Periodico registrato presso il Tribunale di Palermo al n.6 del 04 aprile 2012

Anno XI - Num. 52 - 24 aprile 2023

Anno III - Num. 19 - 11 ottobre 2015 Cultura e spettacolo

Interviste a Bruno Vespa per libro “Donne d’Italia” e a Ministro Pinotti su ISIS al tour “Panorama d’Italia”

di Maria Pia Iovino
         

vespa-pinotti-palermo URL IMMAGINE SOCIALSi è conclusa a Palermo la kermesse di informazione, cultura, spettacolo, gastronomia e intrattenimento che il magazine Panorama d’Italia ha avviato in primavera, con il suo tour nazionale partito da Napoli.

Dopo Napoli, infatti, Panorama d’Italia 2015 ha continuato il suo tour passando da Vicenza (15-18 aprile), a Pisa (6-9 maggio), a Varese (27-30 maggio), a Matera (17-20 giugno), a Trento (9-12 settembre), a Spoleto (30 settembre – 3 ottobre), a Modena (21-24 ottobre), a Bari (4-7 novembre) e Palermo (18-21 novembre).

Arrivata alla sua seconda edizione di Panorama d’Italia, il tour del settimanale Mondadori, da nord a sud delle 10 città, ha posto il focus sulle loro storie, i protagonisti, le eccellenze dispiegandosi lungo un asse di appuntamenti incrociati tra politica, società, economia, cultura e spettacolo. E ancora, tavole rotonde, convegni, incontri dedicati al mondo dell’università e delle start-up, all’arte, la gastronomia, la musica. L’ultima tappa, ha visto Palermo protagonista, con 4 giorni di eventi, registrando oltre le diecimila presenze e una risposta di successo su tutti i fronti.

Tra gli appuntamenti che si sono succeduti:l’incontro con Simonetta Agnello Hornby, Vittorio Sgarbi e la sua lectio magistralis alla scoperta dei segreti di Palermo; Start-up di 4 eccellenze aziendali siciliane e la richiesta di aiuto di altre imprese siciliane, che resistono in una in una terra ostile; ed ancora, lo spettacolo teatrale “Buttanissima Sicilia” tratto da un libro di Pietrangelo Buttafuoco; la cucina dello Chef Filippo La Mantia e per i giovanissimi, Lorenzo Fragola, Niccolò Agliardi e il Cast di Braccialetti Rossi. Un talk show di prestigio quello del 20 novembre a Palazzo Mazzarino – sede dell’Università Telematica di Pegaso – in cui Giorgio Mulè (direttore di Panorama) ha incontrato in un dibattito, due ospiti di eccezione, Bruno Vespa, autore del libro “Donne d’Italia” e Roberta Pinotti, Ministro de Difesa.

Il tour si è concluso il 21 novembre, sempre a Palazzo Mazzarino, con Valeria Marini, intervistata da Giorgio Mulè e dal direttore di Chi, Alfonso Signorini.

Per l’occasione, imponenti le misure di sicurezza adottate, come una fitta presenza di cittadini e di Alti rappresentanti delle Forze Armate e della Polizia di Stato, invitati per l’occasione.

A ridosso degli scenari post-attentato di Parigi e Mali, inevitabile il focus sulla presenza e l’impegno dell’Italia contro l’Isis, nelle sue declinazioni geografiche e gli impegni di Governo. Il Ministro ha così illustrato la mappa degli impegni per le prossime settimane. A proposito, la Pinotti ha dichiarato: Le geografie del terrore stanno creando dei legami tra loro, si tratti di Boko Haram, di tratti di Al Qaeda, che di Isis, con tanti collegamenti. In Mali, i francesi sono presenti in modo significativo, mentre la presenza italiana è ridotta ad alcuni Ufficiali, pochissimi militari italiani. All’osservazione di Bruno Vespa secondo cuiad una Ministra della Difesa interventista corrisponde un Presidente del Consiglio più cauto, la Pinotti ha risposto:La lettura è sbagliata, perché le posizioni le discutiamo sempre insieme. E’ certo che, il Ministro della Difesa quando parla, parla di truppe, di scenari strategici. E’ la funzione che porta a indurre l’idea che qualcuno sia più interventista e qualcuno sia più prudente. L’Italia comunque, fa molto ma, quasi di più perché il contingente più numeroso fra i Paesi europei è quello Italiano. Ma, questo è un pezzo del lavoro antiterrorismo. Noi siamo gli unici ad addestrare le forze somale in contrasto al terrorismo.Sul terrorismo, in base alle evoluzioni che ci saranno, vedremo le diverse necessità. Al momento siamo impegnati in diversi fronti. Vedremo come cambierà la situazione e come si evolverà il nostro ruolo. Adesso la posizione dell’Italia è quella di favorire un tavolo in cui devono sedersi sia Russia che Iran, come sta accadendo. Continuando la Ministra ha ricordato: Siamo gli unici ad addestrare in Somalia contro il terrorismo, facciamo formazione in Afghanistan, in Libano e in Kosovo. Non siamo presenti oggi in Siria ma in Iraq. Facciamo un lavoro di addestramento dei peshmerga e in Iraq finalmente, stanno conquistando città. I nostri militari mi hanno raccontato che nei giorni del Ramadan non potevano addestrare i curdi per motivi religiosi. Allora si sono presentati gli Hazidi, totalmente non attrezzati, scalzi, senza nulla, a chiedere addestramento. E poi hanno combattuto e vinto nella valle di Ninive”. : noi da subito abbiamo individuato l’Isis nemico dell’umanità intera, non soltanto dell’Occidente, o del nostro Paese, ma anche dei Paesi musulmani moderati. Quindi, da subito l’Italia è stata molto impegnata. In Parlamento si è deciso un aumento della coalizione dei nostri uomini in Iraq e un aumento del nostro contingente in Afghanistan, perché purtroppo, anche lì, la possibilità che Al Qaeda e Isis si avvicinino esiste”. Il Ministro Pinotti havoluto altresì evidenziare l’impegno dell’Italia in Libia, manifestandosi con la partecipazione a tre eventi nuovi “per comprendere quanto l’Italia sia un interlocutore importante” – ha aggiunto. Il primo: la missione europea Eunavfor a guida italiana ha già ricevuto l’approvazione da parte dell’Onu perché possa passare alla fase 2 e “tutte le parti libiche hanno riconosciuto utile questo lavoro. Spero si possa passare presto alla fase 3 ovvero all’intervento nelle acque libiche. La seconda: il generale Paolo Serra, è stato nominato consigliere generale del nuovo rappresentante speciale dell’Onu, Martin Kobler, per le questioni di sicurezza relative al dialogoin Libia”.
 La terza: Incontrerò il nuovo inviato dell’ONU, Martin Kobler, che so aver già espresso parere positivo sul lavoro fatto in precedenza in Libia da parte dell’Italia. La prospettiva di una stabilizzazione del Paese è legata a un accordo politico. Nessuna delle parti in conflitto accetterebbe un intervento dall’esterno, ma il ruolo dell’Italia è e resta decisivo.

A proposito del libro “Donne d’Italia”, di Bruno Vespa, la Ministra non ha lesinato riferimenti alla sua esperienza e la conquista di un Ministero (la Difesa) che, storicamente è stato appannaggio maschile, esaltando al contempo, la determinazione e la validità di tutte le donne impegnate nella carriera militare: “I comandanti mi dicono che, le donne sono straordinarie in tutte le loro funzioni. Sono entrate tardi in Italia. Passerà un bel po’ prima di avere una donna ai vertici ma, sono aperte a tutte le funzioni”.

Nello stesso volume l’autore ha citato anche la Pinotti.

Mulè, riesumando una dichiarazione della stessa, rilasciata all’autore che l’ha intervistata in cui dice: Faccio la Ministra della Difesa non della Guerra” – alla domanda, quanto sia attuale tale affermazione alla luce dei nuovi fatti accaduti, la Ministra si è ricondotta all’art. 11 della Costituzione, secondo cui: L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Ma, la Pinotti ha voluto chiosare che la citazione che molti fanno su questa norma è parziale“L’
articolo è uno e va letto per intero”.
Riferendosi al secondo comma dello stesso articolo 11, in base al quale – “l’Italia consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni” , la Pinotti ha ribadito che – l’uso della forza è normata dalla legittimità internazionale che in condizioni di rischio e pericolo, noi la possiamo utilizzare! Quindi, io penso che la Difesa si chiama così, non si chiama Guerra. Non si chiama più Ministero della Guerra, come in precedenza, non perché non ci siano più conflitti, ma perché questi nascevano su basi diverse. Oggi nasce, per difficoltà e pericolo e per riportare legalità e ordine.

A proposito del suo libro, Bruno Vespa lo ha presentato comeun racconto del potere femminile in Italia nell’arco di venti secoli. Un lasso di tempo imponente che va da una grande regina egizia come Cleopatra, la cui influenza fu decisiva nell’ultima fase della Repubblica romana, a Maria Elena Boschi, che riveste il ruolo femminile più rilevante nella storia politica italiana. Tra l’una e l’altra, lo stuolo di donne che hanno segnato la vita del nostro Paese (e non solo) nei settori più diversi.

Alla domanda di Mulè sulle cinque donne “fuori serie” che Vespa ha voluto porre sul podio del suo libro, ha menzionatoElisabetta d’Inghilterra, Angela Merkel, Hillary Clinton, Christine Lagarde e Madre Teresa di Calcutta che, se non sono nate in Italia, sono oggi di esempio e di stimolo per tante italiane”. Ma, l’autore, – forse per un senso di equità –  ha voluto riportare nel volume donne che potrebbero stupire per la poco nota grandezza, come Cornelia, madre dei Gracchi e di Matilde di Canossa.

TRINACRIANEWS.EU HA EFFETTUATO LE SEGUENTI INTERVISTE

– Giornalista BRUNO VESPA

D. Chi sono le donne d’Italia?vespa

R. Oltre Cleopatra e Maria Elena Boschi, anche le imprenditrici, le stiliste, le giornaliste, le politiche, e quelle che hanno avuto un’incidenza.

D. Siamo a ridosso della giornata internazionale della lotta alla violenza contro le donne (25 novembre). Sembra un paradosso che la donna sia esaltata nel suo libro e soppressa con i femminicidi. Il confine dove sta?

R. Nella mia trasmissione ho dedicato molto spazio ai delitti che hanno avuto come vittime le donne, con un crescendo impressionante. Ora non è possibile che in passato non fossero denunciati questi delitti o, comunque, non fossero sotto l’occhio dell’opinione pubblica, quanto adesso. E’ abbastanza impressionante quanto gli uomini riescano, per gelosia, ad uccidere. Quante storie, di ragazze vittime di stalking, per esempio, che verrebbero ammazzate, nonostante l’abbiano denunciato (lo stalker ndr). E’ veramente impressionante, davvero.

D. Lei cosa suggerirebbe alle donna di oggi rispetto alla debolezza dell’uomo?

R. Gli uomini sono più deboli delle donne. Infatti, nel mio libro si vede benissimo che le donne sono più determinate, sono più sicure di sé, sono più indipendenti. Questo, a molti uomini dà fastidio. E’ una strada senza ritorno. Le donne dovranno crescere sempre di più; dovranno diventare Presidente del Consiglio, dovranno diventare Presidente della Repubblica, dovranno dirigere gli Uffici maggiori. Questo è fatale. Questo succederà e spero succeda, anche presto.

D. E in un contesto maschilista in cui la donna stenta a decollare anche nel mondo lavorativo?

R. Ci sarà un momento di resistenza. Il mio libro è pieno di episodi di questo genere ma, anche di donne che hanno il loro successo.

– Ministro ROBERTA PINOTTI

PinottiD. A proposito di sicurezza, qualche testata giornalistica regionale ha scritto che, le città d’Italia più sicure sono quelle in cui c’è la mafia. Lei che ne pensa?

R. Mi sembra una definizione piuttosto paradossale da questo punto di vista. Non credo che l’illegalità e crimine possano dare sicurezza. Non l’avevo letta questa affermazione ma, certamente, è un’affermazione che, assolutamente non condivido.

D. Una maggiore destinazione di risorse per la difesa in un Paese in cui si arranca per le difficoltà di natura lavorativa, economica e sociale. Cosa potrebbe essere sacrificato in nome della sicurezza della Patria?

R. La contraddizione per cui si pensa che le spese per la difesa siano spese improduttive o che impoveriscono il Paese è un errore. In realtà, la difesa dà lavoro a moltissime persone. In realtà è lavoro, sviluppo. Ricerca e innovazione, senza la difesa non avrebbero prodotto l’alta tecnologia e la manifattura italiana per la quale, noi possiamo competere nel mondo. Quindi, una richiesta che noi abbiamo fatto, di cui finalmente, l’Europa incomincia a discutere, ma che l’Italia fa da tempo, sarebbe giusto che le risorse per la difesa e la sicurezza, in un momento come questo, quanto mai evidente, uscissero fuori dal patto di stabilità. In questo modo non graverebbero sul debito, non si porrebbe tutte le volte la domanda – ma mettiamo in contrapposizione le spese sulla sicurezza e le spese sulle altre necessità.

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