Periodico registrato presso il Tribunale di Palermo al n.6 del 04 aprile 2012

Anno XI - Num. 53 - 02 ottobre 2023

Anno II - Num. 12 - 20 luglio 2014 Politica e società

Incontro-dibattito su opportunità e occasioni perdute in Sicilia. Interviste a segretari regionali CGIL, CISL e UIL

Interviste a segr.reg.li CGIL, CISL e UIL Pagliaro, Bernava e Barone

di Maria Pia Iovino
         

Co-politicsSi è svolta a Palermo, nella sede di Palazzo Branciforte, un interessante incontro-dibattito dal titolo Coopetition. La Sicilia tra due cicli di programmazione. La politica di coesione tra opportunità e occasioni perdute.”

L’ incontro di cui si tratta fa parte del ciclo di lezioni della XIII edizione dello Stage itinerante da Filaga a Palermo, un percorso di Alta formazione socio-politica rivolto a giovani aspiranti politici, inaugurata a Palermo il 31 agosto, nella sede di Palazzo Branciforte, organizzato dalla Libera Università della Politica (LUP) e sostenuto da Confindustria Sicilia, dall’Università degli Studi di Palermo e dal Distretto Rotary 2110 Sicilia-Malta.

Tale lezione ha visto come relatori, tra gli altri, i segretari regionali delle tre sigle sindacali, Michele Pagliaro (CGIL), Maurizio Bernava (CISL) e Claudio Barone (UIL), unitamente al presidente Confindustria Sicilia, Giovanni Catalano, il segretario generale UGL Sicilia, Giuseppe Monaco. L’evento è stato moderato dall’economista e membro CTS della LUP, Lelio Cusimano.

In una traccia del suo intervento, Giovanni Catalano ha dichiarato:La vicenda del click day, come cittadino l’ho trovato assolutamente vergognosa. Come Confindustria, proponiamo che le occasioni dei tirocini e degli stage in un’azienda privata sono assolutamente utili. Il Piano Giovani dovrebbe offrire questa opportunità. Per questo, con  le sigle sindacali qui presenti, avevamo condiviso quell’impostazione, perché siamo certi che da 10 esperienze lavorative, 2-3 lavori stabili nascono. Lo abbiamo sperimentato nel ’98 con buoni risultati. Da lì poi, la politica ne  ha fatto dei mostri che si chiamano Piani di Inserimento Professionale. Quello che noi suggeriamo alla politica è che consenta, in maniera trasparente, di fare questo tipo di esperienza, fatta sulla mia pelle, che quell’impresa che trova un giovane laureato, bravo, preparato, dopo il tirocinio se lo tiene.

TrinacriaNews.eu è stata all’evento ed ha realizzato le seguenti interviste ai segretari regionali delle OO.SS. confederali:

barone_pagliaro_bernava SEQUENZAMichele Pagliaro

D. Quali sono state, secondo lei, le occasioni perdute relative ai due ultimi cicli di programmazione?

R. Le occasioni perdute sono tante e stanno tutte nei numeri che hanno visto mancanza di un’idea compiuta e la mancanza di spesa. Io voglio ricordare che noi avevamo nel FESR circa 6, 5 miliardi di Euro che durante i sette anni e le due  rimodulazioni si sono ridotte a 4. mld e 359 mln. Di questa ultima cifra si è speso solo 1 mld e 639 milioni al 31 dicembre 2013. Ci sono oltre 2 mld che aspettano una certificazione.

D. Secondo lei, dove risiede il peccato originale di questa incapacità di spesa?

R. Noi abbiamo dati inconfutabili. C’è una politica che non ha un’idea compiuta su cosa è lo sviluppo in Sicilia e quali linee guida ben definite  circa le risorse da spendere. Il fatto è che non abbiamo un’unica Autorità di Gestione ma, abbiamo il Fondo Sociale Europeo (FSE), il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), il Piano di Sviluppo Rurale (PSR), mentre in altre regioni italiane, ad esempio la Puglia c’è un’unica Autorità di Gestione, con un’unica visione, che secondo me, contribuisce a snellire. Poi, l’incapacità di spesa è dovuta alla macchina amministrativa. Spesso i Dipartimenti Regionali  interessati non dialogano tra loro, non c’è un passaggio adeguato di informazioni tra i Dipartimenti degli stessi Assessorati, inoltre, una mancanza di interlocuzione veloce tra la Regione e gli Enti locali, perché c’è comunque un partenariato economico che deve comunque, convergere su un’idea, e dal quel momento gli effetti conseguenti, affinché l’iter burocratico sia veloce. Queste le cause che secondo me, hanno determinato un blocco, che non possiamo permetterci. Inoltre, quando si fa la rimodulazione, i famosi 2 miliardi e mezzo che abbiamo perso, non è detto che ritornano sempre nella disponibilità della Regione. Abbiamo assistito alla rimodulazione portata avanti dal Ministro Barca, per la quale, da un lato si è consentito che la Sicilia mantenesse gli obiettivi di spesa, riducendo la dotazione di spesa FESR, per facilitarne la spendibilità; questa è confluita nel Fondo di Coesione. In molti casi con i PAC, spesso si utilizzano le risorse per finanziare di tutto e di più, come è accaduto con le quote latte, o il taglio dell’ICI, ad opera dell’allora Governo Berlusconi. Ma, la cosa drammatica è che nell’ultima rimodulazione, una parte cospicua di queste risorse è servita a finanziare il Piano Giovani. Il Piano Giovani, a distanza di 2 anni e mezzo ancora non è speso. I giovani vanno via dalla Sicilia, non avendo un futuro, una speranza. E’ noto a tutti l’epilogo del Click Day e anche lì, noi registriamo delle anomalie , che dal nostro punto di vista, andrebbero corrette. La cosa che noi diciamo è che bisognerebbe evitare, quantomeno di commettere gli stessi errori. Noi abbiamo dinanzi una nuova programmazione 2014/2020 e qui, avremo la possibilità di programmare una spesa di circa 6, 5 mld, augurandomi che sia coerente con le linee guida dell’Unione Europea.

D. Il fatto che sia stato bocciato l’Accordo di Partenariato da parte dell’UE, come lo vede?

R. Anche questo, è indicativo di una incapacità che è figlia della nostra cultura. Infatti, si pensa che con i Fondi Europei si pensa di risolvere i problemi del nostro Paese. In realtà la filosofia dei Fondi Comunitari è una filosofia di sostegno per quegli ambiti deficitarii per l’economia di un Paese e nella sottoscrizione dell’Accordo tra il nostro Paese e l’UE, abbiamo presentato un progetto con almeno 450 azioni. Questo è un limite, perché queste azioni sono tante, eterogenee. Oggi invece, l’Ue ci chiede di promuovere una crescita intelligente (ricerca e innovazione), sostenibile (ambiente)e solidale (eliminazione povertà, istruzione e formazione). Saremo in grado di farcela?

Noi siamo nelle sedi di confronto e vogliamo sforzarci di dare una contributo che va in questa direzione, però non sempre quelle sedi sono sedi di ascolto rispondono ad una volontà politica di cogliere quello che il partenariato esprime,  essendo composto non solo dai sindacati dei lavoratori, ma è composto anche dal mondo produttivo. Non ascoltandolo, si compie un grosso errore perché, non considerando i bisogni del tessuto economico e sociale si elaborerà solo un piano virtuale che non risponde alle esigenze reali dell’economia.

Maurizio Bernava

D. Nel suo intervento, esponendo le occasioni perdute della Sicilia, ha evidenziato la condizione di cancro di gestione in cui si trova l’Isola. Cosa ci può dire, in particolare?

R. Era una provocazione, una metafora per far capire che c’è un problema culturale nella classe dirigente. La classe dirigente è quella che eleggiamo, che è anche quella che amministra, che dirige. Ancora si arriva a questa “cultura dello cambio”, cioè, i trasferimenti avvengono dall’alto,  pertanto, con il potere della politica un soggetto fa carriera, intercetta i finanziamenti e così li distribuisce ai clienti. Abbiamo questa cultura. Quindi, bassa competenza, bassa capacità e basso senso di responsabilità etico. E questo è un problema serio, che va al di là delle elezioni del governo di turno. E questo si ripercuote sui Fondi Europei, per i quali occorrono capacità progettuale, capacità procedurale, competenze, fare gruppo, staff, sintesi; cioè, capacità di fare rete che non c’è. Lì ci vuole molta trasparenza. Il fallimento dei Fondi Europei avviene perché si frammenta la spesa e si spera di soddisfare il cliente.

D. Le occasioni perdute, a proposito di interventi e obiettivi dei Fondi Comunitari quali sono?

R. A proposito della programmazione comunitaria,  a partire dalla prima in assoluto del 1994/1999, la Sicilia non ha avuto la consapevolezza di voler cogliere l’elemento chiave su due elementi. Il primo è la modernizzazione (includendo: la modernizzazione infrastrutturale e dei servizi, il sistema di funzionamento informatico, di gestione, di controllo e di verifica dell’amministrazione stessa); .la qualificazione, formazione e specializzazione dei dirigenti, dei burocrati, avremmo avuto risultati diversi. Consideriamo, che siamo la regione che, nel panorama europeo, usufruisce di più fondi comunitari, da anni. Eppure abbiamo perso l’occasione di puntare su questa modernizzazione.

Il secondo elemento e quindi, l’altra occasione perduta è stata quella secondo cui, avendo consapevolezza che l’emergenza principale era quella economica, dato che la Sicilia non cresce, si doveva puntare tutto su sull’investimento economico che fa l’investitore: l’impresa. Questi due assi non ci sono mai stati, abbiamo frammentato la spesa,  perso le occasioni. Quindi, di conseguenza siamo sempre lì, a litigare tra di noi ed incolparci nell’individuare  il responsabile. Questo emerge in maniera chiara in quanto, c’è la crisi internazionale del 2008. La Sicilia non ha mai irrobustito il suo sistema di impresa. Infatti, è molto fragile, di dimensione quasi familiare, non capace di competere, non già a livello internazionale, ma neanche a quello interregionale o regionale. Il sistema è sottodimensionato, sovra indebitato, le banche lo hanno condotto alla distruzione, inoltre, in questi anni non si è fatto un sistema di impresa. Il Governo non ha fatto orientamento per incentivare il sistema di impresa; ha fatto intermediazione della politica: “ti do questo finanziamento a condizione che tu mi dai uno scambio elettorale, tangenti e quant’altro”. Il risultato finale è  un’economia molto fragile

D. Cosa pensa del fatto che la programmazione Europea sia stata predisposta con dei paletti molto elevati, praticabili solo nel Nord Europa?

R. Certo, più sono avanzate le annualità, più si è manifestata la dispersione. L’Unione Europea si è voluta premunire ed ha posto più vincoli. Ma questi non sono serviti. Il problema comunque  è quello di attenersi agli obiettivi generali del FESR, FSE, Fondo di Coesione, quindi la crescita,  l’impresa, l’inclusione sociale. Il problema è che l’Unione europea ha stabilito gli obiettivi generali, gli assi.  Poi si lascia alle autonomie locali di definire gli stessi (in questo caso lo Stato, le Regioni di definire gli stessi. Quindi, l’errore è nel decentramento,  il titolo V della Costituzione. L’Italia non era preparata strutturalmente. La programmazione e la progettualità sono fallite. Non sono i parametri troppo alti, è la capacità periferica che è troppo bassa. Da qui, il sistema va in tilt, con il Governo Renzi che corre ai ripari, con il decreto sbocca Italia.

Claudio Barone

  1. A proposito delle opportunità sulla programmazione 2014/2020, cosa ci vuol dire su questo tema?

R. Abbiamo accennato alla possibilità di recuperare almeno uno dei rigassificatori. L’ipotesi è stata fatta ed è stata colta al volo. Sono circa 700 mln di Euro di investimento. Tra l’altro, c’è anche un fabbisogno energetico che è una criticità. In questo momento infatti, si profila tale criticità discendente dalla situazione in Ucraina, in Russia. Pertanto, avere una diversificazione di canali di approvvigionamento energetico è fondamentale per il Paese e quindi, i rigassificatori diventano sempre più fondamentali, da un punto di vista strategico.  Spostando il versante dell’attenzione sul l’aspetto culturale, c’è un  problema di rendersi concorrenziali rispetto alle offerte che derivano dai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, e di riflesso, è opportuno, nel settore turistico, promuovere la destagionalizzazione dell’offerta, a fronte di uno sfruttamento che avviene solo 3 mesi l’anno. Infine, per quanto riguarda l’agricoltura, abbiamo una filiera che penalizza i produttori, con dei rincari ch vanno dalla pianta fino al consumatore, con un aumento che non consente alla nostra agricoltura di rendersi competitiva.

D. Cosa può dirci in merito alle occasioni perdute, Piano Giovani compreso?

R. Si comincia male, nel senso che le vicende relative al Piano Giovani, sono emblematiche per il fatto che si rischia di perdere risorse che vengono dall’Unione Europea e possono essere delle occasioni perdute per i giovani. La capacità di spesa della Regione Siciliana, a proposito delle risorse europee è leggermente migliorata, però non riusciamo a capire se queste risorse possono essere finalizzate allo sviluppo o saranno, come in passato, disperse in mille rivoli. Questo è un banco di prova che chiediamo al Governo regionale di affrontare, perché altre risorse disponibili per creare occasioni di sviluppo non ce n’é.

D Un’opportunità derivante dal click day e annesso Piano giovani. La sua opinione in merito?

R. Il click day esprimeva una filosofia sbagliata. E’ diventata una gara di velocità non trasparente che ha creato i disagi e le polemiche che abbiamo visto. Io non voglio entrare nel merito. Dico soltanto che, nessuno è uscito bene da questa vicenda. Faccio notare che c’è il rischio che la fiducia dei giovani nella politica e nelle istituzioni crolli del tutto. Chiediamo al Governo regionale, prima di fare altri esperimenti, di concordare con le parti sociali, con il sindacato, con le associazioni datoriali, di definire delle modalità più trasparenti e più utili non soltanto ad utilizzare gli stage, ma soprattutto a creare occupazione aggiuntiva.

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