Periodico registrato presso il Tribunale di Palermo al n.6 del 04 aprile 2012

Anno XII - Num. 56 - 03 settembre 2024

Anno II - Num. 08 - 21 ottobre 2013 Politica e società

Il convegno ASAEL fa il punto della situazione sulla costituzione delle Città Metropolitane in Sicilia

(Intervista al Vicesindaco di Palermo Cesare Lapiana)

di Viviana Villa
         

Convegno ASAEL su città metropolitane in Sicilia PRIMOPIANO 3Palermo – Si è svolto a Palazzo delle Aquile l’incontro-dibattito dal titolo I Comuni siciliani e le nuove politiche di riassetto territoriale: ruolo delle Città Metropolitane, organizzato dalla Presidenza del Consiglio Comunale di Palermo in collaborazione con ASAEL – Associazione Siciliana Amministratori Enti Locali. Durante il convegno si è discusso sul tema dell’abolizione delle Province e l’istituzione delle Città Metropolitane. Numerosi sono stati gli interventi dei rappresentanti del mondo accademico, delle istituzioni e delle associazioni. Il convegno ha voluto riunire infatti il livello istituzionale e quello universitario, mettendo ad esempio a confronto l’esperienza nazionale da parte della politica con l’On. Valdo Spini e quella dell’università con il Prof. Luciano Vandelli.

La giornata ha permesso di fare il punto sui problemi e sui modelli realizzabili, così da dare il via ad un sistema che permetta la razionalizzazione e il taglio degli sprechi, derivati spesso da duplicazioni di funzioni che costituiscono una spesa secondaria. L’obiettivo è stato quello di comprendere le conseguenze dell’abolizione delle province e la costituzione delle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina e dei liberi consorzi di Comuni per il 2014.

Ad aprire la conferenza è stato il Presidente del Consiglio Comunale di Palermo Salvatore Orlando. Oltre ai già citati Prof. Luciano Vandelli e On. Valdo Spini, sono intervenuti anche il Presidente dell’ASAEL Matteo Cocchiara, l’Assessore Regionale alle Autonomie Locali Patrizia Valenti, il Professore di Diritto degli Enti Locali dell’Università di Palermo Andrea Piraino, il Presidente della Prima Commissione Affari Istituzionali dell’ARS On. Antonello Cracolici e l’Assessore Comunale al Bilancio Luciano Abbonato.

Ad introdurre i lavori è stato il Presidente dell’ASAEL Matteo Cocchiara che ha puntualizzato le finalità e gli intenti di tale incontro. A qualche mese di distanza della promulgazione della legge istitutiva sull’abolizione delle Province, la loro sostituzione con i liberi consorzi e l’istituzione delle città metropolitane – ha affermato – ci troviamo a fare il punto dei lavori dei tavoli tecnici istituiti dall’Assessorato. Sono state coinvolte le associazioni dei Comuni, le università e diversi sono i punti di vista. Il tema di oggi è quello di giungere a delle conclusioni, cioè a riforme che sono state annunciate e mai attuate. Motivo per cui abbiamo chiamato attorno a questo tavolo illustri studiosi.

Il convegno è proseguito con l’intervento del Prof. Vandelli, docente di Diritto amministrativo e degli Enti Locali dell’Università di Bologna, il quale ha compiuto un’analisi della situazione europea e nazionale per quanto riguarda le città metropolitane. In particolare, ha rivolto l’attenzione alle realtà inglesi, francesi e tedesche. Credo che la Sicilia sia nelle condizioni più opportune per un modello di sperimentazione che possa fare avanzare anche il Paese, che su questo punto segna dei ritardi evidenti. Dalla lezione europea possiamo trarre tre modelli che sono entrati nel dibattito italiano. Il primo è quello inglese, che al di sotto della città metropolitana non ha nulla che assomigli al Comune capoluogo come è inteso da noi. Sono presenti 32 corpi di prossimità, che potremmo assimilare ai Comuni, ma senza la presenza di una città dominante di grandi dimensioni e più importante delle altre. La filosofia francese delle città metropolitane è opposta, perché non ha mai messo in discussione l’esistenza del Comune di grande dimensioni, il quale anzi è il perno per la costruzione dell’area metropolitana. Forme come “les communautés urbaines” sono ispirate all’aggregazione di Comuni di un’area vasta, in cui spesso il sindaco fa da motore di questo processo. Il terzo modello è quello tedesco, che propone un livello intermedio, che è il consorzio. Da questo livello tuttavia sono esenti le principali città di tutti i Länder. Nell’attuale disegno di legge del governo Roma si ispira a questo modello. Considerato che le città metropolitane sono comparse nella legislazione dal 1990 – ha continuato l’Italia segna un ritardo impressionante. Non siamo riusciti a realizzare quanto stabilito dal legislatore per via delle divisioni e dei contrasti che hanno riguardato l’individuazione del territorio, le procedure per l’istituzione e le modalità di rappresentanza per le città metropolitane.

Per quanto riguarda la situazione regionale è intervenuta l’Assessore Regionale alle Autonomie Locali Patrizia Valenti, la quale ha messo in luce le criticità e le potenzialità dell’istituzione delle città metropolitane. Il dibattito sta vedendo l’intera cittadinanza siciliana confrontarsi a diversi livelli. Queste riforme, proprio perché coinvolgono interamente il nostro territorio, propongono un cambiamento di tutto il modello istituzionale. Si tratta di un’opportunità per razionalizzare le attività proprie dei Comuni, non solo in termini di servizi offerti, ma anche di organizzazione amministrativa. I Comuni – ha continuato – hanno una storia e una tradizione propria che vogliono salvaguardare. Molto allarme è stato fatto da quando si è cominciato a parlare della riforma, come se qualcuno volesse far perdere ai Comuni l’identità, cosa che non è stata mai messa in dubbio. Il modello che abbiamo ipotizzato prevede da una parte i consorzi di Comuni e dall’altra le città metropolitane. Ogni singolo Comune dovrà far parte o dell’una o dell’altra configurazione. Non potranno esserci Comuni che restano isolati e non aggregati. Le funzioni di area vasta saranno comunque assicurate dal consorzio o dalla città metropolitana. La nostra è una regione troppo carica di competenze, troppo ramificata e ricca di personale. Uno dei problemi è la duplicazione di funzioni, non solo tra Regione, Province e Comuni, ma anche tra enti e consorzi che spesso non dialogano tra loro. Trattandosi di una riforma istituzionale che va al di là di qualsiasi schieramento politico – ha precisato – ho voluto organizzare dei gruppi di lavoro. Bisogna indubbiamente procedere ad una razionalizzazione delle funzioni. Oggi si vuole accelerare sul modello di città metropolitana, perché la riflessione sulla finanza pubblica indica che le condizioni sono mutate e che bisogna cercare nuovi modelli organizzativi che garantiscano adeguati livelli di servizi ai cittadini. Per questo guardiamo a modelli migliori dei nostri; nelle città metropolitane europee il PIL supera quello delle zone che ne sono al di fuori. La città metropolitana dunque costituisce un modello di sviluppo da proporre per organizzare i nostri territori e per uscire dalla crisi. Il gruppo di lavoro ha portato avanti un’analisi presupponendo un modello di città metropolitana in cui si considera la qualità media del servizio da offrire al cittadino e non una cartina geografica in cui disegnare un confine. Bisogna adottare un modello progressivo con il quale partire per arrivare ad uno ideale, in quanto i territori devono essere pronti. Possiamo partire con un’ipotesi più semplice e più vicina ai territori, ma dobbiamo innescare il cambiamento. Si può cominciare con le attuali città capoluogo che progressivamente vedranno l’adesione di quelle vicine, per arrivare poi al modello che porterà allo sviluppo reale.

In questo senso è intervenuto l’On. Cracolici, il quale ha proposto le prime azioni da intraprendere secondo una proposta molto pragmatica. Siamo ancora a discutere di vari modelli perché nel disegno istituzionale il livello accademico è prevalso rispetto alla realtà. Il rischio è ancora una volta quello di restare prigionieri della cultura passatista. Il passatismo è il sentirsi rassicurati soltanto dal passato. Qualunque cosa si faccia domani, in quanto incerta e imprevedibile, mette paura e quindi si tenta di non fare nulla. Siamo chiamati a fare una grande riforma – ha continuato – forse una delle più importanti. Non la faremo tutta d’un fiato; la mia idea è quella di procedere con ordine. Si potrebbe partire con la costituzione delle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina nei loro confini attuali. La conseguenza è che le tre città non faranno più parte dell’attuale Provincia né nel futuro libero consorzio, assumendo i poteri che le Province svolgono anche per le città capoluogo. La città metropolitana si farà carico infatti della dimensione sovracomunale. Non essendoci un Comune prevalente, gli 81 Comuni dell’attuale Provincia di Palermo che rimangono senza il capoluogo, potranno costituire un libero consorzio. La dimensione tra pari verrà vissuta con minore difficoltà rispetto alla dimensione annessionistica. È data facoltà ad ogni Comune in prossimità della città metropolitana di potere aderire alla città metropolitana in un tempo determinato. I sindaci dei Comuni dei liberi consorzi eleggeranno gli organi di secondo livello, cioè il presidente e l’esecutivo. Per quanto riguarda la città metropolitana credo che la governance debba essere ad elezione diretta.

Anche l’Assessore al Bilancio del Comune di Palermo Luciano Abbonato è intervenuto in meritoRitengo che sia necessario e doveroso un confronto con Palermo, Catania e Messina per la realizzazione del modello di città metropolitana. Avremo l’opportunità di arrivare in anticipo rispetto al paese, ma è necessario uno schema condiviso. Vorrei fissare quattro pilastri che per la città di Palermo possono e debbono costituire la base su cui costruire la riforma. Il primo è l’obbligo per la città metropolitana di contenere il capoluogo. Sembra una questione banale, ma così non sembra nell’ultimo disegno di legge in cui la figura della città capoluogo non si intravede. La città metropolitana si deve costruire a partire dal capoluogo e non viceversa. Siamo d’accordo con l’On. Cracolici, poiché riteniamo che la città metropolitana si debba fare a prescindere da chi poi decide liberamente di partecipare. Il secondo pilastro è la libera e volontaria adesione degli altri Comuni alla città metropolitana. È velleitario pensare di disegnarne i confini a tavolino. Il terzo pilastro riguarda le competenze. Il tema della funzioni attribuite alle città metropolitane è centrale; siamo interessati ad una città metropolitana come delega di funzioni, non di territorio. Il quarto pilastro riguarda l’elezione diretta per il sindaco della città metropolitana.

Il giorno precedente durante la conferenza stampa di presentazione del convegno è intervenuto anche il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che ha sostenuto la linea adottata dall’On. Cracolici. È urgente che anche in Sicilia si varino le città metropolitane; all’interno della cinta urbana degli attuali capoluoghi esistono funzioni che è bene ricondurre a unità. Siamo dalla parte di coloro che sostengono l’istituzione della città metropolitana. Non vogliamo fare una questione sul territorio di riferimento, in quanto è possibile anche mantenere soltanto la cinta urbana dell’attuale città di Palermo, naturalmente ben lieti dell’adesione di altri Comuni.

Durante il convegno la redazione di TrinacriaNews ha incontrato il Vicesindaco del Comune di Palermo Cesare Lapiana. Ecco i contenuti dell’intervista.

Quali poteri assumerà la città metropolitana di Palermo?

Più che di poteri parlerei della gestione di servizi, perché personalmente non sono mai stato interessato alla perimetrazione della città metropolitana. Interessa l’area di Palermo, l’importante è che la città di Palermo fornisca servizi unici. Per quanto riguarda la scuola, ad esempio, a noi interessa fornire i servizi dall’asilo nido all’ultimo grado del liceo. Lo stesso per quanto riguarda tutti gli altri servizi. Questa riforma ha senso ed una logica se guardiamo alla loro unicità. Purtroppo oggi manca l’organizzazione e i servizi sono spezzettati.

Quali saranno concretamente i vantaggi?

Il cittadino avrà univocità di gestione di servizi e quindi automaticamente la qualità aumenterà.

A settembre, durante l’incontro con il Ministro Delrio, il Sindaco Orlando aveva espresso la sua preoccupazione sul rischio di tagli dei fondi ai Comuni proprio in vista dell’abolizione dell’IMU. Il rischio è ancora concreto?

Purtroppo non dipende da noi. Si stanno interessando tutti i sindaci e l’ANCI. Sarebbe una follia continuare a fare dei tagli, ma purtroppo non abbiamo nessuna garanzia.

Il 28 novembre la prima commissione all’ARS ha scelto il testo della riforma per la definitiva abolizione delle Province. La proposta dell’On. Cracolici, che durante la conferenza stampa del 25 novembre a Palazzo delle Aquile aveva trovato anche il sostegno del Sindaco di Palermo Orlando, è stata infatti approvata. Se tale disegno diventerà legge, dal 1° marzo 2014 Palermo, Catania e Messina diventeranno città metropolitane e contemporaneamente nasceranno i liberi consorzi dei Comuni. Entro sei mesi ciascun Comune potrà scegliere di aderire all’una o all’altra configurazione (secondo anche un criterio di contiguità). Inoltre una nuova legge disciplinerà entro un anno le funzioni e le risorse delle città metropolitane e quelle dei liberi consorzi.

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