Periodico registrato presso il Tribunale di Palermo al n.6 del 04 aprile 2012

Anno XI - Num. 52 - 24 aprile 2023

Anno II - Num. 07 - 10 luglio 2013 Politica e società

Si toglie la vita giovane nisseno. Suicidi che possono essere evitati?

di Vilma Maria Costa
         

depressioneNon si può rimanere indifferenti alle continue notizie di persone che per mancanza di lavoro e, quindi, di una esistenza difficile da sopportare perché piena di stenti, insoddisfazione e malcontento, decidono con premeditazione e convinzione di togliersi la vita come se questo fosse un atto di liberazione o di ribellione.

L’ultimo suicidio è avvenuto il 12 agosto a Caltanissetta, un giovane nisseno di 37 anni, dipendente di un ente di formazione, lo IAL CISL si è impiccato nella sua abitazione.

Certo è che per qualche giorno, a causa di queste tragiche notizie, si accendono i riflettori su stragi di vite disperate, ma poi più nulla. Ci si limita a dare la notizia dell’ennesimo suicidio dedicando solo qualche riga di descrizione dell’accaduto.

Si dà la colpa a questo o a quel politico di turno che certamente ha la responsabilità di dedicarsi poco o nulla ai problemi riguardanti il lavoro e i lavoratori, ma non si analizzano le motivazioni di tipo sociale che anche se non sono quelle scatenanti hanno certamente la prerogativa di incrementare il disagio e lo stato di inadeguatezza di un individuo già provato.

Ma cosa si intende per motivazioni di tipo sociale? Quello stato di isolamento in cui si lasciano le persone disperate che, invece, avrebbero bisogno del nostro aiuto che non deve essere solo e necessariamente economico, ma il conforto e l’essere presenti. Quel senso di unione, solidarietà e di reciproco aiuto che aveva caratterizzato gli anni del dopoguerra, momento di gravissima crisi economica che aveva colpito tutti gli italiani. Viviamo, invece, in una sorta di bolla di egoismo come se ci importasse soltanto che noi e il nostro nucleo ristretto dovessero star bene senza preoccuparci di quello che accade a persone che ci stanno vicino e che non hanno il coraggio di dirci quali sono le vere ragioni per le quali hanno mutato il loro tenore di vita e magari non si sentono più di frequentarci per paura di essere biasimati. Se percepiamo che qualcuno ha bisogno di noi, dobbiamo essere noi volontariamente a farci avanti!

Tutto deve contribuire a ricreare questo senso di solidarietà reciproca, prima di tutto i media che con i loro messaggi sbagliati di descrizione di un benessere diffuso inesistente incrementano, nelle persone che arrivano a stento alla fine del mese, che sono la maggior parte degli italiani, e in quelli che non arrivano a coprirne neanche le tre settimane, un malessere che potrebbe arrivare a gesti estremi verso la propria persona o nei confronti di persone che li circondano.

I messaggi dei media devono ritornare ad essere basati sulla semplicità e sull’importanza delle piccole cose. Non ci si riferisce certamente al prodotto pubblicitario, ma al messaggio utilizzato per pubblicizzarlo che, comunque, dovrà essere in qualche modo più consono ai tempi che stiamo attraversando e, soprattutto, ai servizi giornalistici e di informazione e alle trasmissioni televisive.

Si deve combattere l’attuale contraddizione tra crisi economica reale e falsa comunicazione di benessere economico.

E’ un invito a riflettere e ad agire, ognuno nel nostro piccolo, dando così un contributo di solidarietà che sarà ripagato da un futuro sicuramente migliore per i nostri figli.

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  1. Giovanni Rizza

    In Sicilia la formazione professionale è sempre stata oggetto di precarietà di rapporti di lavoro e di ritardo nel pagamento degli stipendi. Poiché questa situazione dura già dal 1973 – e cioè da quando la competenza primaria in materia avrebbe dovuto portare la Regione Sicilia a legiferare in materia ed a inquadrare i dipendenti dello Ial Cisl come di molti altri enti – se c’è un senso da coniugare alle responsabilità sociali e politiche questa è la direttrice. A distanza di quaranta anni tutto ancora da definire!

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