Palermo – Presso l’Aula Magna dell’Opera Pia Santa Lucia ha avuto luogo la presentazione del libro La forza degli anni. Lezioni di vecchiaia per giovani e famiglie, curato da Don Gino Battaglia, che raccoglie le esperienze di quarant’anni di attività della Comunità di Sant’Egidio a sostegno degli anziani. Il libro è un’accurata antologia di vari interventi che ruotano attorno al tema della vecchiaia: dall’assistenza agli anziani alla malattia, dalla solitudine alla povertà economica, dal tema della casa a quello della visita, dal tema della morte a quello della spiritualità. Si trovano all’interno indicazioni e consigli concreti su come sostenere gli anziani, ma sono anche narrate le storie in cui i protagonisti raccontano le loro sensazioni di fronte all’abbandono, al decadimento fisico e all’isolamento, e l’amicizia e l’accoglienza che hanno trovato all’interno della comunità di Sant’Egidio.
Hanno presenziato all’incontro il prof. Vincenzo Ceruso della Comunità di Sant’Egidio che ha moderato gli interventi, S.E. Rev.ma Mons. Carmelo Cuttitta, Vescovo Ausiliare di Palermo, l’assessore alle Attività sociali del Comune di Palermo Agnese Ciulla, il professore di Psicologia dinamica presso l’Università degli Studi di Palermo Franco Di Maria, don Gino Battaglia, curatore del libro.
Il primo ad intervenire è stato Vincenzo Ceruso, che ha parlato di una cultura della solidarietà e dell’umanità nata all’interno della Comunità di Sant’Egidio in quarant’anni di contatto e amicizia con gli anziani. Ha poi citato una riflessione di Papa Francesco sull’egoismo della civiltà attuale, che: è incapace di accettare i loro limiti e che non permette loro di partecipare attivamente né di essere referenti ed ha spiegato come il libro nasca dal rifiuto di quella cultura dello scarto di cui ha parlato Papa Francesco.
A seguire è intervenuto S. E. Rev.ma Mons. Carmelo Cuttitta, che ha precisato che essere anziani non significa essere un peso, ma una risorsa e non solo economica, per il contributo che forniscono alle famiglie in un momento di crisi come questo, ma sono utili anche per la saggezza di cui sono depositari e in tal senso ha menzionato vari esempi tratti dalle Sacre Scritture: Mi piacerebbe scorrere le pagine delle Sacre Scritture per vedere come ci sono raccomandazioni ben chiare a non trascurare i discorsi dei vecchi, come dice il libro del Siracide, essi hanno imparato dai loro padri, da loro imparerai il discernimento e come rispondere nel momento del bisogno. Anche nel Nuovo Testamento ci sono figure di anziani molto significative: Simeone e Anna, proposte come punti di riferimento. Ha poi parlato del tema della vecchiaia dal punto di vista spirituale e della fede, dicendo: Ogni fase della vita ha la sua dignità e ciascuno di noi continua ad essere utile, e lo è anche la saggezza degli anziani, la loro vicinanza, il loro affetto e la loro tenerezza. Oggi per esempio, dal punto di vista della fede, sono spesso i nonni a dare una formazione cristiana ai nipotini, proprio quando i genitori non riescono a farlo perché troppo impegnati nelle attività lavorative. Ecco io allora considererei questo periodo della vita come una grande risorsa per la società, per le famiglie e soprattutto per le nuove generazioni, perché è nell’interazione fra le varie fasi della vita che si costruisce a pieno la comunione familiare.
Agnese Ciulla è poi intervenuta in merito ai servizi offerti agli anziani dalle istituzioni e alle iniziative portate avanti nell’ultimo periodo, affermando: In questo anno e mezzo di lavoro una delle prime cose che abbiamo provato a realizzare è stato fare in modo che il territorio potesse essere rafforzato nella continuità. Io credo che la logica con cui si debbano attivare gli interventi debba essere quella di stabilire la residenzialità, la domiciliarità e la territorialità. Quindi il concetto consiste nell’accompagnare le persone, aiutandole in emergenza, ma rispettando la loro autonomia, la loro esigenza di restare nella propria casa. Proprio nel mese di novembre abbiamo attivato un progetto legato alla domiciliarità, che ci permetterà presto di sbloccare sei milioni di euro per l’assistenza di anziani e persone in difficoltà. In questo momento è attivo un bando per l’assistenza a casa di persone con demenza senile e Alzheimer e un altro per persone con disabilità gravi.
Il prof. Franco Di Maria ha, invece, esposto le sue riflessioni sul libro e sulla società contemporanea, citando anche qualche esempio tratto dalla storia delle civiltà antiche: Nella nostra società vige lo slogan secondo cui bisogna essere giovani per sempre, nelle società capitalistiche si vale solo se si produce e gli anziani sono seriamente colpiti da questi pregiudizi, che non solo ledono la loro dignità ma tendono di fatto alla loro emarginazione. Io vi vorrei segnalare come nelle società antiche ci fosse un grande rispetto e valorizzazione degli anziani, basta pensare all’antica Grecia e agli scritti di Platone o all’antica Roma e a Cicerone, così come presso le culture tribali, ad esempio gli Indiani d’America, dove il rispetto per l’anziano era enorme. Oggi invece la lesione della dignità e l’emarginazione vanno di pari passo e spersonalizzano e fanno perdere identità agli anziani, che sono sempre malati, infelici e di peso. Le rappresentazioni sociali tendono prevalentemente a saldare il culto della bellezza, della giovinezza, dell’efficienza e della produttività e portano a guardare l’anziano con rifiuto, che è rifiuto del proprio divenire. Allora il problema più grave che oggi va affrontato è il rischio di annullare la soggettività di ogni singolo anziano, di farlo diventare una categoria, della quale occuparci come categoria e non come singoli soggetti con i loro sogni, bisogni e necessità.
Don Gino Battaglia ha chiuso la serie di interventi, spiegando ulteriormente il senso del libro, che ha definito come: un distillato prezioso di una lunga esperienza di amicizia con gli anziani, intriso di amore, spiritualità e fede, un discorso rivolto ai vecchi, ma anche alla Chiesa e alla società, un discorso sul senso di questa stagione della vita. Ha poi affrontato il tema della vecchiaia, dicendo: Il senso e il valore di questa stagione e il suo significato sembrano essersi smarriti, la vecchiaia si presenta spesso come il naufragio dell’esistenza e lo è concretamente perché è caratterizzata da quel paradosso che Andrea Riccardi evidenzia in uno dei suoi interventi. Infatti anche se gli anni della vita si allungano ormai ovunque, anche in Africa, per merito dei progressi raggiunti nella medicina, nelle condizioni igieniche, nell’alimentazione e nelle condizioni di vita, spesso questi ultimi anni della vita sono svuotati di senso e chi non ce la fa ad adattarsi alla logica della produttività viene inesorabilmente scartato ed emarginato. In chiusura del suo discorso, ha infine parlato di un nuovo umanesimo che è anche il fine ultimo del libro, spiegando: Oggi l’anziano non ha più il ruolo di colui che trasmette la saggezza e la conoscenza alle giovani generazioni, ma per questo e da questo nasce la sfida di un nuovo umanesimo, di un’idea nuova della vita che si fondi sulla fede cristiana e sul Vangelo, per fare di questi anni finali della vita i primi passi verso l’eternità. Il libro negli ultimi capitoli si interroga infatti sulla morte ed è fondamentale l’esperienza della consolazione e della preghiera nella comprensione della propria vita, di una vita non più disperata ma credente e guarita dall’amore.
In occasione della presentazione del libro, TrinacriaNews ha rivolto alcune domande al curatore del libro don Gino Batttaglia, all’Assessore alle Attività sociali del Comune di Palermo Agnese Ciulla e al Vescovo Ausiliare di Palermo S. E. Rev. Mons. Carmelo Cuttitta. Questi i contenuti delle interviste:
Don Gino Battaglia
Come è nata l’idea di questo libro?
Il libro è nato da un incontro che c’è stato qualche anno fa con un gruppo dei più giovani della Comunità di Sant’Egidio, per parlare del tema degli anziani e del lavoro che la comunità porta avanti con gli anziani e quindi è venuta fuori un’esigenza di trasmettere consigli pratici e riflessioni su questo tema. In realtà poi, raccogliendo i testi delle lezioni,se vogliamo chiamarle così, è emerso il valore di tutto questo materiale, per cui è sorta l’idea di questo libro, che è in sostanza un distillato di questa esperienza lunga più di quarant’anni. La comunità, quasi dall’inizio, ha cominciato questo lavoro di accompagnamento degli anziani a partire dai quartieri più poveri, all’inizio degli anni ’70, dai quartieri popolari di Roma e poi, man mano che la comunità si diffondeva in Italia e nel mondo, ha cominciato a incontrare gli anziani come uno dei volti della povertà. La vecchiaia è una di quelle periferie dell’esistenza di cui Papa Francesco ha parlato tante volte e in questo senso il discorso si allarga non solo ai quartieri più poveri e alle situazioni di maggiore bisogno, ma in fondo è una povertà che attraversa un po’ tutte le condizioni, perché la vecchiaia si presenta quasi sempre come un impoverimento anche per chi è ricco, un isolamento e una perdita di ruolo. Allora il libro è anche una riflessione sulla vecchiaia,quindi non è soltanto una raccolta di indicazioni pratiche, ma ci sono anche riflessioni su come stare con gli anziani, come accompagnarli e come vivere con loro, riflessioni sull’importanza della vita, indicazioni concrete su come fare attenzione per la loro salute e il loro benessere, ma è anche una riflessione su questa stagione della vita, che tante volte appare come un naufragio, come una fine triste. Invece, nella misura in cui è accompagnata e amata, può diventare un approdo, perché questa è una stagione con il suo significato e i suoi valori.
Il libro è già stato lanciato a livello nazionale e ha ottenuto buone recensioni. Che riscontro avete avuto dal pubblico e soprattutto da parte dei giovani?
Direi che c’è un discreto interesse, adesso non lo so quantificare in termini di vendite, ma anche in questo direi che c’è un discreto riscontro. Noi abbiamo pensato di diffondere questo libro e il suo messaggio trovando molte occasioni d’incontro nelle parrocchie e nei centri e istituti per anziani e pur essendo realtà diverse in questo senso direi che abbiamo riscontrato un grande interesse per questa tematica fra le persone anziane e anche, come diceva lei giustamente, tra i giovani, perché questa è una tematica che interessa tutti. Mi pare che questo libro abbia risvegliato una questione che riguarda la vecchiaia, ma anche un po’ la vita, perché porsi il problema della vecchiaia aiuta anche a porsi il problema di cos’è la vita, di che cosa rimane. In fondo l’anziano è anche un uomo spogliato di tante cose che sembrano importanti e questo riguarda un pò tutti.
Agnese Ciulla
Che significato assume la presentazione di questo libro per l’Assessorato alle Attività sociali di Palermo?
Io il libro l’ho letto ed è stato per me anche emozionante per alcuni versi, perché dà una dimensione della vita non solo come problema dell’anziano, ma come tematica. Basta dire che l’anziano viene definito amico, c’è l’amicizia con gli anziani e non il problema degli anziani, il tema di come affrontare il supporto agli anziani, non c’è un taglio fra generazioni, ma un’accoglienza e una possibilità anche di dialogo. Secondo me questo è un tema che fuori dal libro si può portare nella comunità e che fa anche ragionare su come si potrebbe rifondare una comunità solidale, attenta e che si vuole bene.
Nel libro si parla anche delle attività svolte dalla Comunità di Sant’Egidio. Quali sono le attività svolte dal Comune di Palermo a sostegno degli anziani?
Io ho trovato una situazione di attività rivolte agli anziani molto fragile. Quindi in questo anno abbiamo cercato anche di ricostruire una programmazione. Abbiamo presentato a novembre il PAC anziani, cioè il Piano di Azione e Coesione, che prevede per la città di Palermo sei milioni di euro erogati dal Ministero dell’Interno, sulla qual cifra abbiamo rifondato tutto il lavoro legato alla domiciliarità e all’accompagnamento a casa. Infatti ci siamo basati sul concetto che gli anziani soli non si mettono in comunità, ma si supportano con strumenti altri, perché per una persona anziana la propria casa è la propria vita e quindi su questo abbiamo cominciato a fare una programmazione. In più con fondi di bilancio, quest’anno per la prima volta dopo moltissimi anni, abbiamo inserito 300 mila euro legati ad attività esterne, dando quindi l’opportunità di fare gite e iniziative culturali, che siano dedicate ad anziani e minori insieme. Quindi si tratta di attività legate ad anziani e minori insieme, per quello che dicevamo poco prima di attuare iniziative non per una singola categoria, perché le generazioni devono andare assolutamente in continuità. Inoltre abbiamo già predisposto una serie di altre attività legate all’Alzheimer, per persone con demenza senile, attività di supporto per persone con disabilità gravissime e l’anno scorso abbiamo realizzato un protocollo col giudice tutelare per la presa in carico con progetti personalizzati di anziani e persone con problemi di salute mentale, per cui pian piano stiamo ricostituendo un sistema di servizi che non c’era.
Mons. Carmelo Cuttitta
Quest’iniziativa così importante portata avanti dalla Comunità di San’Egidio è un bel passo avanti e un bel traguardo per la Chiesa, lei cosa ne pensa?
La Comunità di Sant’Egidio è un gruppo ecclesiale che lavora da tantissimi anni, da oltre quarant’anni, nel mondo ecclesiale, soprattutto con la prospettiva del prendersi cura della persona, e in particolar modo dei poveri e degli anziani. Naturalmente l’autore di questo libro, che è un sacerdote, ha voluto mettere a fuoco una fase della vita che appartiene a tutti noi, perché tutti quanti diventeremo anziani, anche se esserlo tante volte risulta essere un problema. Spesso accade infatti che le persone che arrivano all’età matura vengono considerati come se fossero un peso della società, un peso del quale ci si vuole liberare. Invece noi sappiamo perfettamente che soprattutto gli anziani riescono oggi a fare anche da ammortizzatori sociali, perché nella nostra Sicilia ci sono famiglie che riescono a vivere questo momento di crisi profonda solo con l’aiuto degli anziani. Quindi nono possono essere ritenuti un peso, ma una grande risorsa.
Abbiamo constatato che le attività della Comunità di Sant’Egidio sono tante. Esistono anche altre comunità di questo genere che danno sostegno agli anziani e anche ai poveri?
All’interno della Chiesa ci sono tantissime esperienze, ci sono quelle legate alla Caritas diocesana e altre legate a vari gruppi e movimenti ecclesiali che si occupano di queste realtà. La diocesi ha un ufficio con un servizio per gli anziani che serve per organizzare l’animazione delle parrocchie e per creare all’interno della comunità dei centri di aggregazione per gli anziani, alla cui guida c’è una coppia, il dott. Di Cara e la moglie. Ma io credo che debbano nascere ed esservi nelle comunità più attenzioni rivolte alle singole realtà, come si fa attenzione ai bambini, alle famiglie e così anche alla terza età. Io posso dire solo una cosa: nei miei undici anni di parroco, uno dei gruppi più attivi era il gruppo della terza età, formato da circa ottanta elementi che avevano una vivacità grandissima e che davano un grande colore ed entusiasmo alla parrocchia, talvolta anche più dei giovani.
Foto Pietro Montagna