Periodico registrato presso il Tribunale di Palermo al n.6 del 04 aprile 2012

Anno XI - Num. 52 - 24 aprile 2023

Anno IV - Num. 25 - 05 dicembre 2016 Cultura e spettacolo

Palermo città fluida e ri-ciclica? Ce ne parla il prof. Maurizio Carta presidente Scuola Politecnica UNIPA

Carta:” Una città intelligente capace di ridisegnare il modo con cui ci muoviamo, di ritessere rapporti creativi con l’ambiente e il paesaggio e di alimentare la produzione di culture insediative urbane”

di Vilma Maria Costa
         

carta URL IMMAGINE SOCIALAbbiamo rivolto alcune domande al prof. Maurizio Carta, presidente Scuola Politecnica dell’Università degli Studi di Palermo che riguardano il miglioramento e l’adattamento di una città metropolitana come Palermo nei confronti di una società moderna in continua evoluzione; una città che ha la necessità di aprirsi ai cittadini e di risolvere le sue esigenze abitative e le sue dinamiche vitali e aggregative.

INTERVISTA:

1   Prof. Carta cos’è il Re-cyclical Urbanism? E’ applicabile a una città come Palermo?

Il Re-cyclical Urbanism è una urbanistica basata sul riciclo di aree, infrastrutture e paesaggi e guidata da processi circolari adattivi e incrementali e che funga da critica e antidoto ai modelli urbanistici del recente passato. Serve un nuovo approccio urbanistico che sappia rispondere alla metamorfosi del tradizionale modello europeo di città basate sulla densità, sulla mono-centralità e sull’identità rigida della forma urbana verso forme dell’abitare e del lavorare in ambienti più rur-urbani che urbani, più vegetali che lapidei, più reticolari che confinati, più produttivi che consumatori. Il Re-cyclical Urbanism lavora quindi non solo sulle potenzialità materiali (aree, cubature, infrastrutture, paesaggi), ma anche su quelle legate alle memorie e alle identità contenute nelle aree da reimmettere in circolo. E’ da queste aree che le città del XXI secolo dovranno produrre nuova intelligenza urbana, a partire dalla riscrittura di “righe di codice” dismesse (le funzioni), dalla riattivazione di “banchi di memoria” non utilizzati (le aree), dal recupero di “routine” urbane ancora efficienti (le infrastrutture). Tutti materiali urbani ancora con tracce di vitalità, che già oggi in molte pratiche si offrono come risorse per la progettazione ecologica e l’agricoltura urbana, come infrastrutture per la mobilità sostenibile e la produzione auto-sufficiente, come impegni per il crowdsourcing e come luoghi per la condivisione e l’innovazione sociale.

Rendere la città re-ciclica significa quindi abbandonare la tradizionale logica lineare erosiva per adottare un nuovo “sistema operativo dello sviluppo” – non più chiuso e predefinito ma opensource – che non solo si arricchisce del contributo dei diversi utenti, ma che impara dall’esperienza, adattandosi ai contesti spaziali, sociali e economici invece che irrigidirli entro standard e norme predefinite. Un sistema operativo – una intelligenza urbanistica – capace di generare una città più sostenibile, più responsabile ma anche più creativa, capace di ripensare modelli di comunità urbana per reinventare le forme dell’insediamento, a partire dalla ri-attivazione dei capitali urbani in dismissione, in mutamento, in crisi. Una città intelligente capace di ridisegnare il modo con cui ci muoviamo, di ritessere rapporti creativi con l’ambiente e il paesaggio e di alimentare la produzione di culture insediative urbane, in grado di riattivare gli organi vitali della città e i suoi cicli di vita, ma anche di reagire agli scenari di declino.

A Palermo stiamo applicando il Re-cyclical Urbanism da qualche anno con esprimenti a partire dalla Costa Sud e dalla rigenerazione delle aree dismesse. Anche il nuovo piano strategico e il nuovo piano regolatore generale sono improntati ai principi del riciclo e della resilienza.

2   Come migliorare una città metropolitana? E in particolare, come applicare e con quali strumenti tali migliorie a Palermo?

Gli scenari di competitività economica, sostenibilità ecologica, creatività culturale e coesione sociale che si prospettano davanti alle nuove Città metropolitane richiedono la consapevolezza della necessità di intraprendere politiche innovative contro la crisi e il declino attraverso l’innovazione dei processi decisionali, la valutazione permanente degli effetti, la concertazione delle scelte e la co-pianificazione delle azioni.

In questo contesto il Comune di Palermo nel 2015, prima ancora della istituzione della città metropolitana, ha scelto con chiarezza di non limitarsi a essere fornitore di servizi alla cittadinanza e alle imprese in un’ottica di area vasta, sottraendosi dal riprodurre modelli gravitazionali ormai obsoleti e superati nelle più mature esperienze europee. Ha scelto, invece, di agire da protagonista della transizione post-metropolitana delle città europee, agendo come soggetto attivo nella produzione della qualità ambientale e culturale, della coesione sociale e della integrazione etnica, della sostenibilità economica e dell’attrattività di risorse per il progetto complessivo di futuro.

L’esito è stato la decisione di agire entro uno scenario strategico non solo metropolitano (la cintura dei comuni o la ex provincia) ma per un’area vasta regionale che va da Cefalù a Marsala, per l’indirizzo dei processi di riqualificazione e sviluppo attraverso l’elaborazione del Piano Strategico per Palermo Capitale (redatto con la mia consulenza insieme a Stefano Stanghellini e Creta srl) con valore di orientamento, indirizzo e coerenza delle trasformazioni territoriali, nell’orizzonte del 2025, e dei futuri assetti della città e dei territori coinvolti attraverso accordi volontari. Il Piano Strategico, quindi, assegna dimensione spaziale e infrastrutturale alla “città-regione” della Sicilia occidentale di cui Palermo negli ultimi anni funge da catalizzatore del suo ruolo nel contesto Europeo e Mediterraneo, l’attivatore dei suoi fattori competitivi e il provider delle politiche sociali, economiche e culturali, nonché di quelle della mobilità.

3   Quali esempi di città metropolitana vivibile sarebbe necessario seguire? Lei pensa che, comunque, in un luogo come il capoluogo siciliano, dove l’edilizia ha chiuso spazi indiscriminatamente e dove esistono forti contraddizioni tra periferie e centro si possa trovare il modo di renderla più aderente alle necessità del cittadino?

Una delle recenti esperienze più interessanti è quella di Barcelona che sta progettando il suo nuovo piano strategico a partire dal metabolismo umano e urbano della città, mettendo insieme creatività e innovazione, artigianato e produzione avanzata, mare e parchi. E con Barcelona stiamo portando avanti una collaborazione sui temi della Fab City, della città creativa e produttiva che è in grado di dare risposte più tempestive e solide alle esigenze dei cittadini, soprattutto a quelle della vita contemporanea e dei giovani, linfa vitale delle città.

4   Bauman parlava di società liquida, lei di Palermo città fluida, in cosa consiste questa visione di una città?

La liquidità è una delle categorie più potenti per interpretare la contemporaneità, simbolo di una rinnovata modalità di rapporto con il mondo, meno confliggente e più seducente. La liquidità è una modalità potente secondo Bauman, perché “i fluidi dall’incontro con i corpi solidi escono immutati, laddove questi ultimi, qualora restino tali e non si dissolvano, non sono più gli stessi, diventano umidi o bagnati”.

In questa potente contemporaneità liquida sono le città di mare le principali catalizzatrici di persone, attività ed economie. Capaci di intercettare e trasformare i flussi materiali e immateriali che attraversano i mari in un costante flusso di scambi. E la liquidità fornisce una importante chiave interpretativa per comprendere molti aspetti della città contemporanea, dinamica e innovativa nella sua fluida mutevolezza.

Le città sul mare sono le interfacce in cui la liquidità del mare penetra a fondo attraverso le porte accoglienti, e le città costiere che hanno avviato trasformazioni dei loro waterfront hanno prodotto importanti innovazioni urbane, hanno aperto nuove linee di ricerca, hanno vinto alcune sfide progettuali e hanno dimostrato le opportunità offerte dalla relazione tra l’identità storica e le tensioni di sviluppo.

I waterfront, infatti, sono per loro natura luoghi densi ed ibridi in cui risorse, opportunità, aspirazioni e ambizioni delle città si fanno visione, nuove relazioni e progetti. Sono aree della nuova concentrazione degli investimenti immobiliari e nodi delle reti logistiche di merci e persone, ma sono anche luoghi di scambio di culture, porte delle nuove capitali della cultura, piattaforme solidali di accoglienza.

E’ nelle città che va combattuta la sfida, in quelle città in cui la parte liquida deve riuscire a essere il catalizzatore della rinascita dell’intera città.

Palermo è la città in cui la separazione del sistema portuale ha scardinato le relazioni trasversali città-mare e che più di altre sta lavorando a riconnettere la città con il suo porto eponimo e con le sue borgate marinare tramite innesti, ammorsamenti e nuove interfacce, nuove cale, parchi archeologici a mare, ma anche piccole spiagge urbane recuperate da giovani e coraggiosi attivisti culturali.

5   Lei sta organizzando un Workshop Internazionale Hong Kong Palermo Fluid Cities. Ce ne può parlare? Perché questa relazione tra Palermo e Hong Kong?

Per comprendere la sfida progettuale delle città liquide il Dipartimento di Architettura dell’Università di Palermo e il Raffles Institute di Hong Kong hanno avviato una collaborazione scientifica e didattica per confrontare e progettare due città paradigmatiche del loro rapporto con il mare: Hong Kong e Palermo, città lontane, in emisferi planetari e culturali differenti, ma entrambe figlie di un rapporto quasi carnale con l’acqua. A Palermo e Hong Kong la città di pietra e la città d’acqua si intersecano, producono sinapsi feconde ma anche delicate criticità, in quell’area urbana d’interfaccia liquida che riversa il suo riverbero nell’intero contesto territoriale producendo opportunità di sviluppo e connettendo le coste ai sistemi produttivi interni.

Il workshop tra Palermo e Hong Kong si svolgerà da gennaio a marzo ed è una occasione per sperimentare una metodologia di lavoro di collaborative urban design, attraverso la composizione del gruppo lavoro transnazionale formato dagli studenti del corso di Design della Raffles University di Hong Kong e dai 40 selezionati attraverso una call rivolta a studenti e neo-laureati del Dipartimento di Architettura dell’Università di Palermo. I mentor, i tutor e gli studenti lavoreranno via skype e attraverso altre piattaforme on cloud dando vita a un clima di confronto e sperimentazione dinamico e creativo che coniughi modalità di lavoro più tradizionali con quelle offerte dall’utilizzo delle nuove tecnologie digitali.

In una sorta di piattaforma collaborativa i mentor e i tutor insieme ai partecipanti lavoreranno con un approccio opensource: occasioni di incontro, sperimentazione e scambio di materiali, idee e soluzioni progettuali e sopralluoghi vengono elaborate attraverso meeting virtuali, conference call e web streaming.

Il workshop intende generare una piccola comunità progettuale “intelligente” che sperimenti un approccio collaborativo che faccia convergere idee, intuizioni e proposte tra Palermo e Hong Kong verso il potenziamento creativo della loro liquidità.

Gli studenti svilupperanno un progetto itinerante sul tema del “Light-oriented Urban Design” tra Hong Kong e Palermo, due realtà lontane geograficamente ma con elementi in comune sul tema della comunicazione visiva e della visione urbanistica.

Palermo e lo scenario dei suoi mercati tradizionali, luci e suoni che raccontano la quotidianità. Hong Kong e la sua foresta di cemento che possiede una anima vibrante, luminosa assecondata dalla velocità e frenesia degli abitanti, dove ponti e scale mobili interagiscono con insegne luminose e frammenti di vita.

Gli esiti del Workshop saranno oggetto di un padiglione, progettato dagli studenti che diventerà una installazione itinerante per raccontare il progetto e la visione, per narrare del gemellaggio tra due città liquide, Palermo e Hong Kong.

 

 

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