Palermo, 25 nov- “ Il 3 dicembre è una giornata decisiva per Termini Imerese e per Fincantieri. In un caso andranno chiariti progetti, tempi, nell’altro le scelte strategiche. C’è anche aperta la questione di Stm. In tutti i casi si tratta di vertenze nelle quali il governo può giocare un ruolo importante. Quello che noi denunciamo è l’assenza di una politica industriale e il fatto che si continui ad agire con la logica che il mercato da solo possa risolvere i problemi”: lo da detto Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, intervenendo a Palermo a un attivo regionale della categoria.
Il 3 dicembre a Roma sono in programma gli incontri al Mise su Termini Imerese e con Fincantieri, per la vertenza che riguarda il gruppo.
Landini ha aggiunto che “c’è uno stretto rapporto tra la politica industriale e la ripresa dell’occupazione e perché questa ripresa ci sia ci vogliono investimenti pubblici e privati. Occorre anche cambiare modello industriale e di produzione e avviare una seria manutenzione del territorio”. Il segretario della Fiom ha specificato che oggi “il Sud paga un prezzo doppio. Non è con prese in giro come il ponte sullo Stretto che si risolvono i problemi”, ha detto Landini, secondo il quale “la teoria che sia sufficiente fare licenziamenti e abbassare un po’ le tasse non funziona per niente, non è quella la strada per un paese con alti tassi di disoccupazione, con la povertà ai livelli del nostro, con i giovani costretti ad andare via. Noi riteniamo che ci vogliano investimenti- ha sostenuto Landini – ma invece non si fa niente contro la povertà, si taglia alla spesa sociale e contemporaneamente si aumentano gli aiuti a pioggia alle imprese”. Landini ha detto anche che “ tra le rivendicazioni della Fiom c’è la defiscalizzazione degli aumenti del contratto nazionale di lavoro”. Su misure annunciate come il bonus di 500 euro ai giovani lapidario il giudizio di Landini: “E’ una mossa elettorale, basta con manovre spot, i giovani hanno bisogno di potere lavorare”. Landini ha specificato di non essere contrario all’investimento sulla sicurezza, “ma la lotta al terrorismo passa anche attraverso la creazione di lavoro e la battaglie alle disuguaglianze, i vincoli europei vanno dunque messi in discussione anche per questo”.