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Anno XI - Num. 53 - 02 ottobre 2023

Anno II - Num. 10 - 24 febbraio 2014 Cultura e spettacolo

“Andrea oltre il pantalone rosa”: storia di una madre che lotta contro il bullismo

Dedica di Teresa Manes: “Ai miei figli, che il sacrificio dell’uno valga il riscatto dell’altro”

di Andrea Ferruggia
         

Andrea oltre il pantalone rosaPalermo – Venerdì 28 marzo alle ore 17:30 presso l’auditorium di Palazzo Branciforte, si è tenuta la presentazione del libro di Teresa Manes Andrea oltre il pantalone rosa, edito da Graus.

Il libro racconta l’esperienza toccante di Teresa, madre ferita nel profondo dalla tragica quanto prematura morte del figlio Andrea Spezzacatena, il quale vittima di malevoli e spregiudicate derisioni quotidiane, meno di un anno e mezzo fa decise di farla finita, legando una sciarpa attorno al proprio collo.

La giornalista Letizia Passarello, moderatrice dell’evento, ha voluto far risaltare il suo apprezzamento e desiderio di senso di emulazione nei confronti della scrittrice per il fatto che questa, malgrado il grande dolore subito per la tragica perdita del figlio Andrea, sia riuscita a descrivere la scena della morte e quella dell’incontro all’obitorio con i parenti con grande lucidità e distacco, come una vera cronista.

I coetanei che schernivano Andrea lo avevano etichettato col nome di ragazzo coi pantaloni rosa perché a loro appariva “diverso” e con latenze omosessuali per via delle sue unghie colorate e l’abbigliamento eccentrico.

Come si fa a dire con certezza a soli 15 anni che si è gay quando ancora nel periodo dell’adolescenza non si sono formati i caratteri, le tendenze sessuali, la personalità di un soggetto? – sostiene Corrada Valentina Di Rosa psicologa esperta di disagi giovanili.

È vero Andrea era diverso da tutti i suoi amici gregari omologati a un sistema falso e bugiardo che tende ad appiattire i singoli istinti creativi, estrosi o geniali , additando quanti di coloro si ribellano come soggetti pericolosi da evitare ad ogni costo.

Le parole del libro, ricche di spunti psicologici e morali, risultano simili ad un urlo di protesta e di accusa che scuote gli animi e le menti mirando pedagogicamente a far reagire, non solo le mamme come Teresa accomunate dal lutto dei figli, ma soprattutto le istituzioni, affinché siano sempre vigili nella lotta contro il fenomeno dilagante del bullismo omofobo.

Centrale, durante il dibattito, è stato il tema del cyber-bullismo, nuova violenta tendenza insieme al sexting di arrecare offese e volgari allusioni a coetanei e conoscenti nel mondo virtuale del web attraverso social network quali facebook e twitter. I bulli che usano internet sono nativi digitali che sfruttano con semplicità lo schermo dei propri pc e l’anonimato per mettere in atto abusi psicologici spesso veicolati da immagini e video amatoriali ma bullo è anche il solo, il ragazzo ricco di insicurezza e fragilità emotive vittima essa stessa della maschera che vuole indossare.

Di conseguenza non bisogna pensare che la nostra società generi mostri o assassini ancora imberbi quanto piuttosto disadattati che vogliono comunicare il loro disagio, è compito, pertanto, delle istituzioni socio-culturali come la famiglia, la scuola o la chiesa osservare con più attenzione gli atteggiamenti di adolescenti e pre-adolescenti per evitare che molti altri quindicenni come Andrea, spinti da inutili vergogne, possano compiere in futuro atti di suicidio.

Ai miei figli, che il sacrificio dell’uno valga il riscatto dell’altro, parole di dedica di Teresa Manes.

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