Periodico registrato presso il Tribunale di Palermo al n.6 del 04 aprile 2012

Anno XI - Num. 52 - 24 aprile 2023

Anno I - Num. 05 - 16 febbraio 2013 News dagli USA

Intervista a Joe Zarba, rinomato fotografo di New York

di Debra Santangelo read in english
         

Joe ZarbaJoe Zarba è uno stimato fotografo italo-americano che abita a Brooklyn, New York. Gentilmente ha accettato di condividere con i lettori di TrinacriaNews la storia delle sue affascinanti origini e le sue riflessioni sulla Sicilia.

Buongiorno, Joe. La prego, ci parli un po’ di lei e della nascita del suo interesse per la fotografia.

Prima di tutto, vorrei ringraziarvi per il privilegio di questa intervista.

Sono nato a Jersey City, New Jersey e ho trascorso un’infanzia molto felice a Union City, NJ.  La cosa più triste, quando avevo 13 anni, fu la morte di mio padre, che era cresciuto in Sicilia. Questo evento ha caratterizzato ed influenzato tutta la mia esistenza.

Ho trascorso la maggior parte della mia vita insegnando fotografia in una scuola media qui a Brooklyn, NY. Era qualcosa che avevo sempre desiderato fare, ma non avevo mai pensato di averne l’occasione. Così non ci pensai due volte e tutto successe in maniera inaspettata. A scuola c’erano due fotocamere e due ingranditori e nel corso di venti anni posso dire con orgoglio di avere sviluppato (nessun gioco di parole) un programma di tutto rispetto. Paradossalmente, non avevo mai toccato una fotocamera fino ai 26 anni, un po’ di tempo fa!

Sono completamente autodidatta, avendo avuto la prima fotocamera dal mio precedente suocero (del primo matrimonio). La fotocamera non aveva esposimetro, così annotavo ogni esposizione e le condizioni nelle quali avevo scattato la foto; fino a quando non compresi realmente la luce. Ho letto qualsiasi cosa e possiedo ancora il periodico più importante che mi ha insegnato tutto. Era il numero di un magazine chiamato “Modern Photography”, l’articolo era intitolato “Tutto ciò che bisogna sapere sulla fotografia 35mm”. Anche se siamo nell’era digitale, lo considero ancora un classico della fotografia di base. Mentre la tecnologia cambia, la scienza rimane la stessa. Un ringraziamento speciale va a Jim Marsh, che usò il mio seminterrato quando aveva bisogno di un posto per il suo ingranditore. È stato Jim che mi ha insegnato come stampare.

Adesso la mia fotografia è riservata alle immagini sulla Sicilia, molte delle quali si trovano sul mio blog siciliabedda-beddasicilia.blogspot.com.

Ho idee per un sacco di progetti, ma quattro nipoti riempiono felicemente la maggior parte della mia vita.

Un progetto particolare è quello di trovare, intervistare e fotografare le persone che sono nate in Sicilia, emigrate e poi tornate. Una storia in senso inverso, per così dire. Vedremo cosa accadrà, ma se qualcuno conosce persone di questa categoria, sarei molto contento di incontrarle.

Potrebbe spiegarci i suoi legami con la Sicilia?

>Bar Vitelli - LandscapeSono cresciuto nella cultura italiana. Mia madre è nata qui, nel New Jersey da genitori di Campobasso; mio padre è cresciuto con tre fratelli e due sorelle in Sicilia, prima che lui e due suoi fratelli emigrassero negli Stati Uniti separatamente. Ero abituato a guardarlo mentre scriveva ogni settimana le lettere da inviare a casa. Le telefonate erano fuori discussione.

Mia madre, che è venuta a mancare nel 2002, era meravigliosa, ma io sono stato sempre il cocco di papà. Mia madre imponeva la disciplina e lui mi proteggeva sempre! Quando è morto, si aprì una ferita nel mio cuore che, per lo più inconsciamente, ho portato con me fino al 1988, quando feci il mio primo viaggio in Sicilia con mia moglie Susan, alla quale devo riconoscere di essere stata la mia forza nel periodo in cui cercavo la famiglia di mio padre, dimostrandomi un affetto mai ricevuto.

Durante quel viaggio, ci capitò di andare a Nissora (EN), dove vivevano due zie e uno zio. Fortunatamente, stava con loro un ragazzo di Queens NY che tradusse per noi, dal momento che conoscevo solamente l’italo-americano, cioè una combinazione di parole italiane, reali o immaginate. Non ho mai conosciuto il motivo per cui questo ragazzo fosse lì o i suoi legami, ma questo fu l’inizio.

Circa 15 anni più tardi, mia moglie Susan si accorse che la maggior parte delle mie foto, scattate, sia qui che là, erano di uomini anziani. Affermò una cosa ovvia: “Joe, stai cercando tuo padre”. Dopo essere stato tre volte a Venezia per fotografare il Carnevale, disse: “è il momento che tu vada in Sicilia per trovare la tua famiglia”. L’evidenza di questa affermazione cambiò la mia vita. Andiamo avanti velocemente, credo fosse l’ottobre del 2003, quando scrissi un’e-mail al Comune di Leonforte, dove sapevo fosse mio cugino (le zie e lo zio erano ormai venuti a mancare). Ero quasi felice che non mi avessero risposto a causa delle mie incertezze sulla lingua e il pensiero di fargli credere io fossi un parente. Ad ogni modo, il febbraio successivo andai al Carnevale di Acireale “armato” con un album fotografico della nostra famiglia al completo, inclusa mia cugina Angela da bambina. Un venerdì pioveva a dirotto e tutti gli eventi della giornata furono cancellati. Dissi: “Ma che cavolo!” e decisi di andare a Leonforte, cercando di programmare i tempi di percorrenza con la mia auto, in modo che il Comune fosse chiuso per pranzo e forse anche per il weekend!  Bene, erano aperti! Feci un respiro profondo, entrai e mi presentai. Improvvisamente fui circondato e si scusarono per non avermi risposto. Si ricordarono della mail nel momento in cui mi ero presentato!

Chiacchierammo, presero di nuovo tutte le informazioni, mi promisero che avrebbero fatto una ricerca e che mi avrebbero fatto sapere. Essendo il paese in cui mio padre era cresciuto, non volevo andarmene. Così camminai un po’, cercando le persone anziane per chiedergli se conoscessero qualcuno di cognome Zarba, non sapendo che in Sicilia è pronunciato differentemente da Zarbà. Dopo qualche ora di “No, mi (o ci) dispiace”, decisi di tornare ad Acireale. Mentre stavo per scendere la collina, una piccola vecchia Fiat Cinquecento si mise di fronte a me e mi fece segno di scendere dalla macchina. L’uomo all’interno era lo stesso che avevo incontrato al Comune, Gianmaria. Mi porse un appunto con delle informazioni e mi disse “Torni al paese, vada al bar e chieda aiuto. QUESTO E’ UN SUO PARENTE!”. Con riluttanza, feci proprio in questo modo e un uomo nel primo bar in cui entrai CONOSCEVA mia cugina, così andammo a piedi a casa sua (che è la stessa in cui mio padre e i suoi fratelli vissero), suonammo il campanello e la donna e sua figlia aprirono.  Disse loro: “Quest’uomo viene da New York e DICE di essere un vostro parente”. Mostrai loro l’album e lei capì che era vero perché c’era lei, con sua madre e i suoi zii, oltre quelli che erano emigrati. La storia va avanti, ma sentii la ferita chiudersi definitivamente.

Come è stato alla fine visitare Leonforte, il paese così importante per la sua famiglia?

Una cosa è visitare il paese, ma può immaginare cosa significhi andare nella stessa casa in cui sono cresciuti tuo padre o tua madre? Ho ancora la pelle d’oca a pensarci! Certamente è stata restaurata, ma muoversi per i tre piani è un viaggio nella mente di mio padre e nella sua vita. Immagino le conversazioni che possa avere avuto con i suoi genitori, le sorelle ed i fratelli. Immagino come poteva essere cento anni fa, visto che era nato nel 1902. è una cosa così personale che descriverla mi porta via dalla reale esperienza.

Spesso lei condivide le sue bellissime foto della Sicilia sul blog. Come cerca di rappresentare l’isola attraverso le immagini?

Prima di tutto, grazie per il complimento. La Sicilia è uno stato d’animo. È, come ha detto una volta mia moglie Susan, “una festa per i sensi”. È un viaggio in un passato carico di difficoltà e dolore, tuttavia l’isola racconta di una bellezza eterna. I siciliani non sono come lo stereotipo presentato da Hollywood, ma sono sempre disponibili, gentili e cortesi. Così come tutti, sono il prodotto del passato collettivo e in quanto tali, ognuno di loro porta un po’ della storia di conquista che li ha preceduti, così come la voglia di vivere che è la ragione per cui esistono ancora oggi. Esiste una bellezza storica e senza tempo in ogni persona che ho incontrato. Quando sono lì e fotografo le persone, vado indietro nel tempo, come se ogni persona portasse in sé un po’ del passato collettivo siciliano. Bisogna solo conoscere un po’ di storia della Sicilia per vederlo.

Quali sono i tuoi posti preferiti da fotografare in Sicilia?

Sebbene siamo contenti di avere una casa nella costa orientale a Sant’Alessio, amo l’entroterra e la Sicilia occidentale. Questa parte, maggiormente rispetto a quella orientale, riflette il passato in modo più fisico e mi comunica qualcosa.

Nonostante mi renda conto che non si può vivere nel passato, c’è un’atemporalità in queste zone, che sta lentamente scomparendo nella parte orientale. Nonostante la Sicilia abbia bisogno di sviluppo, credo davvero che il profitto e l’avidità porteranno via la sua anima e tutti gli insegnamenti che la sua gloriosa storia ha da insegnarci.

Il mio primo amore è la gente, vedo qualcosa di unico in ogni siciliano.

Attualmente vive a Brooklyn, New York. Quali aspetti della cultura siciliana vede riflessi nella cultura della seconda e terza generazione di siciliani che vivono in America?

Purtroppo, sta svanendo. Bisogna trovare le famiglie della “vecchia scuola” per conservare i racconti, la storia ed il vero significato di quello che significa essere siciliano. Le famiglie semplicemente non hanno il tempo di stare insieme come ai “vecchi tempi”. Trovare un lavoro (se ci si riesce) può significare centinaia di chilometri di distanza. La mancanza di tempo libero ed il bombardamento dei media con occupazioni banali e senza senso certamente non favorisce il tramandarsi delle tradizioni di famiglia. L’enfasi sul lavoro che era un elemento caratteristico di tutte le famiglie immigrate, non solo siciliane, è stato sostituito dal mantra del fare soldi.

Malgrado gli ostacoli, ci sono gruppi qua e là che stanno nuotando contro corrente. Uno di questi è Arba Sicula, un’organizzazione fondata dal Dott. Gaetano Cipolla della St. John’s University per promuovere la lingua, la cultura e la storia della Sicilia.

Crescere in America ha avuto i suoi vantaggi, dovuti allora al fabbisogno dell’industria americana. Dall’altro lato, non è stato fatto niente per aiutarci a preservare la nostra storia gloriosa come popolo. Si, abbiamo lottato continuamente per conservare e mantenere viva la nostra cultura attraverso l’unità familiare, le cene, le feste, la chiesa, le associazioni sindacali, ecc.; ma il consumismo e il fatto che trascorriamo meno tempo insieme come famiglia stanno distruggendo lentamente il nostro passato collettivo.

A proposito, è raro che attualmente l’italiano venga proposto nelle scuole della città, non meno il siciliano. Portare via la lingua e la storia di un popolo non è molto lontano.

Cosa le piace di più della vita a Brooklyn?

Malgrado quello che ho detto, Brooklyn offre una ricchezza di informazioni e la vicinanza di tutte le culture, non solo siciliani o italiani. Più si è esposti alle altre culture più è facile comprendere che tutti abbiamo iniziato nello stesso posto e che condividiamo più cose di quanto non si pensi. Per esempio, nel fare alcune ricerche preliminari, ho scoperto, senza certezza assoluta, che la storia della mia famiglia ha origine nel Medio Oriente, l’Iran per l’esattezza. È l’esposizione alle culture del mondo che rende Brooklyn un posto progressista in cui vivere e far crescere una famiglia… o no.

Quali sono i suoi posti preferiti da fotografare a New York?

Sono talmente tanti che è difficile mettere a fuoco (qui si va di nuovo con i giochi di parole). Ovunque ci sia gente. Mi piace il Mermaid Festival a Coney Island, Brooklyn, una celebrazione del solstizio d’estate. Le persone si travestono da personaggi mitologici del mare e ognuno vuole essere fotografato. Ogni primo gennaio un gruppo di persone, tutte di estrazione Est europea, fanno notizia facendo un bagno a Coney Island. Mi piace anche sperimentare, ho una camera che fa solo foto in infrarossi. L’infrarosso è una parte dello spettro elettromagnetico che non possiamo vedere ma che esiste; le fotocamere possono essere appositamente adattate per catturare la sua luce invisibile all’occhio umano. È inquietante ed imprevedibile. In generale, se uno fa nel modo giusto, il cielo blu diventa nero e tutti gli esseri viventi, dal momento che emettono calore, producono immagini eteree con un aspetto luminoso.  Visitando il mio già citato blog è possibile averne un esempio. Mi piace! Potrei continuare a lungo. Mi metto in uno stato d’animo che spesso mi indica dove andare e cosa fotografare, ma non è mai in concorrenza con le mie immagini sulla Sicilia.

Lei avrà a breve una presentazione fotografica a Casa Belvedere a Staten Island. Gentilmente può raccontarci qualcosa di più sulla presentazione e cosa esporrà?

Bene, è un onore parlare in questo baluardo della cultura italiana proprio qui a NYC, più precisamente, a Staten Island. Ho già fatto una presentazione del mio lavoro sul Carnevale a Venezia e in Sicilia ad un gruppo di donne italo-americane a Bensonhurst, Brooklyn. Poco dopo, il mio nome è arrivato al direttore degli eventi di Casa Belvedere durante una conversazione con un altro amante appassionato della cultura italiana, Lou Barella. Per farla breve, il direttore ha saputo di me e mi ha contattato per fare una presentazione simile il 12 febbraio. Sono emozionato!

Non so quello che mi aspetta, ma voglio solo concludere ripetendo quello che disse Goethe una volta: “Non hai visto l’Italia se non vedi la Sicilia”.

Grazie per questo affascinante viaggio nella sua fotografia e nelle sue origini, Joe. Le auguro tanta fortuna per la sua presentazione e per tutti i prossimi progetti.

Una selezione delle fotografie siciliane di Joe Zarba è disponibile per l’acquisto all’indirizzo http://www.sicilianconnections.com/Art-Store_11457.html. E’ possibile seguire il suo blog all’indirizzo http://siciliabedda-beddasicilia.blogspot.co.uk/.

www.sicilianconnections.com
http://sicilianconnections.blogspot.co.uk/

Traduzione Viviana Villa

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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