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Anno XI - Num. 53 - 02 ottobre 2023

Anno II - Num. 13 - 27 settembre 2014 Cultura e spettacolo

Incontriamo Francesco Piccolo che presenta a Palermo il libro “Il desiderio di essere come tutti”

(All'interno intervista allo scrittore e sceneggiatore Francesco Piccolo)

di Eloisa Zerilli
         

francesco piccolo al biondoPalermo – Nella suggestiva cornice del Teatro Biondo Stabile di Palermo, lo scrittore nonché sceneggiatore di numerose pellicole di successo Francesco Piccolo ha presentato il libro autobiografico “Il desiderio di essere come tutti”, vincitore del Premio Strega 2014. Ha condotto l’evento, realizzato in collaborazione con la libreria Modusvivendi, Eleonora Lombardo.

“Il desiderio di essere come tutti”, definito dalla critica come il romanzo della sinistra italiana e racconto di formazione individuale e collettiva, è un libro la cui trama si snoda attorno al filo conduttore della politica italiana. Il “tutti” scritto in rosso e posizionato al centro della copertina riprende il titolo dell’articolo dell’Unità in occasione dei funerali di Berlinguer; io tuttavia non ero presente in quell’occasione nonostante condividessi ne pienamente l’etica e ancora oggi mi chiedo se quel “tutti” raggruppava l’intero paese oppure soltanto i militanti di sinistra – ha asserito Francesco Piccolo in occasione della presentazione del libro a Palermo.

L’autore narra, dunque, di come la sua vita si sia intrecciata nel coinvolgimento in numerose vicende collettive con l’esplicito intento di mettere a fuoco un’autobiografia della vita individuale e collettiva, cerca di far comprendere come la propria generazione sia esistita nonostante si sia sentita debole e di transito e di mettere in evidenza come anche sui fatti passati si crei inevitabilmente una memoria collettiva.

L’esordio del libro è testimonianza di come, per lo scrittore, la consapevolezza di entrare a far parte del mondo inglobasse l’eventualità di dover morire insieme agli altri a causa del colera: «Sono nato in un giorno di inizio estate nel 1973, a nove anni. Fino a quel momento la mia vita, e tutti i fatti che accadevano nel mondo, erano due entità separate, che non potevano incontrarsi in nessun modo».

Nel corso della narrazione, si manifesta ben presto una seconda epifania che segna il momento in cui Francesco Piccolo diventa comunista: durante la partita di calcio del 1974, che vide scontrarsi Germania Est e Germania Ovest, un goal del 78esimo minuto segnò la mia esultanza e la ferma decisione di stare dalla parte dei più deboli. E dire che mio padre era un fascista, aveva a cuore il mito della Germania… – ha raccontato l’autore.

Mettendosi in gioco, Francesco Piccolo ha svelato al pubblico del Teatro Biondo Stabile come una sua caratteristica che da sempre lo avvicina alla sinistra sia la propensione alla sconfitta, trasformatasi successivamente in una vera e propria esigenza. Nella sinistra tuttavia – ha spiegato – si tratta di un fattore nato parallelamente alle idee di purezza e deresponsabilizzazione… Per dirla con le parole di Pasolini potremmo pensare a una superiorità antropologica che ha fatto in modo che si costruisse un paese nel paese.

La seconda parte del libro è interamente dedicata al tema della vita impura nonché al ventennio berlusconiano e la narrazione è sempre sapientemente intrecciata al racconto della biografia dell’autore. Tra i passi più esilaranti del racconto, è stato ricordato quello in cui si narra dell’arrivo di Berlusconi a Caserta durante un G7: proprio in quell’occasione, dinanzi alla Fontana di Diana e Atteone – monumento simbolo del mito del privato – il Cavaliere riesce a coniugare la vita pubblica con quella privata, creando quello che Francesco Piccolo ha definito cortocircuito folle.

È stato altresì trattato il tema della semplificazione, con riferimento alla Legge Severino (in base alla quale attualmente Berlusconi si trova ai servizi sociali a Cesano Boscone), considerata in maniera superficiale retroattiva dai non berlusconiani e irretroattiva da chi invece stava dalla parte del Cavaliere.

Tra gli altri temi de “Il desiderio di essere come tutti” sono stati ricordati il mito della minoranza, l’aspetto della co-responsabilità, la necessità di saper coniugare la felicità individuale e il bisogno di mantenere sempre una certa distanza e agire. Quando sono nato, la sinistra era progressista e collaborativa, ma con il mito della sconfitta si è ben presto trasformato in un’idea di diversità reazionaria – ha ricordato Piccolo.

La conclusione del romanzo costituisce un appello da parte dell’autore nei confronti degli italiani a non andar via dall’Italia. Dal mio punto di vista, vale a dire quello dello scrittore, andar via significa fuggire e rinunciare a raccontare il proprio paese – ha concluso l’autore.

In occasione dell’evento la redazione di TrinacriaNews.eu ha intervistato l’autore nonché sceneggiatore Francesco Piccolo. Ecco di seguito l’intervista:

Quali sono gli aspetti positivi e negativi di fare lo sceneggiatore? E quali quelli dello scrittore?

Dunque, non ci sono aspetti negativi… In realtà io pensavo ci fossero aspetti negativi perché quando mi hanno chiesto di scrivere per il cinema ho fatto molta resistenza pensando che la creatività fosse una cosa misurabile. Ad esempio mi veniva di pensare: «Ho un litro disponibile al giorno ma se verso da subito due bicchieri beh… Allora la creatività si disperde». E, invece, poi ho capito che sceneggiatura e scrittura sono due lavori creativi che stanno insieme benissimo. L’ho capito mettendomi all’opera anche se ero molto timoroso. Ho compreso che si tratta di due attività ben diverse tra loro e si coniugano perfettamente. Devo dire che, nel tempo, mi è sembrato di arrivare alla conclusione di amarle allo stesso modo ambedue. Non saprei davvero rinunciare a nessuna delle due a favore dell’altra. In qualche modo, l’idea di lavorare insieme ad altri empaticamente è un qualcosa di maggiormente problematico, ma anche un’attività più viva. In fondo, soffro di meno nelle reazioni a un libro che a un film perché credo di essere una persona che si sa prendere le proprie responsabilità da solo, di tutto ciò che faccio; mentre mi preoccupo di più dei lavori collettivi. Il cinema e la letteratura per me vogliono dire stare in compagnia (cinema) e stare da soli (letteratura). Questa insomma è la sostanza: sono due cose molto diverse e anzi convivono non solo bene nel tempo ma anche in un’intera giornata… Perché dal lavorare in tre a una sceneggiatura (costruendo i personaggi e il racconto) all’andare poi a scrivere qualcosa che sento esclusivamente mia e personale… Beh, sono due cose così lontane che alimentano l’energia e allontanano la stanchezza. Questi sono gli aspetti maggiormente positivi…

Quali sono i suoi prossimi progetti?

Dunque, nel cinema non si parla mai di progetti… Però posso dire che ho scritto dei film che sono stati girati e che devono uscire che sono il prossimo film di Nanni Moretti e il prossimo film di Francesca Archibugi… Escono ambedue all’inizio del 2015.

Poi sto cercando di scrivere un libro che tempo fa avevo iniziato a scrivere che è «Momenti di trascurabile infelicità» e non «Momenti di trascurabile felicità»… Lo scrivo da tanto tempo ma adesso penso di poterlo davvero portare a compimento.

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