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Anno XI - Num. 52 - 24 aprile 2023

Anno II - Num. 10 - 24 febbraio 2014 Cultura e spettacolo

Scuola Teatro Istituto Don Bosco vince primo premio Festival Nazionale di Teatro Antico di Cesena

(All'interno intervista al preside dell’Istituto Don Bosco Ranchibile di Palermo prof. Nicola Filippone)

di Vilma Maria Costa
         

casa di alcesti don boscoPer la terza volta consecutiva la Scuola di Teatro dell’Istituto Don Bosco Ranchibile di Palermo si aggiudica il primo premio al Festival Nazionale di Teatro Antico di Cesena con la rappresentazione “Casa di Alcesti”, adattamento della celebre tragedia di Euripide con “La casa delle bambole” di Ibsen.
TrinacriaNews ha avuto il piacere di raggiungere il Preside dell’Istituto, prof. Nicola Filippone, per fa conoscere meglio questa realtà nata per gioco, ma che, grazie alla dedizione, passione e professionalità di docenti e studenti-attori, si sta affermando sempre di più nel panorama culturale regionale e sovra regionale. Ecco le domande che gli abbiamo rivolto.
FilipponeDa quando è attiva la scuola di Teatro dell’Istituto Don Bosco? Chi se ne occupa?
La scuola di Teatro è nata per gioco, il prof. Gianpaolo Bellanca, exallievo di San Cataldo, con alle spalle già un’esperienza di regista e di attore nell’oratorio del suo paese e nella facoltà di Architettura, nel 2006 propose ad un gruppo di docenti ed ex alunni del “Ranchibile” di mettere in scena “Dieci piccoli indiani”, di Agatha Christie. Lo spettacolo andò così bene che si pensò di creare un laboratorio teatrale nella scuola, secondo la migliore tradizione di Don Bosco; faccio presente che nelle case salesiane, in qualunque parte del mondo, ci sono tre elementi immancabili: la chiesa, il cortile ed il teatro. Grazie alla prof.ssa Myriam Leone, docente di latino e greco, si diede un taglio classico prediligendo il teatro antico. Nacquero così le Eumenidi (2008), le Baccanti (2009), Edipo, l’uomo (2010), Ecuba, la banalità del male (2011), L’opera di Antigone (2012), Casa di Alcesti (2013), in alcune rappresentazioni si è coniugato il testo classico con capolavori della letteratura contemporanea, ad esempio l’ “Alcesti” di Euripide con “Casa di bambola” di Ibsen. Dopo la prima, che ovviamente è sempre stata nel nostro teatro, i ragazzi si sono esibiti anche a Palazzolo Acreide e a Villa Sora, l’istituto salesiano di Frascati. Hanno inoltre partecipato a tre festival nazionali: quello di Gravina di Puglia, quello di Padova e quello di Cesena nel prestigioso Bonci, classificandosi in quest’ultimo sempre al primo posto. Lo scorso anno l’assessore comunale Giambrone ha consegnato ai ragazzi una medaglia del Comune di Palermo, per il notevole contributo culturale dato alla città. La vittoria di Cesena di quest’anno è la terza consecutiva ed ha avuto la seguente motivazione: “L’allestimento complessivo rivela una grande completezza negli apporti, tutti di alto livello, di ogni singola componente: il testo è frutto di una profonda rielaborazione drammaturgica di celebri opere, in realtà molto dissimili per epoca e scrittura; la regia integra bene i diversi contributi della scrittura in una unità coerente e stilisticamente omogenea; le coreografie e le musiche sono originali e molto curate; la recitazione è sorprendente per la sua qualità espressiva”.
Qual è l’impegno richiesto ai ragazzi e quali prerogative devono avere per farne parte?
Il ruolo dei ragazzi è fondamentale, sono loro l’anima di tutte le nostre iniziative, ma è noto a tutti quanto sia importante la figura dei formatori. In questo senso il lavoro dei colleghi è preziosissimo, Gianpaolo e Myriam hanno anche dato, e continuano a dare, una splendida testimonianza essendosi nel frattempo sposati e avendo avuto, proprio quest’anno, un bambino, che naturalmente è stato a Cesena con loro. Desidero sottolineare la loro competenza e professionalità, ma soprattutto la capacità di coinvolgere tanti giovani, alcuni dei quali con nessuna esperienza teatrale, e condurli a livelli così alti. Sappiamo bene quanta resistenza oppone oggi un ragazzo di fronte al lavoro duro e ai sacrifici, eppure la compagnia si mantiene compatta, affiatata e volitiva, io credo che il merito di ciò vada senza dubbio a loro due, che lo condividono con tanti altri collaboratori (insegnanti, genitori ed ex allievi), che si occupano delle musiche, del trucco, delle luci, della direzione di scena e dell’aiuto regia.
Gli attori sono tutti studenti del Don Bosco o è possibile far parte della scuola anche da esterno? Una volta che ne fanno parte la loro permanenza è legata al ciclo di studi presso l’Istituto o possono continuare anche dopo la fine del percorso scolastico?
Gli studenti sono allievi o exallievi, qualcuno proviene anche dall’oratorio, il clima familiare che si instaura fa sì che l’impegno continui anche dopo che si va via dal “Don Bosco”. Alcuni di loro si sono anche esibiti davanti al Presidente del Senato, una volta a Palazzo Madama e un’altra nella nostra scuola quando il Presidente ha voluto visitarla.
Cosa rappresenta per l’Istituto questo premio e cosa, secondo lei, ha determinato la sua vincita?
La scuola non può nascondere la soddisfazione dei successi conseguiti, ma la gratificazione più bella consiste nell’offerta formativa che essa, lo ripeto, nell’alveo tracciato da don Bosco, propone attraverso il teatro. In tempi di grande disagio e insoddisfazione giovanili, vedere dei volti compiaciuti e sereni, apprezzare talenti che possono esprimersi a più livelli, conferma la grande responsabilità degli educatori e lancia un inequivocabile messaggio di speranza.
Si sta già pensando a una prossima performance della scuola di teatro?
Adesso siamo alla vigilia dell’ultima fatica: “Orestea: Delitto e Castigo”, che andrà in scena il prossimo 10 maggio alle 18, nel teatro Ranchibile, con repliche il 16 e il 18 maggio.

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