è stato Salvatore Taormina dicendo: il romanzo poggia le sue basi sugli gli interrogativi radicali e costitutivi del cuore umano, presenti nell’animo di ognuno da sempre e in ogni luogo, a cui il tema del romanzo afferisce e ci riporta a riflettere. A mio avviso questo romanzo risulta controcorrente, poiché si oppone alla tendenza di molta letteratura contemporanea che vuole marginalizzare i problemi, i dilemmi profondi dell’Io. Il coraggio dell’autore sta nell’aver scelto come tema centrale del romanzo la storia di un siciliano rimasto coinvolto nel paludoso mondo della mafia, spingendosi fino a commettere omicidio, tema questo scottante in una terra come la nostra dove si parla del fenomeno mafioso solitamente con approccio ideologico.
A seguire è intervenuta la professoressa Domenica Perrone che ha messo in luce da esperta critica letteraria quali e quanti autori siciliani si ritrovano nel romanzo di Freni: fra tanti il maestro Leonardo Sciascia, Tomasi di Lampedusa e Pirandello che hanno fortemente segnato l’immaginario e il bagaglio culturale dell’autore e a questi si affiancano mirabilmente i temi manzoniani della salvezza cristiana e della provvidenza per quei soggetti che, al pari dell’Innominato o di Don Rodrigo, posso sperare di ottenere il perdono ultraterreno anche dopo una vita di scelleratezze e soprusi. È chiaro che Genni, protagonista del libro, non è un malfattore, non è affetto da una malvagità connaturata ma è un brav’uomo che uccide sì, per vendetta, chi gli ha sottratto la moglie ma lo fa solo perché in preda ad un raptus irrazionale.
In ultimo a ringraziare il pubblico dei lettori presenti, è stato lo stesso Melo Freni che ha voluto rispondere alle tante domande nate dalla stimolante presentazione del libro, ribadendo: Sono felice perché finalmente oggi si conclude il periglioso cammino che ho dovuto percorrere per pubblicare questo romanzo, poiché molte sono state le case editrice che hanno rifiutato di stamparlo non ritenendolo appetitoso e commercialmente interessante ai gusti delle nuove generazioni. Sono contento inoltre perché, come diceva il grande scrittore statunitense Scott Filzgerald, «Felice è lo scrittore che ha un paese da raccontare» ed io ho una terra bellissima su cui ricamare sciascianamente infinite novelle – ha puntualizzato – Il mio non vuole essere un romanzo di mafia, ma vuole soltanto dimostrare come una persona per bene, il protagonista appunto, spinto dal degrado della società, possa commettere atti violenti contro la propria piena volontà razionale, facendo, comunque, rientrare il suo operato all’interno di un disegno di predestinazione, in cui il male è necessario come tramite per la salvezza futura.
In occasione dell’evento la redazione di TrinacriaNews.eu ha incontrato lo scrittore Melo Freni, la professoressa Domenica Perrone e padre Salvatore Vacca. Ecco le domande loro rivolte:
Melo Freni
Leggendo il libro si avverte una certa ansia del giudizio divino. Perché?
Va innanzi tutto fatta una distinzione morale ed etica tra il peccatore e il corrotto, distinzione tempo fa rimarcata anche da Papa Francesco, perché colui che commette opere di trasgressione ma successivamente ne prende coscienza e con l’aiuto della fede si pente, egli sarà perdonato, mentre colui che mostra piena collusione con tutto ciò che è disonesto o losco, vivendo senza risentimento alcuno questa situazione criminosa, per quest’ultimo non sarà semplice ottenere la totale remissione dei peccati. L’ansia del giudizio divino quindi, è forte nell’animo degli uomini già sinceramente pentiti in cuor loro, come Genni il protagonista, i quali aspettano con trepidazione la fine della loro vita nell’attesa costante di essere perdonati dal Creatore e poter assurgere alla serenità ultraterrena; di contro tale ansia sembra essere minima se non del tutto assente nel caso di coloro che conducono fino in fondo la propria vita, impantanati nel vizio, nella depravazione e nella dissolutezza. Detto questo è chiaro che chiunque può sperare nella redenzione e nel riscatto da qualsivoglia colpa, se crede e ha fede.
Quanto è importante il volontariato nel cammino per il riscatto?
Lo spirito di solidarietà, l’altruismo e la carità sono virtù indispensabili per la speranza di salvezza e redenzione cristiana perché, aiutando chi soffre, viene messo a confronto il dolore di ognuno di noi con quello degli altri maturando quella fecondità della colpa di cui ho spesso parlato nel libro. Il concetto di fecondità è sorto in me pensando ai romanzi di due massimi scrittori della letteratura russa ovvero Dostoevskij e Tolstoj e nel caso specifico di “Delitto e Castigo” e “Resurrezione” ed entrambi, stranamente, finisco con due frasi molto simili che lasciano, nel lettore, il dubbio e la curiosità sul come evolverà la vita futura dei due protagonisti.
Domenica Perrone
Perché e se consiglierebbe, da docente, ai suoi alunni, di leggere questo romanzo?
Il libro ha al suo interno svariati temi di interesse che spaziano dal campo sociale a quello psicologico e quindi potrebbe essere letto con semplicità da chiunque, sebbene ogni lettura impegnata trova sempre uno specifico target di lettori e, non a caso, i temi della morale cristiana riportati dall’autore, hanno colpito una casa editrice con precisi obiettivi religiosi come quella delle Paoline. Direi che questo romanzo possa calzare perfettamente per molti corsi di studi monografici che vengono affrontati ogni anno nelle scuole secondarie o nei licei dove i ragazzi non sono ancora strutturati, sebbene sia sempre corretto giungere a un libro come questo già preparati almeno per quanto concerne la fede, l’opposizione bene e male, il tema della colpa e della redenzione.
Salvatore Vacca
Che impressioni ha avuto leggendo il libro?
L’impressione che ho avuto è che Melo Freni non pensi alla Sicilia come isola ma come terra da più ampio respiro in cui tanti e numerosi sono i temi e i dibattiti dalla sensibilità storico-culturale. Ovunque c’è cultura c’è un siciliano, spesso i siciliani vanno via per realizzarsi fuori ma portano nel cuore il ricordo della loro terra che diventa infatti protagonista diventa protagonista citata in tante forme d’arte come la letteratura. Il siciliano è un uomo aperto che registra ogni tematica d’interesse internazionale senza isolarsi solo perché isolano bensì ponendosi l’obiettivo di scrutare i problemi epocali e sociali attraverso l’esperienza della propria vita. Sono rimasto colpito dalla grande conoscenza della filosofia cristiana di Melo Freni che rimanda più volte alla scolastica, a S. Agostino, Cartesio e al fenomeno intrinseco nell’animo umano del combattimento tra bene e male, vita e morte utile nella fortificazione dello spirito e nel superamento delle paure.